Prologo

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Ci tengo a precisare che questa è stata la mia prima storia, l'avevo iniziato quando ero alle prime armi quindi per favore capitemi se non è scritto bene. Sto continuando la storia perché non l'avevo ancora finita e quindi adesso scrivo il resto dei capitoli dal cap 8. Grazie e buona lettura. Fairy E



Le foglie secche e giallognole che stava calpestando Melody producevano un crocchio leggermente fastidioso. Il vento sferzava la chioma degli alberi che circondavano il perimetro della scuola e il freddo provocava a tutti i presenti fuori dal cancello un leggero brivido.
Era iniziata la scuola e Melody cominciava a fare la terza media. Quest'ultima si sentiva mortalmente assonnata e stanca: doveva ancora riabituarsi a svegliarsi presto. Con lo zainetto leggero come una piuma dietro alle spalle, fece un lungo respiro ed entrò nell'edificio scolastico dopo lungo tempo. Risentì di nuovo quell'aria familiare dove ci aveva passato per due anni di scuole medie, quell'odore di fresco misto al detersivo emesso dai banchi e dal pavimento, l'atmosfera di confusione. Lo ammise, le era mancato.
Fuori dalla scuola c'erano i novellini timidi di prima media che sembravano dispersi come delle pecorelle. Melody provò compassione per loro. Esattamente due anni fa era al loro posto; ricordava che anche lei si era sentita piccola e spaventata, non sapendo cosa aspettarsi in quel mondo del tutto nuovo.
Corse fra gli ampi corridoi e si guardò attorno. La scuola di per sé era molto grande e anche molto comune: le pareti erano completamente immacolate ed era formato da una serie di lunghe scale e corridoi. Si riusciva però ad intravedere qua e là delle scritte e delle parti di parete incrostate di vernice che sfortunatamente per la preside aumentavano nel corso degli anni.
Entrò nella sua classe. I suoi compagni alla sua entrata fecero dei cenni di saluti non molto entusiasti, a parte quello di una ragazza rossa che appena la vide gesticolò con le braccia, indicando un posto accanto a lei. Melody, sollevata di essere ancora accanto alla sua migliore amica Clara, la raggiunse in un battibaleno e si sedette.
"Com'è ritornare a scuola dopo tre mesi a poltrire?" chiese subito ironica Clara.
"Solo traumatico" rispose ridendo Melody. Era davvero contenta di aver rivisto dopo tanto tempo la sua amica, infatti l'ultima volta che si erano incontrate era stato un mese fa, prima del viaggio in America di Clara con i suoi.
Dopo tre minuti buoni, giunse finalmente l'insegnante. Appena iniziò la lezione Melody guardò fuori dalla finestra, sicura che si sarebbe sorbita un'altra lezione di ripasso. Anche se era la secchione della classe, della lezione le importava quanto agli altri.
Mentre in classe regnava la noia, fuori una pioggia di colori investiva il paesaggio. Le foglie degli alberi iniziavano a ingiallirsi, diventando di un rosso color mattone ad un marrone simile al terreno. Nel cielo limpido c'erano macchie di nuvole che si muovano pigre, spinte da un leggero vento autunnale di quel freddo martedì di settembre che aveva investito tutti. Da lontano piccole abitazioni si alzavano, sovrastando l'orizzonte, e nelle piccole strade davanti l'edificio scolastico una piccola folla si muoveva animatamente tra le bancarelle.
Treviso era una bella città e Melody viveva con sua zia Adriana in un piccolo appartamento vicino al Duomo, proprio al centro. Dei suoi genitori non se ne ricordava nulla né dei suoi primi cinque anni di vita; sua zia affermava che i suoi genitori fossero morti in un incidente. Stranamente però non c'erano foto di loro o oggetti personali, neanche uno, a parte il violino, un meraviglioso strumento ereditato da sua madre. Melody era una ragazza nella norma, abbastanza da essere considerata graziosa: alta, magrolina, dai capelli color castano e dagli occhi verdi smeraldi. Era molto intelligente e leggeva molto, una vera amante della conoscenza a differenza dei suoi coetanei, ma la sua vera passione era la musica. Suonava diversi strumenti, sopratutto il violino, e cantava molto spesso. Il suo sogno nel cassetto era sempre stato fare la cantate o la musicista o qualsiasi lavoro che implicasse utilizzare gli strumenti. Le piaceva ascoltare ogni sorta di musica che le capitasse, bastava che fosse musica.
Melody era immersa nei suoi pensieri per i primi lunghissimi cinque minuti della lezione ma si interruppe quando il professore comunicò a loro una notizia interessante.
"Oggi si trasferirà un ragazzo nuovo" fece con aria quasi solenne. Subito la classe si attivò e un via e vai di sussurri e bisbigli riempì la classe.
"Chissà se sarà carino, eh Mel?" le bisbigliò Clara con tono quasi malizioso.
"Non lo so Clara, lo sai benissimo che per me sono tutti uguali" scherzò Melody scuotendo la testa. Le due amiche, però, si allarmarono quando videro il professore diventare rosso dalla rabbia e gridare con tutte le sue forze. Sicuramente non era una persone molto paziente.
"Silenzio!" urlò il professore e sbatté un poderoso pugno sulla cattedra e subito calò un silenzio di tomba.
"Mhh...bene, adesso puoi entrare" mormorò e invitò il nuovo arrivato ad entrare. Nell'aula comparve un ragazzo alto quanto un sedicenne, vestito in modo un po' trasandato, con un corpo atletico e dai capelli biondi dorati. I lineamenti del suo viso e la sua faccia trasmettevano a Melody solo due cose: armoniosità e voglia di avventura, o anche, di cacciarsi nei guai. Ma quello che colpì soprattutto la ragazza furono gli occhi: di un blu profondo mai visto.
"Ragazzi, vi presento George" disse il professore e il nuovo compagno fece un cenno di saluto, accompagnato da un sorriso smagliante. Allo stesso tempo i suoi splendidi occhi diedero un breve sguardo alla classe e si fermarono nell'esatto momento in cui incontrarono gli occhi verdi di Melody.
Quest'ultima provò un senso di sgomento e di perplessità.
Il nuovo arrivato... la stava fissando?

Il potere della musica (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora