Capitolo 14

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L'aria di battaglia riempiva il posto. Liù di fretta cercò un rifugio in quel finimondo. Planava come un rapace, rapida e furtiva, e un attimo dopo era già in alto. Batteva a gran colpi le sue ali di cristallo bianche come la neve ed emanava qualcosa di freddo. Teneva strette le braccia di Geremia e George. Nella sua testa si domandava del perché li aveva salvati e tolti dal campo. Poteva benissimo lasciarli là e continuare il combattimento. E allora perché li aveva salvati? Era stato qualcosa dentro di lei che bruciava nello stesso istante  di quando Geremia veniva colpito. Era iniziata a preoccuparsi e ad avere un istinto protettivo verso di lui. E adesso eccola lì con Geremia e George che penzolavano dalle sue braccia. Per fortuna i soldati non aveva frecce. Era molto avvantaggiata. George stava ancora protestando mentre Geremia cercava di trattenere i gemiti di dolore. Dal braccio cadevano fiotti di sangue. Per un motivo misterioso Liù non voleva vederlo così. Voleva che sorridesse, che avesse il suo solito sguardo curioso, le andava bene anche lo sguardo di odio verso di lei. Ma vederlo soffrire no. Questo no.

Liù cercò disperatamente un rifugio e, come se avessero ascoltate le sue preghiere, scorse una grotta di una montagna nera pece. Sembrava ignorata la montagna come se ci fosse stato un confine che non permetteva di essere varcato.

-Liù, non possiamo andare lì. C'è una barriera che non ce lo permette- gridò George sotto di lei. Ma Liù non ci fece caso. Guardò di nuovo il viso contratto di Geremia. Doveva sbrigarsi. Fece un battito più forte e schizzò subito verso la grotta. Per un momento qualcosa la bloccò. Una specie di muro, fragile e allo stesso tempo invalicabile. Ma Liù continuò. Si allontanò un poco facendo la rincorsa e volò di nuovo verso il suo obiettivo. Incontrò la forza che non le permetteva di superare. Liù fece una altro sforzo e riuscì ad entrare. Trascinando i due ragazzi Liù si diresse verso il riparo. E si stupì di vedere una ragazza che conosceva bene che combatteva contro quattro soldati oscuri.

Aveva un talento per combattere. Lo aveva scoperto quello stesso giorno. Era riuscita a tenere testa a quattro soldati oscuri e per una ragazza che era contro la violenza e non sapeva neanche cosa fosse una spada non era male. Ma forse sarebbe riuscita sconfiggerli se avesse fatto un mese di allenamenti. Aveva meno forse dopo il combattimento contro Caius che si era rilevato il suo vero padre. Melody era ancora scioccata per la notizia ma il suo istinto di sopravvivenza era riuscita a sopraffarla. Però in quello scontro dubitava molto di uscirne viva. Quei soldati erano comparsi dal nulla dopo pochi minuti dalla scomparsa del padre. Melody, invece, voleva finirla lì e smettere quella guerra sanguinosa. Cercava di non pensare la vista dei morti trucidati dai soldati oscuri. Quest'ultimi semplicemente scomparivano dopo essere stati colpiti, come polvere al vento. Pozze di sangue bagnavano il terreno e l'odore di morte era sempre più forte. Lei li vedeva da poco lontano e non poteva soccorrerli per la barriera. Aveva maledetto più volte lo Stregone per aver preso suo padre e per aver causato tutto questo. Lo odiava e questo sentimento ardeva dentro di lei, vivo ed intenso. Era qualcosa che non aveva mai provato.

Voleva suonare ma quei soldati erano troppo veloci. Parò il colpo di due soldati mentre affondava con l'altra spada verso l'avversario di fianco. Aveva deciso di far comparire le sue due spade che aveva usato anche con Noah. Mezz'ora passava velocemente.

Melody fece un colpo netto verso la testa di uno e quello sparì. Ne rimanevano tre. Questi si fecero più feroci e attaccarono tutte insieme. Qualcuno la colpì alla gamba ma non era un ferita grave. Melody strinse i denti e diede un calcio. La spada di uno dei tre volò. Con un gran salto un ragazzo la prese al volo. Melody quasi non svenne. Non riusciva a crederci.

-Ciao Melody. Ti sono mancato?- disse George sempre col suo splendido sorriso. Melody arrossì un poco ma ricambiò il sorriso. Era felicissima.

I soldati però si ripresero velocemente. Uno andò a combattere contro George. Lui fece svolazzare per un po' la spada e quando il soldato cercò di pugnalarlo, lui lo deviò e sorrise di gusto. Adorava combattere.

-Allora, Melody. Che ne dici di farli fuori?-

-Con piacere- e gli occhi di Melody brillarono vividi.

Liù cercava in qualche modo di non peggiorare la ferita di George. Aveva strappato un pezzo di tunica a Geremia e aveva fasciato il braccio sanguinante. Zampillava di sangue e sembrava non fermarsi.

Di questo passo morirà dissanguato.

Ora non si domandava troppo. Lo faceva e basta. Cercò di cantare tutte le canzoni che conosceva. Geremia era in grembo a Liù e gemeva dal dolore.

-Che cavolo! Dannato questo posto che non ha piante!- urlò Liù. Era frustata e disperata.

-Tranquilla. Tutto andrà bene- sussurrò Geremia. Mise una mano sulla guancia di Liù. Lei iniziò a piangere.

-Cosa devo fare? Cosa?- Liù singhiozzò. Geremia prese qualche ciocca di capelli. Erano grigi. Fissò gli occhi di Liù che erano ridiventati scuri. Solo che erano piene di lacrime.

-Sei come prima- disse lui.

-Perché? Mi preferivi come prima?-

-No. In effetti adesso non fai paura. Sembravi un pupazzo di neve- a Liù scappò un sorriso. I suoi capelli si fecero più scuri.

-Non voglio... perderti ancora.- No, Liù non voleva. Era già successo una volta ed era stato terribile. Geremia fece un altro sorriso.

-Neanch'io- Liù pianse ancora mentre fuori la battaglia si faceva sempre più crudele. Intravide Melody e George che combattevano. oi riguardò Geremia.

-Non ti sembra familiare questa situazione?- disse lui. Liù lo fissò stupita.

-Guarda che me lo ricordo. Quando io e te ci siamo separati due anni fa. Sono riuscito a ricordare tutto- lui gli sorrise ancora. Liù voleva solo vedere quel sorriso e basta.

-Ti amo- gli sussurrò. Liù lo strinse sempre di più piangendo. I suoi capelli ritornarono al colore naturale e gli occhi diventarono neri come la notte. La ferita era troppo grande e perdeva sangue a vista d'occhio. A sua volta si sporcò anche lei di sangue. Ma non le importava. Continuò a piangere. Geremia si alzò. Liù lo guardò scioccata mentre la ferita si rimarginava rapidamente. Dopo un po' non c'era più traccia della ferita. Geremia fece un sorriso raggiante. Liù sorrise anche se era confusa.

-Ma... -

-Le tue lacrime- la interruppe Geremia.

-Le mie che?- era evidente che il sarcasmo di Liù era ritornato, pensò Geremia.

-Le tue lacrime. Sono curative- disse lui. Forse aveva ragione. Liù ricordava una lezione che diceva che tutto ciò che era delle fate poteva essere curativo o letale. Be' le lacrime erano curative. Liù lo abbracciò forte asciugando le lacrime. Doveva ricomporsi. Geremia la guardò divertito.

-Ti piaccio, eh?- Liù avvampò di colpo.

-No... aspetta... io- Geremia fulminino posò le sue labbra su quelle di Liù. Lei avvertì una scossa percorrerle tutto il corpo. Sentì le farfalle che battevano le ali nello stomaco. Il bacio durò due secondi proprio nello stesso momento in cui George e Melody entravano trionfanti. Liù diventò rossa. Fulminò Geremia che intanto si stava comportando come niente fosse.

Melody corse verso Liù che l'abbracciò calorosamente.

-Liù! Quanto mi sei mancata! Grazie per i confetti, sei grande! Oh, Liù? Stai bene?- chiese. Liù era calda ed era arrossita. Geroge e Melody guardarono prima Liù poi Geremia.

-Abbiamo interrotto qualcosa?- domandò George. Geremia fece spallucce e iniziò a cercare la sua pianola.

Il potere della musica (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora