Capitolo 13

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Melody sentì il fendente di Caius avvicinarsi a lei. Caius la colpì con rabbia. Melody schivò d'istinto e sentì la lama affilata sfiorarle il viso. Anche senza vedere sapeva già che si era fatta un altro graffio sul viso.

Congratulazioni Melody. Ti sei sfigurata il viso ben due volte.

Ma non era tempo per farsi bella. Mise il violino sull'aggancio del portatore e corse verso l'uscita.

Spada, spada, spada, spada, spada, spada. Ma quando arriva questa spada?!

Non dovette aspettare molto, infatti le comparve sulla sua mano l'elsa di una magnifica spada, molto leggera e tagliente. Perfetta per lei. Riuscì a bloccare in tempo il colpo di Caius che l'aveva raggiunta. Il colpo assordante del metallo ripiombò nella caverna facendo eco. Melody cercava di uscire ma Caius la spingeva verso la parete rocciosa. Era uno svantaggio che Caius fosse più alto di Melody di tre spanne buone. Caius sembrava sopraffarla ma Melody, di scatto, strisciò agile fuori dalla caverna facendo cadere Caius. Melody corse fuori con il sudore che gocciolava sulla fronte. Ma dentro di lei il suo sangue scorreva veloce, piena di adrenalina. Il violino era diventato più piccolo e l'archetto lo stesso. Era uno delle funzioni del portatore che aveva osservato Melody mentre aspettava nella caverna ed era molto utile se si doveva combattere. In verità lei non era una tipa violenta ma dallo scontro con Noah aveva scoperto un nuovo lato di lei. Caius si riprese velocemente e corse verso di lei. Alla luce debole del sole si vide molto più chiaramente l'aspetto fisico di Caius. Nella stanza buia di Melody non si era capito molto del viso di Caius, solo che aveva degli occhi spaventosi e un'altezza vertiginosa. Ma adesso Melody vedeva che il colore dei capelli di Caius, che erano più tendenti al castano ed erano leggermente mossi come quelli di Melody e anche i lineamenti. Il resto richiamava l'oscurità. Occhi neri pece e un ghigno malefico, in più con un'armatura nera molto più robusta di quella dell'esercito oscuro e la spada era di certo un'arma che infliggeva molti più ferite rispetto alla spada leggera di Melody. L'esercito non era molto lontano e avevano molto spazio, ma sembravano ignorare il combattimento tra una ragazzina e uno dei loro temibili capi. Tutti verso l'accampamento a spargere sangue e dolore. Per un attimo Melody restò a guardare i soldati neri con sguardo molto preoccupato. Caius ne aproffittò subito e cercò di colpirla sul cuore. Melody con riflesso pronto arrestò il colpo di nuovo anche se questa volta rischiava lei di cadere. Caius spinse ancora con più forza e lei sgusciò di nuovo di fianco. Melody si radrizzò e puntò la spada verso Caius. Lui la guardò con un ghigno in faccia.

-Muori- sibilò lui. Fece un altro affondo, sempre con più foga, e un altro. Melody li parò tutti anche se con fatica. Continuarono così per molti minuti. Lo stridere delle spade riempiva il silenzio del deserto insieme al marciare dei soldati oscuri. Melody stava dando segni di cedimento rispetto a Caius che restava indifferente. Caius diede un ultimo tiro e Melody cadde bruscamente per terra. Caius impugnò l'elsa per dare il colpo di grazia.

Non di nuovo.

Perché in quel posto no aveva niente di niente? C'era solo un po' di sabbia sotto di lei. Una brezza veloce le rinfrenscò la mente. Sabbia. Immediatamente prese della sabbia e la tirò a Caius proprio mentre lui stava per fare il colpo fatale. Lui si dinvincolò cercando di togliere la sabbia dagli occhi. Melody si alzò lasciando le spade e prese il suo violino. Suonò pezzi veloci e frettolosi. Era quello che aveva bisogno: fretta. Fretta di raggiungere il campo, fretta di ritornare dai suoi amici, fretta di vivere in pace. E nessuno doveva rovinare tutto e farla finita così. Dalle corde si formarono delle sfere blu. Ad ogni scatto dell'archetto la sfera partiva e colpiva Caius. Lui inevitabilmente veniva ferito e cercava in tutti i modi di togliere la sabbia. Melody continuava a tirare sfere finché poteva. Voleva farla finita, lì e subito. Caius diventò inspiegabilmente debole e i suoi occhi per un istante divennero verdi. Come quelli di Melody. Per un attimo pensò che forse non era giusto. Ma ribalenò il pensiero del suo sorriso malefico e tutto quello che aveva perduto. No, la pietà non poteva chiederla. Ma stranamente quell'uomo era così familiare e le assomigliava molto...

Non ora. Devi pensare a come farla finita.

Questa volta fece uno scatto più lungo facendo si che anche la sfera divenne più grande. Brillava di scariche ed onde musicali. Era la sua energia. Era la sua musica. La tirò e andò verso Caius. La polvere annebbiò per un attimo la vista di Melody. Poco dopo si abbassò e spalancò gli occhi. Caius era ancora là, tutto tremante. Il suo viso era cambiato. I lineamenti erano più aggraziati e gli occhi erano di nuovo verdi e non neri. Non sembrava la persona di un attimo fa, solo un comune uomo con un buon aspetto. Era difficile immaginare un ghigno così malefico su quella faccia. Caius mise la mano sulla fronte, come se fosse confuso o avesse un capo giro di testa. Melody, restando ferma, lo guardò con dubbio. Qualcosa dentro di lei diceva che le era familiare. Troppo. Caius volse lo sguardo su di lei come se si fosse dimenticato del combattimento di prima. Solo il marciare continuava a torturare l'udito di Melody. Lui per un attimo sbarrò gli occhi dallo stupore.

-Figlia mia...- sussurrò. Quelle parole fecero arrestare i battiti di Melody. Lui era suo padre che non vedeva da sette anni. Corse per abbracciarlo mentre qualche fulmine tuonava. Il padre diventò improvvisamente allarmato.

-Vattene! Non avvicinarti! Lo Stregone di ucciderà! Scappa!- e un fulmine sguarciò il cielo colpendo l'uomo. Melody venne scaraventata. Ritornò sull'esatto punto dove c'era suo padre. Il suo cuore si intinse di tristezza. Suo padre era sparito di nuovo.

L'aria era fredda come gli occhi glaciali di Liù. I suoi candidi capelli erano scompigliati dal vento gelido, ma non le importava. Aveva dovuto sigillare tutte le sue sensazioni per ottenere questa trasformazione. Ma di come ritornare come prima non lo sapeva. Ormai non provava niente. Dentro di lei c'era solo un oblio assoluto. Ecco la giusta parola: vuoto. Sentiva vuoto dappertutto, dalle emozioni che aveva provato e vissuto ai sentimenti profondi per un certo ragazzo. Vuoto, vuoto e vuoto: quello era il prezzo da pagare per il potere. Essere fate Senza Cuore era un processo molto difficile. Dovevi rinunciare ai tuoi sentimenti e accettare un cuore di ghiaccio. In cambio si aveva un Dono devastante e micidiale. Per questo l'aveva fatto. Se voleva aiutare doveva contribuire in qualche modo. E lei lo aveva fatto anche se con difficoltà. Le Fate Anziane però avevano sempre ammonito le fate di non fare questa trasformazione perché il rimedio per tornare come prima non c'era. O non si sapeva. Mentre svolazzava nel cielo di un azzurrino inverosimile esaminava il nemico. Un immenso esercito di soldati oscuri avanzava senza sosta e l'orrizonte era oscurato dalle loro armature. Non era un buon segno. L'esercito musicale era praticamente la metà: Musicisti, catapulte, cavalieri, fanti, soldati... e Geremia e George. Erano stati ricoperti da un'armatura leggera e da una maglia di cotta. Geremia aveva la sua pianola, stretta a lui mentre George sembrava teso. Forse per il distacco di Liù e Geremia lo rendeva preoccupato. Aveva al fianco una spada ma non voleva usarla anche se lo aveva desiderato un quarto d'ora fa.

Liù incrociò lo sguardo di Geremia. Lui volse subito lo sguardo da un'altra parte. Sembrava odiarla. Liù non sapeva perché era lì. Avrebbe potuto andarsene ma qualcosa le diceva di restare. Qualcosa attirò la sua attenzione. Senza nemmeno accorgersene la battaglia era iniziata. L'esercito musicale aveva abbassato la barriera e i soldati neri si facevano largo per uccidere più nemici possibili. I musicisti avevano alzato una muraglia provvisoria e da lassù lanciavano sfere e lampi. I soldati di Musa uscivano invece orgogliosi di essere dei combattenti. Anche Geremia e George si unirono nella mischia. Era ora. Liù planò come un'acquila verso i soldati neri. Con qualche parola, richiamò i suoi nuovi poteri. Un'energia pura si riempì nelle sue mani. Lei le lanciò colpendo una buona parte. Prese il suo flauto che era in una tasca e suonò qualcosa di veloce. Adesso poteva tirare sfere molto potenti, non quanto quelle di categoria S, ma devastanti lo stesso. Tanti tiravano frecce nella sua direzione ma lei le schivava come se fosse un giochetto da ragazzi e rispondeva con fiammate e blocchi di ghiaccio. Quello era il potere immenso di una fata Senza Cuore. Che non provavi pietà e che potevi uccidere come se fosse tra le cose più semplici. Non provava niente mentre alcuni soldati musicali venivano colpiti mortalmente. Stranamente George e Geremia rimasero vivi. Facevano lavoro di squadra e evitavano la morte per un pelo. Ma qualcosa successe. Un soldato nero colpì Geremia per la spalla. Subito il suo viso si contrasse dal dolore. Il soldato nero stava per colpire ancora. Liù si piombò verso il soldato all'istante. Lo aveva fatto. Non riusciva a capire perché.

"L'odio non porta da nessuna parte". L'odio no. Ma l'amore sì.

Il potere della musica (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora