The beginning

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Hermione Jean Granger si gettò sul divano, esausta dopo una giornata di lavoro.
Lo sguardo le cadde sull'orologio appeso alla parete adiacente, mentre si tirava su per scalciare via le fastidiose scarpe col tacco che era costretta ad indossare.
Rose e i ragazzi sarebbero dovuti essere già arrivati ad Hogwarts, e sperò che la figlia avrebbe pensato di mandarle un gufo il prima possibile.
Era sempre stata una madre apprensiva e il carattere ribelle della sua bambina la rendeva più ansiosa di quanto già non fosse, sebbene la ragazza avesse quasi 17 anni.
Un battito di ciglia e il volto sorridente di Ginny le comparve davanti, facendole mettere una mano sul cuore per lo spavento.
«So che casa tua possa sembrarti estremamente vuota al momento, ma questo non ti autorizza ad entrare in questo modo in casa» la rimproverò scherzosamente, facendola accomodare accanto a lei.
«Non so se sono più felice o dispiaciuta in questo momento...» fece la giovane Weasley.
Anche i gemelli erano partiti e, sebbene una parte di lei ne fosse completamente sollevata, non riusciva a credere di essere rimasta sola.
Aveva sempre concepito la sua famiglia come un modello: l'amore dei suoi genitori rafforzato anno dopo anno, una casa sempre piena di luce e gioia.
E sin da quando aveva 11 anni aveva sempre creduto che insieme ad Harry avrebbe costruito lo stesso. Eppure, dopo quasi quindici anni, il loro grande amore era distrutto.
Erano infatti passati due anni da quando avevano deciso di separarsi, andando contro tutto ciò che avevano sempre desiderato.
Hermione le passò delicatamente una mano sulla schiena, come a darle conforto.
Sapeva bene cosa si provasse ad essere da sola al mondo, senza una presenza fissa accanto a sé. Anche lei, mentre sua figlia si trovava ad Hogwarts, si sentiva  abbandonata e riusciva a trovare conforto solo nel suo lavoro.
«Perché non ricominci a lavorare? So che al San Mungo cercano un'infermiera» le propose.
La rossa annuì, prima che il camino fosse illuminato da una luce color smeraldo che avvisò le due di un imminente arrivo.
Ebbero a malapena il tempo di sistemarsi che Ron Weasley fece la sua comparsa, accompagnato da Dean Thomas.
«Ron, Dean... Come mai qui?» chiese Hermione, avvicinandosi per salutare entrambi.
«Ti chiediamo scusa per il disturbo Hermione... Ci sono delle novità dal Ministero e abbiamo pensato che avresti voluto apprenderle da noi prima di domani» rispose il moro, cercando di nascondere il suo imbarazzo.
Del resto, da Auror qual era, era stato addestrato per affrontare indicibili minacce, non la reazione di Hermione Jean Granger.
«Qualcosa di grave?» si intromise Ginny con fare preoccupato.
Era senz'altro strano che Kingsley mandasse due Auror ad avvisare la sua amica di semplici questioni burocratiche.
«No... È solo che...»
«Draco Malfoy è tornato» concluse Ron, cercando di cogliere anche il più piccolo movimento della sua migliore amica.
Anche gli occhi di Dean e Ginny slittarono verso la donna, in un mix di preoccupazione e comprensione.
Dal canto suo, la vista di Hermione sembrava essersi improvvisamente offuscata.
Non aveva notizie di Draco Malfoy da oltre sedici anni, e sperava di non averne mai.
Con che coraggio era tornato? Dopo quello che la sua famiglia aveva fatto? Dopo quello che lui aveva fatto?
«Capisco, quante probabilità ci sono che io possa incontrarlo?» chiese prontamente, cercando di reprimere tutte le emozioni.
Non doveva rivederla, né tantomeno scoprire di Rose.
«Relativamente poche, è in cerca di lavoro quindi potrebbe girovagare nei pressi del Ministero, ma nessuno è intenzionato ad assumerlo.» fece il giovane Weasley, tentando di rincuorarla.
Hermione era stato il grande amore della sua adolescenza e l'istinto di protezione nei suoi confronti gli faceva bramare di raggiungere quel furetto platinato e cruciarlo fino allo sfinimento.
Un silenzio pesante cadde nella stanza.
Un silenzio carico di sottintesi, di pensieri proibiti e ricordi passati.
«Ora dobbiamo tornare a lavoro...Hermione, Ginny... stasera siete entrambe attese a cena» disse Ron salutando le donne e prendendo Dean per un braccio al fine di smaterializzarsi.


La Sala Grande non era mai stata meno attenta alle parole della McGranitt come in quell'istante.
Bisbigli maligni e pettegolezzi curiosi volteggiavano nell'aria, intrecciandosi sul nome di uno dei nuovi arrivati ad Hogwarts.
Anche che Albus Severus Potter, figlio del Salvatore del Mondo Magico, fosse stato smistato nella casa di Salazar Serpeverde era passato in secondo piano.
Dal canto suo, Scorpius Malfoy cercava di fingere che quegli sguardi carichi d'odio non lo mettessero in soggezione.
Tu sei un Malfoy, nel bene e nel male. Non vergognartene mai, perché ciò che sei dipenderà solo dalle tue scelte, non dal giudizio degli altri.
Queste erano le parole che si ripeteva come un mantra. Le parole che Draco Malfoy gli aveva rivolto stringendolo forte a sé prima che salisse sul treno. Quelle che, durante il viaggio, aveva deliberatamente ignorato per paura di non essere accettato. Poco lontano vide la ragazza che era stata tanto gentile con lui, guardarlo esattamente come tutti gli altri. In un mix di incredulità e sgomento, sebbene intravedesse anche altre emozioni che non riusciva ad identificare.
«Ciao » lo salutò con fare nervoso Albus, notandolo in difficoltà.
«Hey, contento dello smistamento?»  chiese Scorpious.
«Diciamo che credevo sarei finito a Grifondoro, ma... almeno non dovrò reggere confronti con James per i prossimi anni»
Entrambi si rivolsero un sorriso malandrino, mettendo inizio a quella che sarebbe stata sicuramente una grande amicizia.


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