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29 aprile, 2016 alternativo

Erano all'incirca le tre del pomeriggio e, mentre Paul stava riposando, venne svegliato di soprassalto dal campanello che suonava incessantemente.
Si tirò a sedere sul letto, incrociando lentamente le gambe e stendendo le braccia in avanti, sentendo le ossa scricchiolare.
Si alzò quasi saltando, desideroso di vedere il volto che si celava dietro la porta di casa. Dirigendosi verso il corridoio per andare ad aprire, sperò che non si trattasse di uno dei suoi figli impazienti di conoscere il suo stato di salute giornaliero.
Una visione celestiale gli si presentò davanti nel momento in cui la porta cigolò nella sua direzione. Liesel stava in piedi sulla soglia, sorridente come sempre e pallida come un lenzuolo.
In quei giorni si erano visti numerose volte, continuando ad incontrarsi al parco, nonostante Paul ricordasse sempre alla ragazza quanto gli studi fossero importanti, aggiungendo inoltre che non doveva assolutamente saltare la scuola per incontrarsi con lui.
Oltretutto, non riusciva a comprendere come una tredicenne potesse essere interessata a passare del tempo con una persona anziana al posto di correre dietro a qualche ragazzo della sua età.
Eppure, Liesel sembrava raggiante ogni singola volta che l'incontrava. Paul la tratta come un'adulta e lei sembrava sentirsi assolutamente a suo agio nonostante la notevole differenza d'età.
Negli ultimi giorni Paul aveva notato un grosso peggioramento nella salute di Liesel. Il suo peso corporeo era calato drasticamente e appariva sempre più spenta. Le capitava spesso di perdere il filo del discorso, cosa che l'irritava moltissimo. Aveva scatti d'ira molto frequenti, tanto che Paul era arrivato a pensare che la giovane dovesse avere seri problemi psicologici oltre che salutari.
In tutto il periodo della loro frequentazione Liesel non aveva mai detto con precisione di cosa soffrisse, nonostante Paul fosse convinto si trattasse di un disturbo alimentare.
Ogni volta che le offriva da mangiare lei declinava l'invito sostenendo di non avere fame, per questo l'anziano si domandava se i genitori della ragazza fossero realmente al corrente del problema di Liesel.
Quest'ultima sosteneva che sua madre passasse la maggior parte del tempo con la testa fra le nuvole. Oltre ad essere molto distratta, era chiaramente preoccupata per la salute della figlia, limitandosi però a consigliarle di restare a casa a riposarsi mentre lei usciva con il nuovo fidanzato conosciuto in seguito al divorzio dal padre di Liesel. Occasione che ovviamente la ragazza coglieva al volo, approfittandone per andare a trovare Paul, nonostante egli non comprendesse affatto la natura del suo gesto.
Tormentato dai subbi, decise di risolvere le sue preoccupazioni semplicemente ammettendo che Liesel non era una ragazza come le altre. Estremamente precoce,amava passare del tempo con gli adulti piuttosto che con i giovani.
Paul si fece da parte per far entrare la ragazza, che quel giorno portava un cerchietto rosso che le tirava indietro i capelli facendo risaltare il viso ossuto e un vestito nero lungo fin sotto alle caviglie.
Liesel sorrise e lo salutò, stringendo tra le mani un pacchetto che si apprestò a mostrare a Paul una volta entrata.
«Cos'è?» domandò lui, osservandolo incuriosito.
«Un regalo per te, aprilo.» rispose questa, come fosse un ordine.
Paul staccò la coccarda sfilando il nastro giallo che avvolgeva il pacco e tolse la carta. Alla vista dell'oggetto fra le sue mani, sorrise sorpreso.
«È la prima edizione di Gente di Dublino,quella originale! Come sei riuscita a trovarla?»
«L'ho ordinata su internet, il giorno stesso in cui me ne hai parlato. Nelle librerie del paese è praticamente impossibile trovarla.»
Paul sfogliò le pagine del libro, lasciandosi travolgere dall'odore della carta antica e consumata.
«Deve esserti costato un occhio.»
«Non preoccuparti di questo, volevo farti un regalo.»
Paul si avvicinò alla ragazza e la strinse tra le braccia ossute, mentre Liesel ricambiava incrociando le mani sulla schiena dell'anziano. Rimasero fermi per una manciata di secondi, durante i quali Paul sentì la ragazza fremere per la gioia.
Terminato l'abbraccio, Paul invitò Liesel ad accomodarsi nel salotto. Subito a sinistra dell'entrata c'era la cucina, piuttosto piccola, con le pareti rivestite di mattonelle colorate. Sulla destra, invece, c'era l'ampio soggiorno con due divani, un televisore datato e librerie che circondavano tutta la stanza. In fondo all'appartamento c'erano solo un bagno e due piccole stanze da letto, una delle quali in passato era appartenuta prima alla madre di Paul,successivamente ai tre figli avuti con la moglie.
La giovane si sedette sulla poltrona, incrociando le mani e continuando a guardarsi intorno.
«Sei sposato, Paul?»
L'anziano esitò un istante prima di rispondere, lasciando che il volto fresco della moglie si accendesse nei suoi ricordi.
«Lo ero, mia moglie è deceduta molti anni fa, di leucemia.»
Lei annuì, pensierosa. Un'espressione di dolore le si dipinse in volto.
«Mi dispiace, devi aver sofferto molto.»
«Quei giorni sono passati, ragazza mia.»
Anche Paul si sedette accanto a lei, osservandola. Per giorni si era domandato cosa passasse per la testa di una ragazza così particolare, incredibilmente gentile, con un carattere infantile e maturo al medesimo tempo.
Gli occhi di Liesel brillavano di gioia ogni volta che l'anziano la guardava,ogni volta che le rivolgeva un sorriso o semplicemente la parola. D'altro canto, Paul si rasserenava semplicemente stando ad osservarla.
Indirizzare i suoi sentimenti sembrava impossibile. Non sapeva se considerarla una figlia, una nipote, una ragazza gentile con cui passare il tempo che solitamente avrebbe impiegato leggendo, passeggiando in solitudine, oppure in balia dei suoi figli.
Per qualche secondo le balenò in testa l'idea di poterla apprezzare perfino come ipotetica compagna. Si affrettò a rimuovere certi pensieri dalla mente,rendendosi conto di quanto fossero meschini e perversi.
Nonostante quel desiderio non smise mai realmente di bruciargli nel petto.
«A cosa pensi, Paul?» iniziò Liesel, dopo alcuni minuti di silenzio.
«Penso che tu sia davvero gentile a voler passare del tempo con me. Sono una persona molto sola, come sai.»
«Non lo faccio per essere gentile, ma perché ne ho voglia. Tutto quello che faccio, Paul, lo faccio perché voglio farlo.»
Si avvicinò a lui, stendendo la testa sulle sue ginocchia per guardarlo negli occhi. Egli non smise un secondo di sostenere lo sguardo, fissando negli occhi quell'angelo che l'aveva scelto, per motivi sconosciuti, come compagno di conversazione.
Quel giorno non parlarono di cinema, di libri o di altri argomenti frivoli. Liesel iniziò a raccontargli la sua infanzia, del divorzio dei genitori e della mancanza di affetto da parte della madre, la quale sembrava essere convinta del fatto che l'unico modo per aiutare la figlia fosse assicurarsi che mangiasse e dunque lasciarle la cena per poi uscire a divertirsi.
Naturalmente Liesel, avendo vissuto solo tredici anni di vita, sapeva di non avere grandi storie da raccontare. Descrisse la sua infanzia in maniera asciutta e concisa, quasi come se non desiderasse altro che ascoltare le narrazioni di Paul.
Una volta terminato, toccò a lui tracciare una linea concreta del suo passato.
Parlò della fuga del padre, una volta scoperto che la moglie soffriva di bipolarismo. Non riuscendo a reggere le sue crisi ed i suoi scatti d'ira aveva dunque deciso di andarsene di casa, lasciando Paul da solo in balia di una donna ingestibile e completamente incapace di crescere un bambino in un ambiente stabile.
Parlò di come fosse difficile, per un ragazzo, occuparsi di una madre che tentava in ogni modo di conciliare la sua malattia con la passione sfrenata perla politica. Faceva parte di un'associazione femminista che lottava per i diritti e la libertà delle donne ed ogni sera tardava alle riunioni in cui bisognava decidere il nuovo slogan per le loro campagne pubblicitarie.
Parlò dell'amicizia con Eddie, degli anni trascorsi assieme e del loro successivo allontanamento. Le raccontò dell'incontro con Dora, giovane molto graziosa, che successivamente sposò. Parlò della nascita dei suoi tre figli,della loro crescita e del momento in cui avevano abbandonando il nido familiare,lasciandolo solo con la moglie che aveva iniziato ad ammalarsi. Ella morì una sera d'inverno, tra le sue braccia, molti anni prima.
Liesel lo ascoltata affascinata, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri. Piansero, risero insieme di alcuni avvenimenti buffi e alla fine si salutarono.
Paul accompagnò la ragazza alla porta di casa, abbracciandola calorosamente e ringraziandola ancora dei momenti trascorsi assieme. Aveva smesso di chiedersi il motivo delle visite della ragazza, aveva smesso di domandarsi il senso di quelle parole, dette ad una ragazza che conosceva appena.
Si sentiva ogni giorno sempre più vivo, a suo agio con il mondo esterno.
Era troppo tempo che non provava sensazioni del genere e aveva intenzione di mantenere quello stato d'animo fino al momento in cui Liesel non sarebbe più stata in grado di reggersi sulle gambe.
Non poteva averne la certezza, ma sentiva dentro di sé che quel disgraziato giorno era sempre più vicino. 

Lolita non l'ha mai fattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora