13 aprile, 1959 autentico
Liesel stava stesa sul pavimento e non riusciva a smettere di tremare.
Quella mattina, sentendosi meglio, aveva deciso di andare a far visita a Paul, trovando invece sua madre stesa sul divano intenta a piangere.
Aveva quasi del tutto rimosso quel che la donna le aveva raccontato, il suo subconscio tentava in tutti i modi di proteggerla da un trauma troppo grande da sopportare.
A stento riusciva a comprendere il motivo delle sue lacrime, dei suoi brividi.
Il bosco la isolava completamente dal resto del mondo. Non voleva uscirne, desiderava restare incastrata e nascosta in quell'oasi per sempre. Sapeva che, una volta varcati i cancelli del paese, avrebbe dovuto affrontare la dura realtà dei fatti.
Avrebbe dovuto accettare la morte di Paul, e non poteva farlo.
Le ultime parole che il ragazzo le aveva detto continuavano ad echeggiare nella sua testa. Si era preoccupato per lei, dicendole di starsene a casa per riguardarsi.
Sentiva la sua mancanza.
I dolori al corpo continuavano a peggiorare, aggiunti alla necessità di gestire l'enorme sofferenza che in quel momento stava provando.
Portando una mano allo stomaco, riusciva quasi a percepire il medesimo male che aveva assalito Paul in seguito allo sparo. Poteva a sentire il sangue sgorgare dalla ferita, concentrandosi nella parte sinistra del corpo, sul cuore.
Gli occhi bagnati dalle lacrime iniziavano a bruciarle. Si decise ad alzarsi dal pavimento e ad uscire da quel luogo quanto più in fretta possibile.
Paul non avrebbe mai voluto che Liesel facesse quella fine. Doveva reagire, vederlo per l'ultima volta.
Anche se dentro una bara.
L'atmosfera di lutto iniziò subito a farsi sentire. Molti per le strade piangevano, altri parlavano a bassa voce, nominando in continuazione il ragazzo.
Nessuno faceva caso a lei. Al suo viso arrossato, ai suoi abiti malandati e ai suoi capelli in disordine.
Le persone iniziano a notare i problemi altrui solo quando non hanno nulla di più interessante a cui pensare.
La ragazza si diresse adagio verso il cimitero, dove un gruppo di persone stavano circondando la grossa bara di legno.
C'erano molti fiori, di tutti i tipi. Rose, tulipani, margherite.
Nessuna traccia del fiore preferito di Paul, la mimosa.
Una volta le aveva rivelato di avere iniziato ad adorarla dal giorno del loro primo incontro. Il giallo dei petali gli ricordava i suoi morbidi e lunghi capelli biondi.
Tutti piangevano. Liesel individuò una donna alta con i capelli scuri e il volto nascosto tra i capelli.
Stava inginocchiata sulla bara e vi appoggiava le mani e la testa.
Era sua madre.
La giovane si tenne in disparte, preferendo non mescolarsi con quelle persone. Li osservava tutti, esaminandoli uno ad uno. Tanti, moltissimi compagni di classe.
E ancora, decine e decine di parenti, conoscenti. Persone che lo avevano conosciuto anche per poco ed erano rimasti colpiti dalla sua sensibilità.
Un ragazzo con i capelli piuttosto lunghi stava non lontano dalla fila di lapidi, con lo sguardo basso e una mano sul volto, intento a singhiozzare.
Aveva un'aria familiare.
Fissandolo con attenzione, si rese conto, con enorme sorpresa, che il giovane assomigliava fin troppo a qualcuno che lei aveva realmente conosciuto quando era in vita.
Eddie, suo nonno.
Doveva proprio essere lui il migliore amico di Paul. Ricordò subito il modo in cui egli le raccontava, prima di morire, del rapporto avuto in gioventù con questo ragazzo tanto particolare, tanto sensibile quanto differente da lui.
In seguito alla memoria delle sue parole, Liesel si rese conto del motivo per il quale suo nonno aveva sempre accennato alla sua sorte in maniera vaga, quasi non fosse più in vita.
Lei non poteva saperlo, ma lui era morto da anni.
In quell'istante, Liesel urlò contro qualcuno nella sua testa. Imprecò e pianse talmente tanto che dovette piegarsi per terra, sulle ginocchia, per resistere alla pressione che il cuore aveva iniziato a fare sul petto.
Doveva salvarlo. Non aveva importanza il come, doveva riuscirci.
Sarebbe tornata indietro ad aiutarlo, non avrebbe permesso a nessuno di negare la vita alla persona che l'aveva resa finalmente felice.
Paul l'aveva cresciuta, facendola sentire amata. Le aveva fatto da madre e da padre e, nonostante il mancato contatto fisico, Liesel poteva affermare con certezza di appartenergli in ogni senso.
Chiunque abitasse il cielo, non aveva nessun diritto di strapparle via quell'amore, l'unica cosa bella che madre terra era stata in grado di creare appositamente per lei.
In quel preciso istante, cominciò a sentire delle voci. Voci confuse, indistinte.
La ragazza non riusciva a capire se provenissero dalla sua testa o dal brusio del funerale.
Così, circondata da persone piangenti, Liesel iniziò nuovamente a perdere la vista.
Stavolta, però, senza provare alcun sentimento di timore. Aveva una missione, che sperava con tutto il cuore di riuscire a portare a termine.
Era come sospesa, fluttuava nel mare di tristezza che l'aveva invasa e che sembrava non volerla lasciare andare. Le mani erano leggere, quasi trasparenti.
Liesel sentiva di non avere più consistenza fisica, nuovamente.
Galleggiando nel vuoto, si ritrovò a pensare che forse, con un po' di fortuna, sarebbe tornata al punto che desiderava.
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Lolita non l'ha mai fatto
Romance-COMPLETA- Paul è un uomo anziano che si lascia trasportare dalla monotonia che accompagna le sue giornate, ripensando alle memorie che lo hanno reso felice. Il giorno dell'anniversario di morte del suo migliore amico Eddie, però, conosce Liesel, un...