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10 febbraio, 1959 autentico

I due ragazzi si incontravano quasi sempre nel bosco.
Liesel non aveva mai rivelato a Paul il luogo in cui viveva, cercando sempre di limitare le passeggiate nella parte della selva lontano dalla sua baracca.
Non utilizzavano il telefono, non passavano ore a parlare alla cornetta. Paul le lasciava dei biglietti sul terreno davanti la chiesa del paese per darle appuntamento da qualche parte, ad un'ora precisa.
Liesel li raccoglieva tutti, custodendoli gelosamente sotto il tappeto dov'era solita coricarsi. I due passavano le ore in mezzo al verde, stringendosi come due veri innamorati.
Paul riconosceva di non aver mai provato nulla del genere per nessun'altra ragazza, terrorizzato dall'idea che Liesel non fosse ancora un'adulta completa. La giovane era appena entrata nell'adolescenza mentre lui, che l'anno successivo avrebbe compiuto diciotto anni, ne stava quasi per uscire.
Non sapeva spiegarsi il perché dei suoi sentimenti, nonostante fosse convinto di provare qualcosa che alla lontana poteva assomigliare all'amore.
Un amore puro, indescrivibile e terribilmente tormentato.
Ogni volta che si trovava al suo fianco doveva combattere con il desiderio, sapendo bene che i loro corpi non potevano e non avrebbero mai potuto comunicare.
Non aveva raccontato a nessuno della sua storia con Liesel. Né ai suoi compagni di classe, né al suo migliore amico, temendo potessero rovinare tutto con le loro maldicenze.
Sapeva benissimo che la differenza d'età rappresentava un tabù sua per i suoi concittadini che per il resto del mondo, specialmente se la relazione in questione avveniva con una tredicenne che a stento aveva dato il primo bacio.
D'altro canto, Liesel faceva di tutto per tenere nascosta a Paul la sua condizione di vita, intimandolo di non chiederle il numero di casa perché i suoi genitori non avrebbero mai approvato la sua frequentazione con un ragazzo così grande. Le aveva creduto, in quanto la situazione era difficile anche per lui.
Paul era sicuro del fatto che sua madre non si sarebbe resa conto di avere una ragazza che girava per casa e le pillole che l'aiutavano a gestire l'umore di certo non le avrebbero neanche fatto notare la giovane età di Liesel.
Non volendo rischiare, però, preferiva non presentargliela e limitare i loro incontri nel parco. Soprattutto per il suo desiderio di tenere la sua amata lontana dal mondo malato della madre, temendo potesse turbarla o farla stare in pensiero.
Passeggiavano anche per ore, parlando della loro vita e dei loro interessi.
Paul credeva che Liesel fosse semplicemente molto giovane per conoscere alcuni argomenti, perciò evitava di parlarle di politica e di altre cose che era sicuro la ragazza non potesse comprendere.
Liesel faceva bene attenzione a non lasciarsi sfuggire titoli di film o libri futuristi e, quando non sapeva cosa dire, si azzittiva, lasciando che il ragazzo la istruisse. Sicuramente la giovane era ben poco informata sulla cultura degli anni cinquanta. Fingeva totale ignoranza, e questo la rassicurava.
La sera, quando si salutavano, Paul si coricava nel suo letto e pensava alla giornata passata con Liesel.
Pensava ai sassi raccolti lungo il fiume e ai suoi capelli dorati, desiderando ardentemente poggiare il capo su di un cuscino impregnato dal suo profumo.
Pensava alle pieghe del suo vestito che si alzavano e si abbassavano ogni volta che la ragazza oltrepassava il fiumiciattolo.
Pensava al suo sorriso che risplendeva sotto la luce del sole.
Non troppo lontano dalla sua casa, Liesel rifletteva sulle medesime cose, distesa su di un duro tappeto. Il ricordo di Paul era l'unica cosa che l'aiutava a sopportare così a lungo la sua condizione di vagabonda, costretta a vivere in condizione misere.
Pensava ai capelli del ragazzo, perennemente scompigliati, da quando era riuscita a convincerlo ad abbandonare il gel.
Adorava passare la mani tra di essi mentre lui la baciava ovunque.
Amava il suo sguardo, il modo in cui la guardava come fosse la cosa più meravigliosa del mondo.
Una delle solite sere, si resero conto di essersi troppo attardati. La luna risplendeva nel cielo, illuminando ogni cosa. Tenendosi per mano, i due si guardarono.
«È piuttosto tardi, i tuoi genitori si arrabbieranno se rincasi così in piena notte.» le disse il ragazzo, carezzandole la guancia.
«Non preoccuparti per questo, stanno dormendo.» si affrettò a rispondere la ragazza.
«Potresti svegliarli, e si arrabbierebbero.» continuò lui «Perché non vieni a casa mia? Una volta passata la notte te ne andrai e, non trovandoti, penseranno che sei già uscita per andare a scuola.»
I due si incamminarono dunque verso la casa di Paul, mentre Liesel teneva la testa appoggiata alla sua spalla.
L'abitazione del ragazzo era scura e fredda, quasi come fosse stata abbandonata. Il ragazzo le aveva raccontato di come la madre si assentasse spesso a causa della sua vocazione politica.
Probabilmente quella sera sarebbero stati soli, completamente.
Varcarono entrambi la soglia e Paul le indicò il bagno per potersi cambiare e indossare abiti più comodi. Liesel non aveva un pigiama, perciò si chiuse la porta alle sue spalle, togliendosi i vestiti che aveva addosso e rimanendo con una sottoveste che fungeva da biancheria.
Uscendo, osservò Paul seduto in soggiorno che la guardava attentamente. Liesel era in completo rosa, con i lunghi capelli che le ricadevano sulla spalle. Le labbra color pesca le si aprirono in quello che voleva essere un finto sorriso. Si avvicinò a lui lentamente, per poi rendersi conto che il ragazzo aveva abbassato lo sguardo.
Liesel si fermò e, per una manciata di secondi, i due si guardarono negli occhi, a partire dal momento in cui il ragazzo si decise ad alzare la testa.
La ragazza comprese che Paul doveva aver intuito le sue intenzioni, e quest'ultimo le fece notare con un cenno del capo che tutto ciò non poteva avvenire.
Questa volta fu Liesel ad abbassare lo sguardo, tentando di nascondere le lacrime. Si portò le mani al viso e si asciugò le guance, lasciando che i capelli le nascondessero gli occhi.
Paul si alzò di scatto, resosi conto che la ragazza stava piangendo, affrettandosi a cingerle le spalle con le braccia, premendo il suo mento sulla testa di Liesel.
Restarono immobili per diversi secondi, prima che il ragazzo le sussurrasse in un orecchio quanto fosse importante per lui.
«Mi hai capito, Liesel? Non devi dimenticarlo mai.»
La ragazza non l'avrebbe mai rimosso. Non sarebbe trascorso un giorno senza che pensasse, almeno per un istante, a quella frase.
Quella frase l'avrebbe tormentata per il resto dei suoi giorni. Se Paul non l'avesse detta, chissà che il futuro non sarebbe andato diversamente.
Il giovane la prese per mano e la condusse sul divano, dove si addormentarono abbracciati, con Paul che la stringeva e lei che tentava di aderire al suo corpo quanto più poteva.


Lolita non l'ha mai fattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora