13

104 8 0
                                    

12 febbraio, 1959 alternativo

Liesel trascorse le ultime settimane nel delirio più totale. Era passata dal non avere più nessun controllo sulla mente a non riuscire a tenere fermo neanche il suo corpo.
Dormiva sulla terra fredda e bagnata, non aveva vestiti con cui cambiarsi né cibo da poter rubare.
Evitò accuratamente di mettere piede in città per paura di fare del male a qualcuno.
Non andò nel bar dove Paul l'aveva conosciuta. Creò una realtà in cui il ragazzo non sapeva neanche chi lei fosse.
La sua follia le impediva di pensare al fatto che, se Paul si fosse salvato, non avrebbe ricordato nulla dei momenti trascorsi assieme. Questi problemi passavano però in secondo piano, perché pur di salvarlo era disposta a tutto.
Anche alla morte.
Non potendo procurarsi da mangiare, sopravviveva catturando pesci nel fiume e mangiandoli crudi.
Avevano un pessimo sapore, e Liesel quasi arrivava al rigurgito quando sentiva di ingoiarne uno mentre ancora si dimenava.
In alternativa, riusciva a trovare piccoli insetti sotto terra che mandava giù, dopo averli uccisi, come fossero una merenda pomeridiana. Tutto ciò la disgustava a tal punto che la gastrite ormai era divenuta una costante.
Si sentiva nauseata dalla vita, dalle sue condizioni ancora più misere delle precedenti. Temeva il momento di ritorno alla vita sociale; convinta che, in caso di necessità, sarebbe stata anche in grado di uccidere.
Sentiva di non poter avere più controllo su niente. Aveva la sensazione che questa lenta follia si sarebbe trasformata in malattia, che l'avrebbe portata al decesso.
Nel mentre, il giorno fatidico arrivò.
Il 12 febbraio.
Liesel stava stesa sull'erba, carezzandola con le dita. Si sentiva stanca, sul punto di arrendersi, ma aveva imparato a resistere. Sapeva di doverlo fare almeno fino a quel giorno.
Aveva recuperato un quotidiano dal cestino dei rifiuti ai confini del bosco. Controllava sempre se qualcuno lo gettava dopo averlo letto, non essendo più in grado di tenere il conto del tempo che passava.
Si stava facendo sera, a breve un misterioso individuo si sarebbe infiltrato nell'abitazione di Paul e l'avrebbe ucciso. Liesel passò le ore successive a cercare di capire come evitare quella disgrazia.
Le venne in mente suo nonno, quando le raccontava della sua giovinezza. Molto spesso, preso dalla commozione, le parlava del suo migliore amico Paul.
Liesel ricordò che il nonno era amareggiato per non aver mai avuto una punta di rispetto per lui, il quale lo accettava sapendo che sarebbe stato impossibile cambiare una persone come lui.
Dopo molti anni, Eddie era ancora preso dai rimorsi.
Paul era morto quella notte, e lui si era sempre sentito in colpa per non avergli detto addio. Ma ancor di più, per non avergli mai realmente dimostrato il suo affetto.
Teneva a lui come il giorno amava la luce. Era l'unico in grado di comprenderlo, supportarlo e sopportarlo.
Presa dai ricordi, alla ragazza venne un'idea. Un'idea folle, l'unica possibile per quanto difficile da realizzare.
Si alzò in piedi dolorante, attraversando il bosco con più velocità possibile, diretta verso la casa di suo nonno, uno degli uomini a lei più cari al mondo.
La casa di Eddie si trovava a pochi isolati da quella di Paul. I due non uscivano insieme tutti i giorni, in quanto andavano in scuole differenti, ma quando potevano si vedevano per quattro chiacchiere o per prendere una birra insieme.
Con il passare degli anni avevano conservato una sola cosa in comune: nessuno dei due aveva lasciato la casa d'infanzia, continuando a viverci con la famiglia che si erano creati.
In quelle ultime settimane, Eddie aveva avuto la febbre alta ed era stato costretto a letto. In quel momento si girava e si rigirava nel letto nella speranza di prendere sonno, inquieto a causa dell'elevata temperatura.
Accanto al suo letto vi era una grossa finestra che si affacciava sul cortile interno. Quando non riusciva a prendere sonno trascorreva ore intere a guardare fuori, immaginando il resto degli abitanti nei loro letti intenti a dormire profondamente.
Liesel entrò da quella stessa finestra, in un momento in cui Eddie dava le spalle alle persiane.
Quando egli si voltò, poté notare una figura femminile dall'aspetto malconcio, con vestiti strappati e capelli sporchi.
Gli occhi scuri di Liesel risaltavano nel buio, tanto che il ragazzo riuscì a distinguere l'iride bruna dalle pupille nere.
Credendo di sognare, Eddie riuscì a trovare la forza di parlare.
«Chi sei?» domandò, con gli occhi socchiusi e lo sguardo assente.
«Devi ascoltarmi.» disse lei, sofferente.
«Cosa vuol dire?»
«Devi ascoltarmi, Eddie.»
Il ragazzo si tirò su a sedere sul letto, senza smettere di fissare quella ragazza. Sembrava disperata, quasi come stesse invocando aiuto. Un secondo dopo, quest'ultima si accasciò ai piedi del letto senza smettere di fissarlo negli occhi.
«Questa notte il tuo amico Paul verrà ucciso da qualcuno introdottosi in casa sua. Quando questa conversazione terminerà dovrai prendere il telefono e chiamarlo, per avvertirlo del pericolo.»
Sempre guardandolo, Liesel gli afferrò una gamba da sotto le coperte, facendolo sussultare.
«Cazzo, lasciami!»
«Eddie, devi fare quello che ti dico.» implorò lei, incominciando a piangere «La sua vita dipende da questo. Devi fare questa cosa per me, devi salvarlo!»
Liesel si appoggiò al bordo del letto per baciare delicatamente il ragazzo sulla fronte.
«Ci rivedremo nel futuro, Eddie.»
Detto ciò, la giovane cadde rovinosamente a terra per poi iniziare a lamentarsi, reggendosi la testa e il petto al medesimo tempo.
Eddie guardò incredulo quella ragazza che si dimenava ed urlava dal dolore, stesa sul pavimento della sua stanza. La vide diventare sempre più pallida ed evanescente, all'inizio con lentezza, poi in maniera sempre più rapida.
Liesel scomparve sotto i suoi occhi con la stessa velocità con la quale era apparsa.
Ormai completamente sveglio, Eddie iniziò ad avere forte tachicardia.
Stava sognando o l'aveva vista davvero?
Non riusciva neanche più a ricordare le parole da lei pronunciate, a causa del suo stato di dormiveglia.
Perché la ragazza sembrava tanto spaventata?
Senza apparente motivo, sentì il bisogno di raccontarlo a qualcuno che potesse davvero comprenderlo.
Non ci pensò due volte. Scese dalla branda per dirigersi al telefono, sollevando la cornetta ed iniziando a digitare il numero, nell'attesa di sentire la voce del suo amico Paul.

Lolita non l'ha mai fattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora