È tornato

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Sherlock entrò nell'appartamento, chiudendo lentamente porta dietro di sé. La Hudson era rimasta al ricevimento, perciò il 221B era immerso nel silenzio. Una volta in salotto, si ritrovò a lanciare uno sguardo alla poltrona vuota di John.
"Il matrimonio è la fine di un'era", aveva più volte affermato Mrs.Hudson, ma Sherlock non aveva voluto darle ascolto. Eppure quella poltrona senza proprietario sembrava sbattergli in faccia proprio quella realtà che lui si era ostinato a negare.
... Era dunque tristezza, quella che sentiva?
Le mani, senza volere, gli si strinsero a pugno.
No. Io non provo emozioni.
No... Un momento... Non è vero!
Così come le aveva strette, le riaprì, preda di una sorta di strana confusione. Lui le emozioni le provava: aveva solo imparato a controllarle. Tutto ciò che era accaduto negli ultimi due anni glielo aveva ampiamente dimostrato.
Allora perché...??

All'improvviso, una lacerante e inaspettata fitta alla testa quasi lo fece svenire, e la vista si annebbiò. Fece appena in tempo ad accasciarsi sulla sua poltrona, il capo tra le mani, mentre quella improvvisa e inspiegabile fitta perdurava, sempre più dolorosa, sempre più insistente. Gli sfuggì un gemito, i palmi delle mani a premere forte sulle tempie, gli occhi stretti.
E, a quel punto, finalmente capì.
No! Non è possibile!
Esci dalla mia testa immediatamente!!
Pian piano, così come era arrivato, il dolore scemò, lasciandolo però dietro di sé quel senso di confusione e stordimento.
Sherlock rimase seduto, cercando di riprendere fiato, pervaso anche da una forte nausea. E non solo per la fitta. Era infatti tutto chiaro, finalmente: quegli strani pensieri che non gli appartenevano, il mal di testa... per qualche motivo a lui ancora ignoto, la sua altra personalità impiantantogli con quel maledetto chip, quel... Khan... era tornata di nuovo.
Strinse le labbra, le dita sulle tempie, mentre lo assaliva, stavolta, la rabbia.
Non permetterò che questa presenza mi tormenti come due anni fa!
Perché è tornata??
Perché adesso??

Dopo essersi alzato lentamente dalla poltrona, si diresse in cucina e prese un bicchiere d'acqua, bevendo poi a piccoli sorsi, cercando di calmarsi, anche se a fatica.
Stavolta sarà diverso.
Prima non ero consapevole della sua presenza nella mia mente. Ma ora lo sono. Posso combatterlo.
Devo saperne di più su quel maledetto chip...
Preso stavolta dalla determinazione, afferrò il PC, e si mise al lavoro.

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Il detective passò il resto della serata su internet, alla ricerca di qualche informazione. Ma ogni ricerca fatta si rivelò inutile: la tecnologia del chip era di certo molto avanzata, probabilmente ideata da Moriarty stesso.
Non ne sarebbe rimasto sorpreso: dopotutto, era anche un genio informatico. Ma avrebbe potuto davvero, lui da solo, creare una cosa del genere? Non era più probabile che si fosse fatto aiutare da qualcuno?
Un momento...
Le sue mani affusolate digitarono, rapide, sulla tastiera, nel motore di ricerca, "Esperti del controllo mentale" e "Suggestione indotta". Subito, ottenne vari risultati: perizie psichiatriche, episodi più o meno famosi, addirittura produzioni cinematografiche sull'argomento...
Ma non furono i risultati ad attirare la sua attenzione, bensì un ricordo appena affiorato: il caso del Mastino di Baskerville. In quella Base militare, infatti, creavano anche armi biologiche, chimiche. Non lo avevano mai ammesso del tutto, ma le parole del Caporale Lyons, all'epoca, lo avevano fatto ben intendere. Non era dunque da scartare l'ipotesi che creassero anche chip comportamentali. Bastava ripensare agli effetti della droga del progetto H.O.U.N.D. Lui stesso li aveva subiti personalmente.
Forse dovrei far loro un'altra visitina...
Anche se non credo che mi accoglieranno proprio a braccia aperte...
Abbozzò un sorriso, al ricordo di come lui e John vi si erano introdotti l'ultima volta.

Meglio entrare muniti di invito, stavolta...
Sarò costretto a chiedere aiuto a...
Lo squillo improvviso del cellulare interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Guardò il display, e agrottò incredulo la fronte, accettando comunque la chiamata.
-Sherlock...-esordì Mycroft. Ma lui lo interruppe quasi all'istante.
-... Accidenti, fratellone, sei diventato un veggente, adesso?-lo apostrofò, sarcastico nonostante tutto.-Non ci crederai, ma stavo per chiamarti. Ho un problema e, purtroppo per me, ho bisogno della tua assisten...
-Credo che ne avrai più di uno, fratellino... anch'io ho bisogno di te.
Sherlock ammutolì: il tono di Mycroft non gli piaceva, proprio per niente.
-Cosa è successo?-chiese, stavolta serio.
Sentì il fratello prendere un respiro profondo, prima di rispondergli con una delle peggiori notizie che potesse dargli.
-Moran è evaso da Sherrinford.

Sherlock Into Darkness -Il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora