Risveglio

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Un bip costante.
Fu questo, che risvegliò Sherlock.
Un suono riconducibile a un macchinario di qualche tipo.
Aprì pian piano gli occhi, e vide un soffitto bianco. Udì poi altri bip, continui e regolari. Era sdraiato, la mente ancora annebbiata. Un fastidio acuto all'avambraccio, come... un ago.
Per un momento, la paura di essere ancora tra le grinfie di Moran gli tolse il respiro: ma bastò un'occhiata al suo avambraccio per rendersi conto dell'errore: l'ago che aveva sentito era quello di una flebo, collegata ad un macchinario che lo stava monitorando, emettendo quel rumore ripetuto così fastidioso. Sentì inoltre, nell'aria, un acuto odore di disinfettante.
Seppur ancora confuso e provato, arrivò finalmente dunque alla logica conclusione di trovarsi in un ospedale.
Gli sfuggì una smorfia di sollievo mista a insofferenza. Di nuovo.
Era infatti la seconda volta che si risvegliava in un ospedale senza avere la benchè minima idea di come ci fosse arrivato: anche se, stavolta, non era difficile dedurlo. Ma non ne ebbe comunque il tempo: la voce di colui che, di nuovo, l'aveva salvato, non si fece infatti attendere.

-... Hey... finalmente sei sveglio!
Il corvino voltò piano il capo: John, seduto su una sedia ai piedi del suo letto, gli stava rivolgendo un sorriso sollevato.
Sbatté più volte le palpebre, ancora piuttosto confuso: sentiva il suo corpo  abbastanza intorpidito. Di certo la sostanza iniettatagli aveva causato più danni del previsto. Dalle tende della stanza filtrava la luce del sole, perciò era di sicuro mattina inoltrata.
-... Quanto ho dormito?-gli chiese, seppur con un pizzico di fatica e un colpo di tosse. Avvertiva la gola molto riarsa.
-Sei rimasto incosciente per un giorno intero...-La preoccupazione trapelava ancora dal tono di voce dell'amico, mentre gli versava un bicchiere d'acqua e glielo porgeva, sollecito. Cercò addirittura di aiutare il detective ad alzarsi, ma lui ce la fece da solo, con suo grande sollievo.-Qualsiasi sedativo ti abbia iniettato Moran era davvero potente... Nemmeno i medici sono riusciti a capire con esattezza quale fosse. Grazie al cielo però sono riusciti a contrastarlo e hai ripreso conoscenza, ma per un paio di minuti al massimo. Almeno eri fuori pericolo. Anche se ti sei fatto un pisolino di altre diciotto ore...
-Caspita... è più di quanto io dorma in una settimana intera...-commentò l'altro, sarcastico, sorseggiandolo piano.-Miracolo che non sia morto di noia...
Il biondo emise un risolino incerto: dai suoi occhi traspariva ancora tutta la preoccupazione e la tensione provata nelle ultime ore.

Seguì un momento di silenzio, che Sherlock finalmente ruppe, incapace di trattenersi oltre.
-E così... mi hai giocato, John Watson...-disse, ironico, ma anche sinceramente sorpreso.
-Già. E ho fatto bene, direi!-replicò lui caparbiamente, fissandolo torvo, ma con una luce di palese affetto negli occhi.-Ti stavi infilando in una missione suicida. Di nuovo. E stavolta ero ben deciso a non lasciarti morire.
Cercò di mantenere un tono leggero, ma era chiaro il sottofondo di affetto e sincera preoccupazione. Avrebbe potuto perdere il suo migliore amico... di nuovo. Solo a pensarci, John sentiva ancora la paura scorrergli nelle vene.
-Beh... illuminami tu, per una volta-lo spronò il detective, con un mezzo sorriso, suo malgrado curioso.-Come hai fatto?

John, finalmente, si apprestò a raccontargli tutto: ma, prima, si appoggiò sulla sedia con le mani unite sotto al mento, nella stessa posa che assumeva sempre il detective quando esprimeva i suoi ragionamenti o deduzioni.
-Dunque... Ho finto di andare a casa con Mary, mentre in realtà mi sono nascosto in una stradina laterale, più precisamente in un pub. Poi ti ho visto uscire, e semplicemente ti ho seguito fino al luogo dell'appuntamento. Elementare.
Il corvino soffocò una risata, di fronte a quell'imitazione.
-E come hai neutralizzato gli uomini di guardia lasciati da Moran?-gli domandò però, scettico.- Hai fatto tutto da solo? Certo, erano solo due, ma ben piazzati, e sicuramente armati. Non che sottovaluti la tua bravura nel corpo a corpo, sia ben chiaro.
Le labbra del medico si sollevarono in un leggero sorriso, a quel complimento, ma scosse la testa.
-Ah, no, certo! Dimenticavo la parte più interessante: mentre ti seguivo mi sono fermato in un negozio e ho comprato velocemente un telefono usa e getta, temendo che il mio sarebbe stato controllato. Ho chiamato poi Mary, dicendole dove mi trovavo esattamente, e lei ha subito mandato un messaggio a Lestrade, che mi ha raggiunto in tempo record, devo dire. Moran si aspettava uomini di Mycroft, certo non due da soli... Credo che stavolta non abbia preso tutte le precauzioni che avrebbe dovuto. Aveva troppa fretta di attuare il suo piano, altrimenti avrebbe messo degli uomini a sorvegliarci. Sarà anche stato il braccio destro di Moriarty, ma grazie a Dio ha commesso degli errori. Il resto lo conosci, più o meno... eri messo proprio male. Sfortunatamente non sono arrivato in tempo per evitare che Moran ti iniettasse quella schifezza... Grazie al cielo il suo obiettivo non era quello di ucciderti.

Sherlock into Darkness -Il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora