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- voglio farlo con te - i suoi occhi puntati su di me sembravano sempre sereni, come se quello che aveva detto poco prima fosse una normale affermazione.
- Scusa? -dissi con tono di disgusto. Ero allibita, letteralmente sbalordita. Nessun ragazzo si era mai rivolto a me con tanta leggerezza nel dire una cosa del genere.
- perche no? - chiese con totale straffottenza.
- E lo chiedi pure? Allora, primo tu frequenti Tessa e non farei mai un torto ad una mia cara amica. E poi, nemmeno ci conosciamo e tu ti permetti di venire qua e dirmi una cosa del genere?? -.
Ero infuriata.
- mi hai stufato - disse lui ignorando il mio breve discorso. Probabilmente questo ragazzino viziato non avrà mai ricevuto un "no"come risposta. E, come tutti i ragazzi d'altronde, ho ferito il suo orgoglio maschile e quindi non sono sorpresa di questa sua risposta.

Mi svegliai. Grandi finestre di vetro, che occupavano parte del muro di fronte al grande letto matrimoniale in cui mi trovavo, mostravano uno scenario mozzafiato. La luce del sole filtrata dalle lucide vetrate era accompagnata da una cullante melodia.
Ci fu busogno di qualche secondo per capire il luogo in cui mi trovavo.
Poco dopo sentii la voce di Sam rivolgersi a me, dal piano di sotto.
- Tesoro, tutto bene? - chiese.
Questa enorme villa mi faceva sentire in paradiso. Non volevo più alzarmi dal letto, ma dovevo farlo.
Mi diressi verso il bagno a destra della porta della camera. Mi sistemai per bene, in modo da non sembrare uno zombie.
- Scendi o no? La colazione è pronta- disse Sam aspettando una mia risposta.
Samantha la conoscevo da poco tempo, ma la sua determinazione mi ha sempre  fatto pensare fosse una brava persona. Non eravamo proprio amiche, ma se avevo bisogno di aiuto Sam sapeva cosa fare. È molto sicura di se, infatti, per certi versi mi ricorda Tessa.
In molti notano la sua bellezza, infatti, non si può dire che non sia una ragazza carina. L'unica di cui nessuno si era mai interessato ero io.
Anche se l'episodio di ieri sera mi aveva  fatto riflettere.
- Eccomi!- urlai sperando mi avesse sentita.
Scesi le scale e non feci a tempo ad entrare in cucina che, un odorino delizioso mi invitava a sedermi e mangiare tutto. La mattina il cibo era l'unica cosa di cui mi interessavo. E so di non essere l'unica ragazza a pensarla così.
- Domani giorno di esami, vero?- ci ricordò la madre di Sam.
Cavolo! Mi ero proprio dimenticata di questo "piccolo" particolare.
Usciì di corse senza salutare nessuno. Dovevo ancora finire di ripassare Matematica e Inglese e non potevo perdermi in chiacchere. Almeno non di nuovo.

Arrivata a casa vidi mia mamma davanti alla porta di casa. Indossava una vestaglia leggera che traspariva le sue bellissime forme. Il volto ricoperto da lacrime di gioia. La guardai per un'attimo, volevo assicurarmi che non fosse una stupida allucinazione.
-Cazzo- ripetei questa parola per almeno quattro volte e i miei occhi nel frattempo si erano riempiti di lacrime.
La mamma era li. Era viva. Corsi da lei, proprio come da bambina, e le saltai addosso. Rise. Scoppiamo tutte e due a ridere. Ero cosi felice che non vedevo nient'altro apparte lei. La mia mamma.
Poco dopo mio padre e Charlie si avvicinarono a noi. Ci sorridevano e io piangevo e ridevo allo stesso tempo.
Non avevo mai provato un' emozione cosi forte. Amavo la mia famiglia.
- Amore, io ci sono, non me ne vado senza salutarti. - disse mia mamma e io le diedi un altro abbraccio. La strinsi forte. Cosi forte che mi sussurrò, sempre sorridendo, - Emma, cosi mi strozzi-. Continuai ad abbracciarla allentando un po' la presa - Io non ti lascio più mamma - dissi, avvolta dal profumo dei suoi lunghi capelli castani.
Cennamo tutti insieme. Finalmente eravamo una famiglia . La famiglia piu bella d'America. Ma cosa dico, del mondo!

Erano le sei del mattino.
- Buongiorno! -, annunciò Caterina entrando festosa nella buia cameretta.
Aprii le finestre ormai chiuse da tempo e tirò su le tappparelle, arrugginite dall'inverno passato.
- Mamma - dissi tenendo la testa sotto il cuscino per proteggermi dai raggi del sole. Odio ogni mio risveglio.
- ti sei preparata per l'esame?- chiese con tono di preoccupazione.
- si, ieri ho studiato tutta la notte. Mi sono messa a dormire circa alle quattro e adesso sono stanchissima.-
Non mentivo. Ero stata tutta la notte sui libri ed ero pronta. Avrei passato il colloquio con estrema calma e serietà.
- tu mamma come stai?-.
Mi girai verso di lei. Era seduta sulla poltroncina accanto al davanzale e gli occhi erano fissi su di me.
- Benissimo!- esclamò cercando di aprirsi in un sorriso, ma fu un tentativo vano. Non stava bene.
- Dai su preparati. Sennò fai tardi a scuola!- disse la mamma cerando di nascondere il dolore che provava in quel momento. Probabilmente chiederle cosa aveva non sarebbe stato molto utile. Avrebbe negato fino alla morte, come fa sempre d'altro canto.
Mi sistemai il trucco e i capelli e corsi di fretta fuori casa.
Non avevo fatto colazione.

Mi fermai al bar per mettere qualcosa sotto i denti prima della inquietante prova orale che mi attendeva. Avevo gia finito l'esame scritto e questa sarebbe stata l'ultima volta che avrei messo piede in questa orribile scuola. I tre anni più tristi e faticosi della mia vita.

- Prego signorina Moonright- annunciò una voce da dentro la stanza. Entrata in aula lo scenario era come me lo ero immaginato: le prof erano sedute una accanto all'altro con lo sguardo fisso su di me.
Iniziai a parlare e non vidi più niente sentivo solo le mie confuse parole.
Le professoresse mi guardavano costanti e io ignoravo tutti questi occhi puntati su di me.
- Complimenti Emma, puoi andare - disse la signorina Peturst. Era la mia professoressa preferita. Insegna inglese ed è davvero brava. Viene dall'Inghilterra.
La cosa che più mi rallegrava in questo momento era la libertà che avevo conquistato con lo studio intenso dei giorni precedenti. Ero libera.

Tornai a casa piu felice del solito e la prima persona che se ne accorse era mia mamma. Le raccontai tutto. L'ansia che provai in quel momento, gli sguardi paurosi dei miei prof e l'euforia che provai al termine del colloquio.

Seduto sul divano c'era Charlie.
-Charlie?-dissi.

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