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Justin...così bello, con quello sguardo penetrante, le labbra carnose, il corpo come il busto di un dio greco, la voce profonda, il mistero negli occhi, l'amore e la considerazione per niente e nessuno al mondo.

Ti pensavo, era innegabile. Ti amavo, era più che evidente. Come non ricordare l'immagine limpida e chiara di te baciare e lusingare quella che doveva essere la mia unica amica. Non avrei esitato a raccontare tutto a Tessa, il tuo "bacio", la serata al ristorante e poi nella villetta lussuosa che possedevi. Avrei detto tutto, senza tralasciare una sola piccolezza. Eppure fu qualcosa o meglio qualcuno a fermarmi.

Simon, lo vidi poco dopo il corso di storia. Era fuori dall'aula con la schiena appoggiata al muro e qualche libro, accompagnato da fogli sparsi, tra le mani.

- Emma, dio santissimo, dove sei scappata questa mattina? Si può sapere che ti è preso?- insistette non appena mi vide superare la soglia della stanza. Era preoccupato. Aveva il fiatone e le guance arrossate dal rigido freddo invernale.

- Io..- non aggiunsi altro, poiché mi strinse il polso e,come aveva fatto quel giorno sulla collina, mi trascinò lungo il sentiero.

Arrivati su quell'alto picco ci sedemmo sulla soglia. Il nostro unico posto di serenità. Il nostro piccolo mondo.

- Se non mi parli, sarò costretto a farti rotolare giù dal colle, non ti conviene eh - disse con un ironica aria minacciosa.

- Simon io ho un grosso problema - iniziai la mia confessione. Non ci fu un solo secondo in cui ebbi paura di buttare tutto fuori. Lo feci e basta.

- Sono innamorata di quel gran pezzo di merda di Justin Hall -. Feci un gran respiro.

- lo so - si limitò a sorridermi come se ciò che avessi appena detto fosse una delle cose più banali sulla faccia della terra.

- Aspetta, come lo sai? È così ovvio?- mi preoccupai. Ho sempre creduto di avere la capacità di nascondere al meglio qualsiasi emozione provassi. Simon, invece, per qualche strano motivo, era sempre alla conoscenza di tutto, senza bisogno di parole su parole, lui capiva.

- Emma te lo si legge sul viso. Come lo guardi quando lui parla, quando si avvicina a te anche solo per chiederti di spostarti che deve passare.
Lo capii il primo giorno di scuola e lo capisco ora.
Ieri tremavi seduta accanto a lui.-
I miei occhi si illuminarono come avessero assistito a un miracolo divino.

- Simon, lui non mi vuole se non per divertirsi. Non mentire, ne sono più che sicura. Mi guarda con gli stessi occhi spenti con cui guarda le altre. In più ha ricominciato una storia con Tessa. Non ho speranze.- ascoltandomi, mi resi conto del male che mi stavo facendo nel tentavo di piacere a un ipocrita come lui.

- Perché non lo dimentichi Emma? È pieno di ragazzi che pagherebbero oro per un tuo bacio. Justin lo sa, per questo voleva fare l'amore con te. Per se stesso, per poter dire ai suoi compagni di squadra "mi sono scopato quella primina figa di Emma Pristley". Non ha mai amato una ragazza in tutta la sua vita. Tessa è un buon modo per farlo sembrare un ragazzo serio e così poter attirare altre attenzioni.- il suo pugno sinistro colpì il terreno. Le vene quasi uscirono dal braccio.

Come evitare di scoppiare in un ennesimo pianto isterico.

Aprì il suo pugno per prendere il mio amico per mano.
Appena se ne accorse mi guardò con occhi che urlavano tutto il dispiacere possibile. Lo abbracciai. Le sue mani sulla mia schiena strinsero così forte che sentivo un lieve dolore.

- Ogni volta che ride e si vanta di aver tradito Tessa o di aver illuso la ventesima ragazza della scuola, dio, lo ammazzerei. Non sono meglio di lui, lo so, ma lui fa in modo che ogni ragazza che passi si il suo giochetto. Non ama. Justin Hall non amerà mai.- continuò a stringere, non respiravo, ma piangevo.

Il resto della giornata lo passai appoggiata alla spalla di Simon, sul cucuzzolo di un colle così alto che toccava le nuvole.

- Ti voglio bene, io ti voglio accanto per sempre- dissi spaccando il lungo silenzio.

Divenne rosso. Mi sorrise e mi baciò la fronte.

Tra noi due si era creato un rapporto favoloso. Il buio, il vuoto, lo ricopriva lui con tutto l'affetto che mi dimostrava.

La sera calò all'improvviso.
Tornati al college io e Simon restammo nel mio dormitorio con Trisha per passare la serata un po' più allegramente.

- Emma, Justin ha chiamato. Non capisco perché, cercava te.- disse tutto d'un fiato la mia amica.

- Sinceramente? Non me ne frega nulla - gridai e sorrisi a Simon.

Trisha fece spallucce.

- Cosa non ti frega?- mi voltai freneticamente.

Tessa. Teneva le braccia conserte come sempre. Sguardo serio. Sopracciglio inarcato. Occhi lucidi.
Sicuramente aveva litigato con Justin, nulla di strano.

- Ci siamo rimessi insieme ieri è già lo becco a farmi le corna con quella gallina della Hollen. Vi sembra giusto??- sì buttò sul letto sbuffando.

Non volevo commentare.
Per fortuna Simon lo fece al posto mio.

- Bella mia, se vuoi stare con noi eviti gentilmente di parlare di Justin. Te lo ho detto più volte che non ti devi fidare di lui. Ora invece di lamentarti vieni qui e consigliaci qualche serie, che te ne intendi.- ordinò il mio amico.

Tessa si zittì e si avvicinò al telecomando.

Provavo rancore, ma non la odiavo. La mia migliore amica restava una delle persone più buone che avessi mai avuto l'occasione di conoscere.

Quella sera mi divertì in compagnia dei miei tre amici. Il rancore subito sparì come non fosse successo nulla.

Justin, al contrario, rimase protagonista dei miei pensieri.
Era così talmente bastardo, talmente privo di sentimenti, che ero convinta che nel suo cuore custodisse l'amore più grande, che attendeva di essere sprigionato per qualcuno di importante.

Purtroppo quel qualcuno non ero io.

Mi svegliai la mattina seguente con Simon attorcigliato a me. Le sue braccia sul mio bacino. Il viso sulla mia schiena. Sentivo il suo fiato caldo arrivare fino al collo.

Anche Tessa e Trisha, che non avevano questo gran rapporto d'amicizia, si risvegliarono sullo stesso materasso, una sull'altra, in posizioni più che imbarazzanti. Mi scappò un sorriso. Mi alzai scostando il corpo per metà morto del mio amico.

Tentai di risaltare gli occhi con un filo di mascara.
Ci stavo riuscendo non appena il telefono squillò.

- Pronto, chi è lei, non ho il numero salvato in rubrica?- subito risposi.

- Sono Charlie. È il numero di un mio amico. Scusami per non essere venuto al bar l'altro giorno - la voce era leggermente colorita d'agitazione.

- Tranquillo. È successo tre o due giorni fa. Non è importante - cercai di sembrare il più possibile disinvolta.

- Si è importante. Vediamoci.- disse con decisione.

Non feci a tempo a chiudere la chiamata che tre tocchi alla porta rimbombarono nella stanzetta

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