Era sera. Una sera diversa dalle altre. Una di quelle sere che ti fanno viaggiare indietro nel tempo. Una di quelle sere dove il cielo è cupo e silenzioso. Una di quelle sere che non avrei dimenticato.
Una ragazza scortata in moto da un robusto giovane. La sera sotto le stelle. Il rumore delle ruote. L'aria ruvida sulla faccia. Le braccia della ragazza stringono forte il cuore del ragazzo che accellera al ritmo della moto. Vita.
- Cosa fai ancora qua? Non pensi di aver studiato abbastanza?- Trisha alle mie spalle con le braccia conserte e le sopraccillia inarcate. Il mio sguardo torna alla finestra e la mia testa alla coppia di innamorati sulla moto.
La moto si ferma. La ragazza è la prima a scendere, ed è come se gli mancasse gia stringersi al suo uomo, che adesso ha ancora il casco in testa. Sta per toglierlo ma la ragazza lo ferma. Lo fa lei al posto suo. Questo è amore.
- Non sto studiando - dico con gli occhi sempre fissi alla copietta felice sotto la finestra del college.
- Su Emma, riprenditi e vestiti bene che questa sera sei invitata ad una festicciola. - disse e subito prostrò un sorrisone raggiante.
- Niente più feste - dissi io voltandomi e fissando i suoi occhioni verdi, che smisero subito di brillare alle mie parole.
- Invece ci verrai. Ci sono io. Non potrà succedere niente - cercò di convincermi per qualche minuto, ma poi capì che non stava funzionando e si arrese. Questa era la mia sera e l'avrei passata a modo mio. Qualche film, cibo ipercalorico e qualche prova vestito.
- No -.Era tardi. Il college era vuoto. Erano tutti andati a quella stupida festa e i pochi rimasti, probabilmente non invitati, ormai si trovavano nel mondo dei sogni.
Uscì dalla stanza e corsi. Corsi senza pensarci, senza sapere dove andare. Correvo e basta. Risi per qualche secondo ma non smisi di correre. Continuai fino allo sfinimento. Caddi a terra. Sentiì l'erba, bagnata dalla pioggia. Era fredda e morbida. Era morbida ma allo stesso tempo mi tagliava. Aprì gli occhi. Ero sdraiata sull'immenso pratone della scuola. Lo avevo sognato, lo avevo desiderato fin dal primo momento che lo vidi. Sapevo che questa sera sarebbe stata speciale.
I miei occhi intravisero un ombra. Il primo istinto fu quello di rialzarmi e ritornare in camera mia, dimenticare tutto e tutti.
- No non alzarti Emma. Non farlo. Scusa se ti ho disturbato - pensai fosse un ubriaco che parlottava tra se e se oppure uno svitato. Uno svitato che conosceva il mio nome.
- Come fai a saperlo? - chiesi, senza pensarci due volte.
- Cosa?-
- Il mio nome. -
L'ombra stranamente non si avvicinò. Restò nascosta dalla notte.
- Lo so e basta - l'ombra.
- Non puoi dire così. Ho il diritto di sapere perchè uno sconosciuto sa il mio nome. - dissi e mi alzai senza badare a lui.
- Chi ti dice che il ragazzo qui davanti a te, è uno sconosciuto - disse. Il cuore iniziò a battere. Battiti disagiati colpivano il mio petto.
Sapevo chi era.
- Justin? Justin sei tu? - domandai con un tono di voce piu basso. Quasi come se potessi udirlo solo io.
- Si, Emma. -
Così tante sensazioni bruciavano dentro me, non era solo il silenzio cullante, non era solo l'erba tagliente.
Non ero solo io, era anche lui.
Voletti avvicinarmi, ma non lo feci. Non ce la feci.
- Perchè non sei alla festa? - mi chiese, sempre a dovuta distanza.
- No, perchè non sei tu alla festa? - chiesi. E per la prima volta sentì il bisogno di una risposta.
- Eh no, te lo ho chiesto prima io. Rispondi. - affermò con un leggero tono di vittoria.
Parlare con lui mi rendeva diversa.
Anche se di cose importanti non c'eravamo detti assolutamente niente. Io sentivo che un solo "ciao" mi avrebbe fatto impazzire. Anche se mai mi avesse detto qualcosa di dolce, cosa che non sarebbe capitata, non mi avrebbe colpito il contenuto della frase, ma il fatto che quella frase veniva da lui. E che quella frase l'avrebbe fatta diventare mia.I miei piedi presero il controllo e mi avvicinai a Justin che questa voltà non indietreggiò. Rimase lì. Guardava me.
In quel immenso prato eravamo solo io e lui quella sera.
- Perchè ti stai avvicinando? - mi chiese.
- Andiamo - dissi superando la sua sagoma ancora buia e disgraziata, coperta dalla notte.
- Andiamo - ripetè le mie parole, lo disse a se stesso, ma io sentì e mi girai guardando Justin muoversi e raggiungermi. Justin Dimbergh era dietro di me e non solo mi guardava ma cercava sempre di stare al mio passo e io per infastidirlo accelleravo, e così fino a quando la sua mano afferò la mia. I miei occhi brillarono. Ma questo potevo vederlo solo io. Non solo i miei occhi rinascevano vivi, ma il cuore, che mai avevo sentito, ora, in quel preciso istante mi stava uccidendo. Ed era solo una stretta di mano. Nulla di più. Magari lui non se ne accorgeva, ma io stavo andando letteralmente fuori di testa. Doveva allontanarsi. Forse il fatto che mi avesse toccata mi irrigidiva e mi distaccava. Per questo, staccai la mia mano dalla sua e andai avanti, quasi per conto mio.
Fece per rincorrermi e quando sentì il suo sguardo sulle mie spalle mi girai. Mi girai e, nonostante il buio, vidi il suo viso. Chiuse gli occhi, con un movimento delicato e li riaprì fissi sui miei. Erano secondi che parevano anni, Justin ed io eravamo fermi, a giusta distanza, e ci pensavamo e ci guardavamo ed io sentivo un tremolio raggiungere ogni angolo del mio corpo. Il suo volto era di una bellezza singolare. È gli occhi, così insignificanti, di un marrone limpido che significava tutto. Guardò le mie labbra tremare. Sapeva quello che provavo. Il suo profumo si univa al mio, che era un profumo più delicato, mentre il suo era un profumo forte, uno di quei profumi che rimangono a lungo.
Il suo braccio avvolse i miei fianchi e le sue dita avvicinarono lentamente il mio esile corpo al suo.
Ed ecco che chiusi gli occhi per paura di vedere. Per paura di amare. Sentii il suo respiro sul collo e la sua guancia toccare la mia. Il battito accellerò. Lui prese il mio cuore, lo strinse. La mano scese lentamente dai fianchi. E le labbra restarono a un dolce e affettuoso contatto con le mie.
Avvicinammo i nostri corpi e quando sentì le sue mani farsi strada sul mio corpo scappai.
Mi staccai e corsi via. Corsi nuovamente per i corridoi, per la mensa, per le aule chiuse, fino ad arrivare alla mia porta.Io e Justin Hall, il ragazzo più popolare della scuola, ci eravamo scambiati un bacio. Le mie e le sue labbra si erano avvicinate, sfiorate, toccate. Tutto in pochi secondi.
Come faceva quello sfacciato ragazzino a farmi provare certe sensazioni.Decisi di scrivergli un sms, sperando in una sua risposta.
Scrissi con le dita che tremavano sullo schermo gelido del telefono.
ehi, cosa è successo questa sera?
Passai la notte pensando a quei attimi passati con Justin. Non riuscivo a capire se ci stavamo legando o se ci saremmo separati più di quanto lo fossimo stati gia.
nulla.
Ecco la sua risposta. Forse avevo la certezza che con lui sarebbe stato impossibile iniziare qualcosa di serio.
Decisi di videochiamare Charlie, raccontargli tutto e sentire il suo parere.
Stetti un ora al computer a parlare del più e del meno con mio fratello. Parlare con lui mi aveva fatto capire che dipendeva tutto da me. Se mi sarebbe piaciuto creare qualcosa di importante con Justin avrei dovuto provarci, buttarmi e dire la mia. Quella risposta non mi soddisfaceva affatto.
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RomanceUna storia d'amore vera.Una storia che ti fa pensare.Un romanzo travolgente pieno di sofferenza, d'amore, di amicizia, di passione. L'amore è capace di unire due anime completamente diverse. Emma è la solita ragazza ingenua, acqua e sapone...