Amo l'estate. Il mare, le spiagge affollate, il gelato la sera, le lunghe passeggiate con la famiglia, le partite di pallavolo in acqua. Tutto così bello e breve. Tre mesi, quando ci si diverte, passano in fretta. Oggi inizia la scuola. Ebbene si: un po' di ansia, eccitazione, ma tutto alla normalità o quasi.
- Emma! Scendi immediatamente da camera tua! - Ed ecco l'infallibile grida di mia mamma alle sette del mattino, un ora prima che tutto cominci.
- Mamma.. - mi lamentai. Diedi un ultima occhiata all'orologio appeso sul muro di camera mia. Sette e quindici. Il tempo mi stava fregando: dovevo alzarmi, vestirmi, salutare i miei genitori e essere scortata da Charlie, il mio cavaliere, a scuola.
- Dove diavolo ti sei cacciata!? Non vorrai mica tardare il primo giorno del college - urlò mia madre nella speranza che la sua povera stanca e assonata figlia si alzasse dal letto.
- Il letto mi ha appena detto che non vuole che lo lasci cosi, di punto in bianco - dissi io rigirandomi da destra a sinistra per schivare i raggi del sole, che stamattina aveva deciso di splendere più del solito.
- E tua madre ti ha appena detto di alzarti. Su, non fare storie.- mi arresi e, dopo svariati tentativi, riuscì a raggiungere Caterina che mi aspettava in sala da pranzo con un vassoio in mano e del buonissimo succo d'ace versato in un bicchiere di cristallo. Mi sedetti e il tavolo, ricoperto di dolciumi, era avvolto da una lunga tovaglia di pizzo.
- Wow, ma quanta eleganza. A cosa si deve tutta questa raffinatezza? - chiesi stupefatta.
- È l'ultima occasione che ho di cucinare così per mia figlia e quindi non volevo lasciarmela scappare - disse sorridente. Il più bel sorriso che mai le avevo visto fare, adesso lo vedevo rivolgersi a me, e questo mi faceva sentire onorata.
- Grazie mamma. Così però lo fai sembrare un addio.. - affermai nostalgica. In effetti all'apparenza poteva sembrare un addio, o meglio un: "ciao, ciao, ci si rivede tra cinque anni!".
Charlie si svegliò poco dopo. Mi faceva tenerezza. Dopo tutto era rimasto con me. Poteva andarsene, la verità mi era gia stata riferita. Era libero di farsi una sua vita, senza dover fingere di essere qualcosa che purtroppo non era. Ma lui rimase. Rimase il fratello che amavo. Rimase con me e con la sua nuova famiglia. Rimase tutto di lui. Mi ero così tanto affezionata, che perderlo mi avrebbe ferito nel profondo. Una ferita incurabile, che non oso immaginare.
- Buongiorno - dissi fermandomi a pochi centimetri da lui. I riccioli erano spettinati e gli davano un aria meno seria, ma più affascinante. - Buongiorno piccola mia - mi sorrise, si avvicino cauto nella mia direzione. Le sue mani mi afferrarono per i fianchi e mi trascinarono a lui. Mi avvolsi tra le sue braccia e lui tra le mie. Forse qualcosa in lui era cambiato.
- Manca poco alle otto. Lo sai vero? - vidi mio padre scendere le scale con una tazza di caffè e il suo solito giornale tra le mani. Oggi mio padre aveva deciso di rimanere l'uomo freddo e chiuso di sempre, anche il mio primo giorno di scuola.
- Buongiorno anche a te! - risposi con ironia. Mi lanciò un occhiataccia e ritornò a leggere con attenzione le notizie del lunedì mattina.Il viaggio fu breve e silenzioso. Nessuno sguardo. Nessuna parola. Niente di niente. Arrivammo ai piedi dell'immensa struttura nella quale avrei trascorso i prossimi cinque anni della mia vita.
L'edificio era circondato da un vasto prato affollato da ragazzi che, come me, attendevano l'inizio di un nuovo percorso scolastico che li avrebbe formati ed aiutati a diventare grandi e maturi.
Mancavano quindici minuti. Non potevo credere che al suono della campanella la mia vita sarebbe cambiata. Io sarei cambiata.
Ecco che tutti i miei sogni si avvereranno. Perché ormai sono cresciuta. Sono grande, abbastanza per permettere che il mio cuore si apra e venga attraversato da quella bellissima brezza che è la vita. Basta racchiudersi nelle storie altrui, leggere e deprimersi pensando di essere soli. Vivi: è arrivato il momento. La tua storia è unica e imprevedibile. Se non ti piace cambiala. Sei tu che decidi. Tra qualche anno sarò insoddisfatta delle cose che non avrò fatto. Quelle che avrò fatto, molto probabilmente sbagliando, saranno un ricordo lontano.Quindi se voglio che i miei sogni si realizzino devo iniziare adesso a esplorare, a conoscere, a vivere.
Questi pensieri, che ogni tanto mi passavano per la testa, adesso li sentivo più forti e potenti del solito.
Io e il resto della famiglia salimmo una elegante scalinata alla ricerca della stanza 232, quella in cui avrei alloggiato.
- Tesoro tra poco dobbiamo lasciarti. Spero che la tristezza se ne stia al suo posto. Odio i saluti e tu lo sai bene. Siamo simili io e te. Sappi solo che sentiremo la tua mancanza. Io, papà e Charlie. Chiamaci. Fallo spesso. Ogni volta che sarai in confusione fallo e io ti risponderò. Sono tua amica e sarò sempre quella di sempre, nonostante i chilometri che ci separeranno. Credo sia arrivato il momento di ricambiare quell'abbraccio che mi hai dato quando tornai. Non sarà la stessa cosa perché tu te ne dovrai andare.- disse mia madre e commossa mi abbracciò.Stare tra le sue braccia era un emozione spettacolare che non sarei riuscita a descrivere. Dovevo smettere di piangere, ma non era possibile farlo. L'emozione non trattenne le lacrime che si fecero strada sul mio volto. Salutai mio padre, e per una volta vidi i suoi occhi lucidi rompere la sua solita freddezza. Poi fu la volta di Charlie. Le sue mani avvolsero le mie, si avvicinò a me e mi sorrise, mostrandomi per un ultima volta la bellezza di quel viso. Non mi abbracciò. Non lo fece, ma sentire l'odore del suo profumo mi rese felice come non mai. Sapevo che mi sarebbe mancata la mia famiglia, ma per quei cinque anni tentai di farne a meno.
Quella stessa mattina conobbi la mia compagna di stanza.
Trisha, una ragazza fantastica, una ragazza solare e intelligente, una ragazza piena di pensieri e teorie bizzarre, lei era la mia nuova e prima conoscenza, alla soglia di questa nuova vita.
Era bassina. Ma dietro quel corpicino minuto si nascondeva una ragazza grande e matura, pronta a difendermi da ragni e altri insetti indesiderati, a farmi evitare figuraccie in classe, a proteggermi da cotte sbagliate.
A proposito di cotte, una la conservavo ancora con me. Justin. Un ragazzo che avevo conosciuto all'inizio dell'estate e che probabilmente non avrei mai più rivisto, o almeno questo era quello che credevo.
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RomantizmUna storia d'amore vera.Una storia che ti fa pensare.Un romanzo travolgente pieno di sofferenza, d'amore, di amicizia, di passione. L'amore è capace di unire due anime completamente diverse. Emma è la solita ragazza ingenua, acqua e sapone...