Numero Sconosciuto ti ha appena inviato un messaggio.
Anonimo:
TIC TOC
TIC TOC
Il freddo anela le mie vene uccide la mia mente e la porta la gelo
TIC
TOC
TIC
TOC
Sdraiata impreco la crudele sorte e ne vedo la mia morte che veloce incombe e alle mie spalle trema
✓✓ consegnato alle 16.00
Le fronde degli alberi frustavano il cielo zuppo di nuvole nere e lo scirocco sembrava quasi voler impedire ai polmoni di Haydn di respirare. Era il 7 Settembre 2017, due anni da quel giorno, IL giorno, in cui tutto era finito o iniziato per sempre. Tanto tempo, così tanto che pareva sbiadire il dolore provato oramai troppo tempo prima. Questo era male, tanto, troppo male, da voler straripare nel dolore di un uomo che tutto voleva che dimenticare.
Quel singolo pensiero razionale spinse il ragazzo ad aumentare il ritmo della corsa, quasi a voler seminare la sua stessa ombra, che ora pareva anch'essa così grande da comprendere più di quanto non doveva o forse era ella stessa che cercava di confondersi con l'oscurità del terreno.
Nessuno però si aggirava da quelle parti, non con quel tempo, non con quel vento e lui sembrava solo un pazzo che fuggiva... lontano.
I pensieri per quel folle non era concepiti, non in maniera razionale di certo e quando pensavano anche solo di riaffiorare lui correva più veloce, sempre più veloce, fino a spezzarsi. Uccidersi era la sola unica soluzione, almeno pensar sopprimere quella parte di lui che voleva riaffiorare. Di omicidio ugualmente parliamo.
Nel singolo fruscio del vento che impregnava il paesaggio una musichetta però, sicuramente aliena, iniziò a risuonare come una nenia assolutamente fastidiosa. Così estranea alla scena da far cadere il sipario, tale da arrestare quella corsa che pareva finire solo con tragedia.
E da allora tutto cambiò, con il sipario calato tutti gli attori potevano finalmente indossare le loro maschere.
Con i polmoni in fiamme e la fronte imperlata di sudore, Haydn cercò di riafferrare un minimo di lucidità. In realtà aspettava la risposta al suo messaggio dal suo amico Ben da almeno mezz'ora. Eppure gli era passato completamente di mente quando aveva preso le sue scarpe da calcio ed era corso nel parco. Correre per non far altro, così veloce per non cadere.
Ma non era comunque sua intenzione perdonargli quell'enorme ritardo in vista di un così importante evento.
In fondo portarsi a letto Jennifer Colton non era una cosa da tutti i giorni, per lo più se riuscivi anche a strapparle due inviti per la festa più importante dell'anno! Stranamente non trovò nulla nella chat tra lui e il suo amico e pensieroso si ritrovò a scorrere celermente la recente conversazione.
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Bomber: allora bro, missione compiuta? ✓✓15.25
Tu: vado sempre a segno amico 😉 ✓✓15.26
Bomber: allora la principessina è così brava come dicono? ✓✓15.26
Tu: puoi scommetterci bro. Sono perfino riuscito a strapparle un invito per sabato! ✓✓ 15.27
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Sibilò frustrato e aprì la notifica che aveva arrestato il suo allenamento. Infondo di lì a poco ci sarebbe stato il campionato ed era normale che lui si mantenesse nella sua forma migliore, soprattutto in vista della partita del giovedì successivo. Correre era totalmente normale, un dovere per mantere alto l'onore suo e della scuola.
Lesse il messaggio con aria fintamente annoiata e scosse la testa scioccato. Cosa diamine aveva appena letto? Pensò subito ad uno stupido scherzo o ad uno sbaglio involontario ma seriamente, chi ancora sbagliava ad inviare un messaggio nel 2017?
Oppure era solo uno psicopatico nulla facente che non vedendolo reagire sarebbe passato a molestare qualcun altro con quelle porcherie da frocetti. Eppure quel sdraiata... molto probabilmente era una ragazza. Comunque a lui non importava. Decise quindi di ignorare il tutto, certo delle sue argomentazioni, continuando così a correre, ora come se fosse per davvero un semplice allenamento pre-partita.
Le nuvole rombarono quasi in un moto di disgusto verso il mondo e la corsa ora tranquilla in quel mare in tempesta sembrava la cosa più strana ed inquietante in quel luogo. Come un sorriso dipinto su una maschera d'orrore tra le ombre d'un palco in disuso.