ROMA-VERONA

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Buongiornoooooooo! Scusate per il colpo basso della foto ma ne sono uscite di troppo belle per ignorarle completamente! Vi lascio il terzo il capitolo ma in realtà ho già scritto anche il quarto 😏
Vorrei dirvi che è in arrivo un po' di stabilità ma non è vero. Godetevi queste continue montagne russe.
Volevo chiarire, visto che mi è stato chiesto e magari non sono stata chiara io, che tutte le parti scritte al presente sono del 29 settembre 2017, mentre le parti scritte in corsivo sono quelle relative al passato e, ove necessario, sono riportate anche le date precise.
Grazie ancora per gli apprezzamenti. Per qualsiasi altro chiarimento chiedete pure.

                                         ***

                       

Sono entrato irruentemente nel camerino di Claudio con il sangue che mi ribolliva nelle vene. Volevo urlare ma mi sono accorto della presenza di Daniela, la parrucchiera, perciò ho cercato di mantenere la calma.
"Devo parlarti"
"Siediti e aspetta, ora ho da fare" mi risponde lui noncurante
E così mi sono seduto e per qualche minuto mi sono guardato intorno impaziente, sperando che la ragazza avesse quasi terminato il lavoro. Invece quei minuti scorrevano in modo assurdamente lento. "Ma quanto cavolo ci vuole a far star dritto quel ciuffo?" Mi domandavo.
Cercavo di prepararmi in mente un'arringa infallibile per convincere Claudio ad entrare in studio con me ma avevo capito che fosse davvero infuriato perciò non potevo attaccarlo a mia volta, l'avrei solo fatto infuriare di più. Così tentai un approccio più pacato.
Mi avvicinai alla sedia in cui era seduto e, sperando che con il suono del phon la ragazza non riuscisse a sentirmi, mi avvicinai a Claudio chiedendogli "hai paura di quello che posso dire in studio? Guarda che io non direi mai qualcosa che possa andare contro di te, possiamo concordare i discorsi se ti fa sentire più tranquillo" la mia voce suonava incerta e supplichevole. Ma perché io in quello studio non ci entrerei mai da solo. Ho bisogno di Claudio con me che parli al posto mio. Ma lui sembra non avermi sentito nemmeno perché guarda Daniela attraverso lo specchio e sorridendo le dice "Dani lo vorrei un po' più bombato, si può fare?"
E poi rivolgendosi verso di me con aria tranquilla "Mario ne parliamo appena ho finito"
"Ma finito cosa?..." ed era prevedibile che sbottassi "che cazzo ti stai facendo sistemare i capelli se neanche vuoi entrare in studio?"
Daniela capisce immediatamente del fuoco incrociato che rischia di subire e terrorizzata ci avvisa "vi lascio, vado a prendermi un caffè. Continuiamo dopo"
Claudio vorrebbe scusarsi ma l'istinto di rispondermi prevale perciò balza in piedi sovrastandomi "magari voglio semplicemente sistemarmi i capelli per andarmi a fare un giro stasera, ma poi a te che cazzo te ne frega se entro o no?"
"Me ne frega perché non mi puoi lasciare da solo in quello studio a raccontare qualcosa che riguarda pure te! Non è corretto nei confronti miei e nei confronti di chi ti segue"
"Ma tu non ti preoccupare della correttezza verso chi mi segue che a quello ci penso io, moralista del cazzo!"
Prova a prendere fiato ma è un fiume in piena "non te n'è mai fregato niente di me e della nostra storia. Almeno ammettilo!"
"Non è assolutamente vero..." provo a replicare ma il corso non si arresta "non hai mai provato nemmeno una volta a buttarti alle spalle tutto e provare a stare con me veramente"
"Questo non è vero e sei ingiusto a rinfacciarmelo! Perché io a Verona da te ci sono venuto! Ed ero pronto"
Un sorriso beffardo si affaccia sul suo volto e "sì, certo" ironizza.

Era esattamente il 22 di giugno, un giovedì sera qualunque. Io e Claudio, inutile specificarlo ormai, eravamo ai ferri corti. Ma stavolta sentivo mio tutto il peso della faccenda. Valentina sedeva accanto a me in macchina e mi ascoltava blaterare su quanto pensassi di essere stato stupido a lasciar andare Claudio per l'ennesima volta. Ormai la routine era sempre la stessa: io che andavo sotto casa sua con delle birre e lei che mi ascoltava fino allo sfinimento. Valentina è un'amica talmente preziosa che non si permette di dare inutili giudizi personali sulla situazione...sempre...tranne quella sera!
"Mario amore perdonami...ma io non capisco...ma se ti sei pentito che ci stai a fare ancora a Roma?"
"Amo però lo vedi che non mi ascolti? Io si, mi sono pentito e questo è un dato di fatto...ma un altro dato di fatto è che Claudio non ha mosso un dito per fermarmi!"
Mi guarda con aria perplessa ragionando su ciò che le ho appena detto per poi concludere "no Mario per me ti stai solo cagando sotto!"
"Dici?" Le chiedo sconsolato
"Boh Mario credo di sì...sei talmente bipolare che rendi confusa pure me"
"No ma io mi sento convinto di quello che faccio Vale...almeno nel momento in cui prendo quella decisione...poi non lo so che mi succede, perdo il controllo... cambio idea..."
"Mario quello è l'amore..." mi dice con un moto di dolcezza e poi aggiunge entusiasta "la vuoi fare una mattata?"
La guardo non troppo convinto "che mattata?"
"Quante ore ci vorranno per arrivare a Verona in macchina?"
"....stai scherzando?"
"No Mario! Però lo devi volere tu. Io ti ci accompagno e posso passare il tempo a tenerti sveglio però lo devi volere tu, non ti ci posso trascinare"
"Ma come ci andiamo a Verona con la Smart?"
"Ci vuoi andare o no?"
Ci ho riflettuto appena un secondo. In realtà dal momento in cui me l'ha proposto il mio cuore aveva già la risposta. Come al solito non potevo controllarmi.
"Si ci voglio andare" le dico sorridendo
"Bene" è l'unica cosa che dice prima di uscire dall'auto "scendi non possiamo arrivarci a Verona con questa" mi toglie le chiavi dalle mani ed entra in casa per poi riuscire qualche minuto più tardi con un altro mazzo di chiavi "il mio coinquilino ci presta la macchina. Gli ho lasciato la tua per spostarsi..gli devi una cena"
"Ti amo!" Le urlo abbracciandola
"Si ok ma ora andiamo che la strada è lunga"
Durante il tragitto ho provato a tornare indietro un miliardo di volte. Il primo ripensamento ce l'ho avuto appena imboccata l'autostrada
"No dai Vale stamo a fa na cazzata enorme!" Ero agitato e non lo nascondevo nemmeno troppo bene.
Valentina faceva sempre finta di ignorarmi alzando il volume della musica e mettendosi a cantare.
Io aspettavo che quel momento di panico mi passasse e proseguivo verso la mia meta.
Il problema fondamentale era che Verona era davvero lontana, E tutto quel tempo in macchina mi permetteva di pensare, arrovellarmi il cervello. Le decisioni istintive hanno senso se non hai il tempo di rimuginarci sopra, altrimenti sei letteralmente fregato!
"Amo ti prego parlami...sto facendo la cosa giusta?"
"Mario ma non te lo posso dire io...che ne so! Chieditelo se stai facendo la cosa giusta. Tu lo sai perché stai andando a Verona?"
"Per dire a Claudio che voglio vivere con lui"
"Ok..." disse con intonazione calma e pacata "allora stai andando nella giusta direzione"
Quelle parole mi tranquillizzarono. Non per molto, ovviamente. Avevo paura, ma d'altronde come si fa a non averla di fronte ad una decisione così importante? Sapevo però che Claudio ne valeva la pena. Claudio ne varrà sempre la pena.

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