Capitolo 10

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Il resto della mattinata la passammo, più che altro, a cercare di far riprendere Paulo dalla brutta situazione che stava vivendo con Antonella. Più che tre amici in giro sembravamo due psicologi alle prese con un caso disperato. «Vedrai che capirà, insomma sono tanti anni che state insieme.» dissi a Paulo mentre giravamo in un negozio in centro. «Si ma insomma, non ho poi così tanta voglia di chiarire. Odio correrle dietro in continuazione, come se quello che sbaglia fossi sempre io.» disse serio. «Che ne pensate?» chiesi mostrando ad entrambi un pantalone abbastanza strappato. «Sono indeciso se chiederti se ti abbia preso un gatto o un cane e nel dubbio...» disse Gonzalo sarcastico. «Nel dubbio stai zitto che è meglio.» continuai io spingendolo. «Comunque non prendere decisioni affrettate Paulo, potresti pentirtene.» dissi voltandomi verso di lui. «Eppure secondo me le reazioni istintive sono le più vere.» affermò Gonzalo guardandomi. «Pensare un po' su qualcosa non può fare che bene.» risposi subito, avevo capito che Gonzalo si riferiva a noi. «Quando senti qualcosa devi agire e basta, altrimenti i sentimenti diventano ragionamenti e non ha alcun senso.» disse diretto, aveva colpito il punto. Paulo guardò entrambi. «Beh ragazzi mi sa che io non c'entro più molto in questo discorso.» disse ridacchiando per poi andare verso il reparto maschile del negozio. «Devi smetterla di evitare il discorso.» disse Gonzalo serio. Io continuai a guardare i vestiti. «Non lo sto evitando, semplicemente lo stronco sul nascere e non ti spiego il motivo perché non capiresti.» dissi sulla difensiva, odiavo quando faceva così. «Il motivo principale è che non ti fidi, okay, ma non mi dai nemmeno la possibilità di dimostrarti che puoi farlo.» disse cercando di spiegarmi. Volevo urlargli in faccia quale fosse il vero problema ma sapevo benissimo che era qualcosa di troppo personale per poterne parlare con chiunque. C'era un motivo ben preciso secondo il quale non stavo con un ragazzo per più di una notte. Per paura, certo, avere paura dei propri sentimenti è più che normale. Se fosse stato solo quello il problema avrei lottato per combatterlo fino alla fine. Invece andava molto oltre una semplice paura. Quel problema si riduceva tutta in una piccola percentuale. "9%" troppo poco, era inutile girarci intorno. Dovevo guardare la realtà in faccia come avevo sempre fatto. «Non puoi capire.» mi limitai a dire abbassando la testa. «Non posso perché tu non vuoi.» rispose fermo Gonzalo. Eravamo due testardi. La rialzai per guardarlo negli occhi, nei quali mi persi completamente. «Mi innervosisci quando fai così.» disse poi voltandosi e andando verso il compagno. «È il mio hobby preferito farti innervosire.» lo presi in giro seguendolo. «Lo avevo intuito.» rispose a tono. Nella restante parte della mattinata Paulo ci lasciò da soli per andare ad apparare i conti in sospeso con la sua ragazza. Mezzogiorno però arrivò presto ed io e Gonzalo ci ritrovammo in macchina in viaggio verso Vinovo. D'un tratto partì la mia canzone preferita, mi voltai verso Gonzalo e gli toccai un braccio. «Alza, alza! È la mia...» non mi lasciò completare la frase. «È anche la mia canzone preferita.» disse sorridendomi. Ci guardammo per un attimo e poi alzò il volume.
"Mi sveglio in piena notte spesso perché manca lei, la sento entrare, sto con gli occhi chiusi.
Le dico che il mio vizio è il vetro che si appanna e lei dice: "Il mio sei tu che di me abusi."
Cammina a piedi scalzi, non mi disturba i sogni, nei miei giochi ti scotti, io voglio che mi bruci.
Mi dice: "siamo salvi finché restiamo illusi",
tu vivi di incertezze, io voglio che mi usi.
Viviamo insieme un sospiro che non basta né a lei né a me, se è troppo freddo l'inverno con le cosce lei scalda me.
Riesce a mostrarmi il suo peggio e mi chiede: "Dimmi, il tuo dov'è?"
Ma il mio peggio è lei e lei è il meglio di me.
Dice, dovrebbe andar via, ma lei ritorna da me. Dice: "Non sono solo tua", quando mi tiene dentro sé.
Mi dicono che grida quando è chiusa in soffitta, le dico: "Fa più piano!" ma non sa stare zitta.„
Suonava nella radio praticamente a tutto volume, mentre io e Gonzalo ci ritrovammo a cantarla insieme rendendoci conto che quella canzone non era molto lontana da noi. «Che combinazione.» disse poi a fine canzone. «Ha un testo bellissimo.» commentai fiera. «Beh non ti ricorda niente?» chiese vago. «Smettila grosso.» lo zittii prendendolo in giro. «Senti scarsa moderiamo i termini.» rispose ridendo. Intanto eravamo arrivati al Center e scendendo dalla macchina, nel parcheggio, trovammo Claudia, Mario e Leo che erano anche appena arrivati. «Attenzione perché la bomber e il Pipita ieri sera sono andati via insieme e stamattina arrivano di nuovo insieme. Non credevo foste capaci di sopportarvi per così tanto tempo.» disse Mario ridendo. «Non lo credevamo nemmeno noi.» risposi accodandomi alla sua risata. «Facciamo gli auguri al Pipita su.» disse poi Leo abbracciando il compagno. «Ma auguri di che? Non sia mai.» rispose Gonzalo ridendo. Quando sentii quelle parole ci rimasi un po' male però ci sorvolai di sopra. Era sempre così, come se entrambi avessimo dei perenni sbalzi di umore e cambiassimo idea in continuazione. Ci recammo tutti in sala pranzo dove c'era già qualche altro mentre gli altri sarebbero venuti direttamente il pomeriggio. «Bomber ma come si fa domani senza di te?» chiese Martina mentre mi stavo per sedere a tavola. «Domani Valeria fa doppietta, uno ovviamente per me.» dissi ridendo. «Te lo dedicherò allora.» rispose ridendo anche lei. «Nah non ha bisogno che glielo dedichi tu, domani avrà una dedica speciale a seguito di un goal pazzesco.» disse Gonzalo che stava passando di lì. «Non li voglio i tuoi goal.» risposi acida. «Ah certo, poi però ne riparliamo.» disse facendomi l'occhiolino. E rieccoci, i soliti battibecchi. Soliti cane e gatto. Come se un punto di incontro riuscissimo a trovarlo ma solo per un attimo. Dopo pranzo ci fu una dura sessione di allenamento e, dopo una bella doccia, passai a salutare le compagne che sarebbero partite in trasferta. «In bocca al lupo a tutte.» urlai davanti al pullman per poi salutare tutte una ad una. Mentre poi mi stavo per allontanare la mia attenzione venne attirata da una voce, poco più avanti infatti c'era Gonzalo con i suoi compagni che di lì a poco sarebbero andati in ritiro per la partita che si sarebbe tenuta il giorno dopo allo Juventus Stadium. «Quindi domani verrai?» chiese una volta che mi ero avvicinata a lui. «Perché dovrei?» chiesi distaccata. «Beh c'è una dedica che ti aspetta.» disse fiero. «Posso benissimo guardarla anche in tv.» disse girandomi e faci per andarmene. Gonzalo mi prese per un braccio facendomi in girare. «Vieni, ho bisogno che tu ci sia.» disse serio guardandomi negli occhi. Rimasi immobile. «Ci sarò.» dissi a bassa voce.

Hola bellissime, perdonatemi se aggiorno solo ora ma ieri proprio non ce l'ho fatta. Vi adoro, un bacio ❣️

Il mio vizio. || Gonzalo HiguainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora