Sapevamo che uscire allo scoperto non sarebbe stato semplice, soprattutto dopo esserci presentati entrambi alla cena con una persona che spacciavamo come fidanzato. Durante il nostro piccolo viaggio, però, decidemmo di non pensarci e che, prima di renderlo pubblico, era giusto avere un confronto con Martina e Alessandro. L'idea di un confronto con Alessandro non mi piaceva molto, nonostante tutto portavo parecchio rancore verso di lui, e lasciandolo in quel modo credevo potesse capire come mi sentii io tempo fa. Tuttavia non volevo fare la bambina così gli scrissi un messaggio. "Scusami per ieri sera. Ti spiegherò tutto tra un paio di giorni, mi faccio sentire io!" fu quello che scrissi. Non ebbi nessuna risposta, ero sicura che fosse arrabbiato con me. Martina invece continuava a riempire di telefonate Gonzalo che, preso dal nervosismo, dopo la quindicesima chiamata decise di rispondere. Si alzò dal tavolo per parlare al telefono lasciandomi sola al ristorante. Non mi fidavo in pieno di Gonzalo, figuriamoci di Martina, ma non dissi nulla. Quando tornò a sedersi lo guardai con sguardo interrogativo. «Le ho detto che sono successe una serie di cose e che ne avremmo parlato al mio ritorno, poi lei ha urlato qualcosa di incomprensibile e ho chiuso la telefonata.» mi spiegò accennando una risata. Per la restante parte del viaggio evitammo di parlare di tutto quello che era successo, cercando di annullare il mese che ci aveva separati. Fu così che tornò tra di noi quella complicità che ci aveva sempre contraddistinto dagli altri. Infondo lui era sempre stato il mio complice in tutto quel disordine. E fu così che ci ritrovammo, in inverno inoltrato, a passeggiare ai piedi della torre Eiffel sotto il cielo grigio di Parigi. Uno scenario estremamente romantico che avrebbe annullato qualsiasi tipo di distanza. Era come vivere in un mondo surreale, era come se io non fossi Alice Rossi e lui non fosse Gonzalo Higuain. Quella magia però venne spezzata dal viaggio di ritorno dove sapevamo benissimo entrambi che avrebbe ripreso vita la nostra routine quotidiana. La cosa un po' mi spaventava, tornati a Torino dovevamo delle spiegazioni un po' a tutti e non sapevamo in quanti avrebbero accettato le nostre scelte. Già appena atterrati a Torino la vita reale ci piombò davanti, infatti non appena mettemmo piede in aeroporto qualcuno incominciò a riconoscerci e a fermarci. Tra una foto e l'altra però riuscimmo a dileguarci e ad infilarci in macchina. «Secondo te sarà sempre così difficile?» chiesi ridendo. «Beh spero di no, ceh al massimo fermano me che sono fortissimo, ad una come te che la fermano a fare.» mi prese in giro. Lo guardai male e feci l'offesa. Rise e mi tirò a se facendomi finire sopra di lui. Quando arrivammo a casa di Gonzalo io mi occupai di sistemare tutto mentre lui chiamò Martina, decise che doveva parlarci il prima possibile. Io ancora non avevo pensato a cosa dire ad Alessandro ma, in verità, non mi importava molto. Gonzalo tornò da me in camera e mi osservò per qualche secondo, poi parlò. «Tra un'ora mi trovo al pub con Martina, le spiego tutto e torno.» esordì. Mi voltai a guardarlo, non mi piace molto l'idea che lui ci andasse da solo, sapevo quanto sapeva essere manipolatrice Martina. «Devi andarci da solo?» chiesi contrariata. «Si, è giusto che ci parli io.» disse. Io feci un sorriso amaro, lui non sapeva tutto quello che era successo tra me e Martina quindi era più normale che dicesse in quel modo. Mi voltai e tornai a sistemare le cose. Gonzalo aveva intuito che gli nascondevo qualcosa, si avvicinò a me. «Ali, ora voglio che tu mi dica la verità.» affermò poco dietro di me. «È successo qualcosa che io non so con Martina?» chiese poi. Scossi la testa. «Ma no, è semplice competizione calcistica la nostra.» mentii sorridendo. Lui annuì, poi si cambiò e raggiunse Martina al pub. Io presi il telefono e chiamai Alessandro, volevo togliermi quel dente il prima possibile. «Pronto?» disse lui freddo. «Ale, possiamo vederci? Ti devo parlare.» chiesi diretta. Ci furono due secondi di silenzio. «Sei al Center?» chiese poi. «No, abbiamo dei giorni liberi.» gli spiegai. «Ci troviamo tra mezz'ora al solito bar allora.» continuò freddo, non mi stupivo che ce l'avesse con me. Mi cambiai, recuperai le chiavi di una delle macchine di Gonzalo e raggiunsi il bar. Quando arrivai Alessandro era già lì, mi guardò confuso per via dell'auto, sapeva che non era la mia. «È di Gonzalo.» gli spiegai sedendomi di fronte a lui. Annuì. «Avanti, dimmi.» disse freddo. «Ale, devi credermi io ho provato in tutti i modi a riavvicinarmi a te ma...» non mi lasciò finire. «Ma sei innamorata di Gonzalo vero?» chiese diretto. Annuii. «Io lo sapevo, l'ho sempre saputo.» disse guardandomi negli occhi. Feci uno sguardo interrogativo. Lui sorrise. «È vero, negli anni ti ho fatto parecchio male e non me lo perdonerò mai. Ma una cosa è sicura, ho imparato a conoscerti. Non puoi nemmeno immaginare il tuo sorriso quando ti ha chiamato mentre io ero a casa tua, oppure il suo quando gli hai dedicato il tuo primo goal di questa stagione allo Stadium... poi come vi guardavate l'altra sera.» disse diretto. In quel momento mi sentii molto più leggera. «L'unica cosa che mi dispiace è essermi fidato di nuovo...» continuò poi. Lo guardai contrariata. «Tu? Quello che non si doveva fidare eri tu?» chiesi acida. Il sangue iniziava a salirmi al cervello. «Dopo tutto quello che mi hai fatto? Dopo avermi sbattuta in mezzo ad una strada con tuo figlio in grembo? Dopo che per colpa tua non potrò averne più? Ora chi è che non doveva fidarsi? Io o tu?» chiesi con il nervoso a mille. «Ti ho già chiesto scusa per quello.» disse fermo. «Le scuse non bastano Ale, tu mi hai tolto il più bel dono che una donna possa fare ad un uomo. Tu hai ridotto le mie possibilità ad una stupida percentuale! Ad uno stupido 9%. Forse non ti rendi conto di quanto sia poco.» urlai quasi. «Beh almeno è lo stesso numero che portare sia tu che il tuo stupido fidanzato sulla maglia.» esclamò acido. In quel momento non ci vidi più dalla rabbia. Gli mollai uno schiaffo in piena faccia e corsi nella mia auto. Cercai di trattenere le lacrime e decisi di raggiungere Gonzalo. Sapevo di dover parlare anche a lui di quel tassello mancante riguardo il mio passato, ma avrei aspettato il momento giusto. Arrivata davanti al pub riuscivo a vederli ma non capivo cosa si dicessero. D'un tratto lei si alzò e, abbastanza arrabbiata, andò via. Gonzalo si alzò poco dopo e uscì anche. Abbassai il finestrino e lo chiamai. Lui mi guardò con un espressione tra il confuso ed il divertito. «Cosa ci fai con la mia povera auto?» chiese iniziando a guardarla per assicurarsi che non avesse nemmeno un graffio. «Ma smettila, prendi l'altra e andiamo via.» dissi sforzando un sorriso. «Tutto okay?» chiesi poi. «Si, era giusto un po' incazzata e ha detto che ce l'avrebbe fatta pagare, ma sinceramente non mi importa. Può fare quello che vuole, l'importante è che io sia con te.» disse sorridendomi. Poi mi baciò e andò verso la sua auto. In quel momento il mio telefono si illuminò. "Ti piace giocare? Perfetto, allora giochiamo." era Martina.
Splendori ecco un nuovo capitolo, fatemi sapere se vi piace❣️
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Il mio vizio. || Gonzalo Higuain
Hayran KurguBastò una notte, una sola, ad incasinare tutto. Lei ricordava poco, lui ricordava forse troppo. Fu passione, odio, amarezza, testardaggine, ancora passione, odio e poi? Forse diventò un vizio? Quasi una dipendenza, si. E come fai a scappare da qualc...