Tre mesi dopo.
«Sicura di aver preso tutto?» urlò mia cognata dalla sua stanza. «Credo di sì.» dissi osservando le tre valige sul letto. Non avevo idea di cosa ci avevo messo di dentro, la mia testa era proprio altrove. «Ali non vorrei mandare qualcuno qui da Roma perché tu ti sei dimenticata qualcosa!» sbottò entrando nella mia vecchia camera. «Io sono incinta, fa un caldo che si muore, tra due giorni mi sposo e non dormirò con Gonzalo fino a quel momento eppure sei più in ansia tu che io.» dissi ridendo. Lei provò a rilassarsi ed in quel momento a fare capolino in camera furono mio fratello e Claudia. «Ma insomma, andiamo?» chiese mio fratello facendo segno all'orologio. «Sarebbe un po' tardi ed il taxi che ci porta all'aeroporto è già qui sotto.» continuò Claudia. Io e mia cognata chiudemmo le valige che mio fratello portò sotto in taxi. Prima di lasciare la casa mi soffermai ad osservarmi intorno. «Tutto okay?» chiese Claudia affiancandomi. «Ti ricordi quando siamo venuti in questo appartamento? Mio fratello aveva appena fatto 18 anni ed io ne avevo a malapena 14.» chiesi a mia volta malinconica. «Certo che me lo ricordo, eravamo entrambi nelle giovanili e per allenarci di più abbiamo fatto da sole il trasloco.» avevamo iniziato a viaggiare nei ricordi, ci guardammo e scoppiammo a ridere. «Quante feste abbiamo organizzato qui all'insaputa di mio fratello per poi venire puntualmente scoperte.» ricordai ridendo. «Vogliamo parlare di tutte le partite alla Play? Delle nottate passate a bere in cucina? Delle domeniche da coma sul divano?» ricordava invece Claudia. Sorrisi, quanti ricordi riusciva a contenere un solo appartamento. «La Alice che è arrivata in questa appartamento era completamente diversa da quella che lo sta lasciando. Quella di prima era menefreghista, guardava solo se stessa, quello che rimaneva della sua famiglia e qualche sua amica. Una sola volta aveva lasciato spazio per un ragazzo, poi basta. Pensava solo a divertirsi e al cacio, non permetteva a nessuno di entrare nel suo mondo, non lasciavo che nessuno si soffermasse per più di una notte. E invece, guardami ora. È bastata una notte ad incasinarmi l'anima e a portarmi fino a qui.» spiegai con lo sguardo nel vuoto. «È la scelta giusta, lo sai.» affermò guardandomi. «Lui è quello giusto.» dissi sicura. «Dunque?» chiese poi. «Dunque andiamo, mi devo sposare.» risposi sorridendo. Claudia mi abbracciò e scendemmo sotto per partire direzione Roma. In occasione del matrimonio io e Gonzalo avevo fatto riservare un intero hotel per noi e i nostri invitati che sarebbero arrivati solo il giorno dopo. Arrivammo a Roma in serata, precisamente al tramonto. Lasciai la roba nella camera a me riservata e decisi di scendere nell'immenso giardino dell'hotel dove c'era anche la piscina. Come, però, misi un piede fuori, ebbi un forte calo di pressione e fui costretta subito a sedermi, la gravidanza mi portava diversi problemi. Iniziai a respirare abbastanza forte e cercai di calmarmi. Chiusi gli occhi per un attimo. «Amore, tutto okay?» quella voce l'avrei riconosciuta tra mille. Riaprii gli occhi e, con quella poca forza che avevo ripreso, abbracciai Gonzalo. Erano due giorni che non lo vedevo e mi mancava come l'aria. «Questa peste ti da un po' di problemi eh?» chiese poggiando una mano sul mio pancino ancora piccolo. «Molti, avrà sicuramente preso da te.» lo presi in giro. «Se ha preso da me sarà sicuramente fantastico.» affermò con poca modesta. «Si ma sarebbe scarso dai!» esclamai fingendo di essere seria. «Si ma magari sarà esperto in altri campi.» disse con aria maliziosa. «Sai che sei fuori nove mesi vero?» chiesi ridendo. «Che calvario.» affermò fingendosi disperato. Scoppiammo a ridere per poi andare a cena insieme. Fino a quel momento in hotel erano arrivate solo le persone più importanti per noi. Infatti a cena ci sedemmo tutti insieme ad un solo tavolo. Io ero seduta di fianco alla mia nonna materna che mi aveva aiutata tanto in vista del matrimonio, mentre Gonzalo parlava con il fratello. «Tuo padre non lo hai invitato vero?» chiese mia nonna guardandomi negli occhi. Abbassai lo sguardo e scossi la testa in un 'no'. «Sai quanto io non lo sopporti, ma al tuo posto lo avrei invitato. È pur sempre tuo padre, dovrebbe essere lui ad accompagnarti all'altare.» mi consigliò nonna. «Sarà mio fratello ad accompagnarmi all'altare, è stato lui ad occuparsi di me per tutti questi anni.» dissi sicura. Lei annuì senza obbiettare. Pochi mesi prima anche Gonzalo mi aveva consigliato la stessa cosa, insistendo anche tanto, però dopo qualche settimana si arrese. Quella sera prender sonno era praticamente impossibile, mezzanotte arrivò in un lampo ed io mi ritrovai sul balcone della mia suite a guarda l'immensa Roma quasi dall'alto. Rimasi lì a pensare fino alle quattro, in testa mi chiedevo se ero davvero pronta per un passo così importante e, di tanto in tanto, il mio pensiero si spostava su come se la stesse passando Gonzalo in quel momento. Mi chiedevo se dormisse, oppure se fosse sveglio a pensare come me. Nonostante mi addormentai alle quattro, già poche ore dopo mi svegliai. Alle otto, infatti, ero già sotto a fare colazione. Presi un cornetto vuoto e del latte e mi accomodai tutta sola ad un tavolo in attesa che qualcuno venisse a farmi compagnia. Quando finii di far colazione ancora nessuno si era fatto vedere e gli invitati sarebbero arrivati solo poche ore più tardi. Uscii dalla sala ed andai alla reception per chiedere se fosse tutto apposto con le camere, avevo una paura tremenda che qualcosa andasse storto. Mentre parlavo con la receptionist, la mia attenzione venne attirata da due figure fuori dall'hotel, rimasi senza parole. A pochi passi da me c'era Gonzalo che parlava con mio padre. MIO PADRE. La persona che avevo esplicitamente detto di non volere lì. Sembravano molto intimi, non sembrava affatto esserci dell'imbarazzo tra i due. Lasciai la reception ed andai fuori. «Gonzalo.» esclamai ferma, ero una furia ma nonostante tutto mantenni la calma. Sapevo benissimo che era stato lui a chiamarlo, poiché più volte mi invitava a rispondere alle telefonate di mio padre o a richiamarlo. «Potevi almeno...» cercai di parlare, mio padre però mi interruppe. «Lui non c'entra niente, sono stato io a chiamarlo.» disse, sembrava sincero. «Papà...» esclamai sospirando. «Io credo che dobbiate parlare, ti porto il bagaglio in camera.» disse Gonzalo, prese la valigia di mio padre ed entrò dentro. «So che non mi volevi qui.» esordì mio padre. «Esatto, allora perché sei venuto?» chiesi abbastanza acida. «Perché sei mia figlia, perché voglio essere io ad accompagnarti all'altare. Perché si, è vero, ho commesso tanti errori, e non c'è un giorno in cui mi maledico per quello che vi ho fatto, ma sto provando in tutti i modi a recuperare. Sono due anni che ti cerco senza sosta e tu non mi rispondi. Perché lo fai Ali?» chiese quasi con le lacrime agli occhi. «Perché quando ero io ad aver bisogno di te tu non c'eri! Quando sono stata ricoverata in ospedale non c'eri, e dov'eri? Con qualche tua nuova fiamma in giro per l'Italia. Mentre io soffrivo, mentre io ero tremendamente giù per aver scoperto di non poter avere figli.» ormai ero in preda all'ira. Lui spalancò gli occhi. Sapeva che ero stata ricoverata ma non delle complicazioni che avevo avuto dopo. «Io non sapevo...» sussurrò quasi. Feci un sorriso amaro. «Beh non importa più ora, è andato tutto per il meglio.» spiegai. Lui annuì. Calò un silenzio tremendamente assordante. Non riuscivamo nemmeno a guardarci.
Splendori ecco a voi un nuovo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate ❤️
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Il mio vizio. || Gonzalo Higuain
FanfictionBastò una notte, una sola, ad incasinare tutto. Lei ricordava poco, lui ricordava forse troppo. Fu passione, odio, amarezza, testardaggine, ancora passione, odio e poi? Forse diventò un vizio? Quasi una dipendenza, si. E come fai a scappare da qualc...