VIII.

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<<Un'ombra?>> Domanda Louis, convinto di non aver sentito bene le ultime parole del mio resoconto.

Dopo la notte insonne che ho passato ho atteso giungesse un orario accettabile per mandare un messaggio ai ragazzi per chiedere di incontrarci al più presto.

Visto il mio vergognoso e sempre presente bisogno di caffeina, ora siamo in una delle mie caffetterie preferite vicino a Piccadilly Circus. Oltre a fare il caffè fatto all'italiana, possiede infinite miscele diverse, provenienti da tutto il mondo e se sei un cliente abituale, come nel nostro caso, i gestori sono sempre così gentili da lasciarci dei pezzetti di croccante, noccioline, cioccolato in accompagnamento alla bevanda.

Il locale non è particolarmente grande e anche se si trova in centro, zona di Londra che non conosce il significato della parola "deserta" c'è sempre posto al banco o in uno dei due tavolini vicino alla vetrina, quando c'è pieno puoi tranquillamente goderti un caffè d'asporto in qualsiasi alta parte di Londra.

<<Si,>> rispondo tornando a concentrarmi sul discorso <<non è la prima volta che si definisce tale, ma solo quando me lo ha ripetuto ieri sera, ha cominciato ad avere importanza.>>

Ho fatto notare durante il mio ragguaglio che non si è mai definita fantasma o zombie o persona-che-invece-di-essere-morta-è-in-qualche-modo-sopravvissuta-ad-una-sparatoria.

Liam sta ascoltando la conversazione ma non guarda in faccia nessuno. Da quando siamo arrivati continua a digitare sullo schermo e bere caffè.

<<È abbastanza strano anche l'altra risposta che ti ha dato "anche dopo la morte possiamo compiere delle scelte.">> Fa notare Zayn, riappoggiando la tazzina sul piattino.

<<Come se lei avesse scelto di non morire ...>> interviene Niall, indossando poi un'espressione sempre più confusa e dubbiosa <<o meglio come se la sua anima avesse potuto scegliere di rimanere qui.>>

<<Magari faceva parte di una religione diversa da quelle conosciute, che permette questo.>> Ipotizza Louis.

Beh se davvero esistesse un credo che permette di poter rimanere su questa terra e andare in giro a fare un po' quello che si vuole, qualcuno può darmi l'indirizzo della sede più vicina?

<<Se avete finito la vostra analisi spirituale il mio contatto fra mezz'ora è disponibile a lasciarci consultare gli effetti personali di Rebecca.>> Liam prende parola per la prima volta e fortunatamente per darci una bella notizia.

Nessuno aggiunge altro e sprecando altri secondi solo per pagare il conto e indossare i nostri giubbetti, raggiungiamo l'ingresso per la metropolitana più vicino e prendiamo il treno per arrivare alla centrale di polizia.

Liam ci spiega, durante il viaggio in treno che il suo contatto, per evitare di farci scoprire, ci farà entrare da una porta di servizio e che abbiamo al massimo dieci minuti in totale.

Tolti un paio di minuti per entrare e uscire ce ne rimangano otto, spero che non ci siano troppi oggetti degni di nota nella borsa di Rebecca il che mi ricorda che mi sorella nella sua borsa ha una pochette di trucco completa. Spero vivamente di no, anche se dubito che alcuni rossetti e mascara possano essere utili per la nostra indagine.

Sul retro un ragazzo dall'aria impaziente, poco più grande di noi attende sull'uscio di una porta che tiene aperte di qualche centimetro.

Liam alza la mano in segno di saluto e il ragazzo risponde per poi spalancare un po' di più la porta e lasciarci scivolare dentro.

In fila indiana lo seguiamo gettando occhiate a destra e a sinistra. Siamo tutti ovviamente spaventati di essere beccati in una centrale di polizia con aria sospetta, spero di riuscire ad uscire di qui senza che nessuno venga a sapere che ci sono entrato, e lo stesso vale per i miei amici.

L'amico di Liam indica una porta, stranamente senza nessuna targa a indicare cosa ci sia dentro, e poi prosegue lungo il corridoio deserto.

Senza esitare entriamo tutti e cinque dentro quello che è un semplice archivio ma con una cassetta di plastica sul tavolo.

Il ragazzo che ci ha portato qui deve aver lasciato la cassetta con gli effetti personali di Rebecca.

Senza troppe cerimonie apriamo la scatola e cinque paia di mani muniti di guanti di plastica presi da un contenitore lì vicino, sono subito al suo interno per estrarne il contenuto ed analizzarlo.

Rebecca, il giorno in cui è stata uccisa aveva con sé una trousse contente assorbenti, un pacchetto di sigarette, un pacchetto di chewing gum, un accendino, portafoglio da donna e un cellulare iPhone 4s nero.

Ignorando i primi quattro oggetti, che non possono darci le informazioni che ci servono, ci concentriamo sugli ultimi due.

Estraiamo dal portafoglio, senza sprecare minuti preziosi, tutto il contenuto e lo fotografiamo con i telefoni per esaminarlo più tardi con calma.

Poi dedichiamo i minuti rimanenti al telefono. Lo prendo in mano e provo ad avviarlo con successo. Spero solo non sia protetto da password altrimenti tanto valeva fosse scarico.

Lo schermo si illumina e mentre sullo sfondo c'è una foto di una coppia, un ragazzo a me sconosciuto e una ragazza, Rebecca.

Quando provo a sbloccare lo schermo però mi viene richiesta una sequenza di quattro numeri per accedere alla Home.

Provo prima con quattro zeri e poi il classico uno due tre quattro ma nessuna delle due è quella giusta. Se provassi ancora probabilmente sbaglierei e bloccherei il telefono, senza contare che il nostro tempo a disposizione è praticamente finito.

Così prima di rimettere il telefono e gli altri oggetti nella scatola, usando la fotocamera del mio telefono faccio una fotografia dello sfondo dell'iPhone di Rebecca.

Se il ragazzo nella foto la conosceva è probabile che sappia qualcosa di lei che né noi né la polizia sappiamo.

Rimettiamo il coperchio sulla scatola e la porta si apre, rivelando l'amico di Liam che ci scorta di nuovo fuori dall'edificio attraverso il labirinto di corridoi tutti uguali.

Ci allontaniamo a passo spedito dalla struttura e troviamo lì vicino un parco e alcune panchine sulle quali prendiamo posto e facendo scorrere le gallerie dei nostri cellulari, esaminiamo il materiale.

<<Allora, nel portafoglio aveva i soliti documenti tra cui la carta di identità, tessera medica, alcune carte prepagate, l'abbonamento della metro, alcuni spiccioli e cosa interessante,>> spiega Louis, mostrandoci una foto in particolare <<settecento sterline in pezzi da venti.>>

<<Strano, perché chi le ha sparato non le ha rubato almeno i contanti?>> Chiede Liam, come se noi sapessimo la risposta.

<<Non ti ricordi?>> Interviene Louis in tono retorico. <<Non era una rapina, nulla mancava dalla borsa di Rebecca.>>

<<Secondo me, se vogliamo venirne a capo possiamo fare affidamento solo sulla persona in questa foto.>> Dico mostrando al gruppo il viso che ho ingrandito del ragazzo accanto a Rebecca.

<<Posso provare a scoprire se è negli archivi della polizia o magari nell'anagrafe, ma se per caso è immigrato o una persona comune proveniente da un'altra parte dello stato non abbiamo molte probabilità.>> Ci avvisa Niall.

Abbiamo davvero poco su cui basarci, spero che la dose di fortuna che ci ha assistito fino a questo momento non smetta di farlo. Ma anche se fosse, cercherò ovunque per scoprire chi è la persona nella foto, chiederò a chiunque. Anche a Rebecca, però non sono sicuro fino in fondo possa rivelarsi una mossa vincente.

Ciao a tutti!

Spero stiate tutti bene, vi lascio l'ottavo capitolo della storia, fatemi sapere cosa ne pensate votando e commentando ;)

Al prossimo venerdi,

Norah.xx

Almost Damned || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora