paradiso.
comincia tutto con le certezze. come quando siamo piccoli e crediamo a tutto ciò che ci dicono i nostri genitori. fino ad un certo punto hai avuto le idee chiare, eri convinta di determinate cose, avevi le tue idee su argomenti importanti, sapevi per certo cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, o almeno pensavi di saperlo. dicevi che la vita fosse bella, che il suicidio fosse una codardia, che non ci fosse niente di coraggioso nel togliersi la vita volontariamente, che il vero coraggio non fosse sfuggire dal dolore finendolo per sempre, che non fosse nel combattere le guerre ma nell'amare anche chi ti aveva fatto del male. conoscevi l'amore, amavi profondamente e non eri capace di odiare per più di qualche minuto, riuscivi a sorridere e ridere di cuore, c'erano delle cose che ti divertivano, trovavi piacere tra le pagine di un libro, o nel carbone sulle dita e su un foglio di carta. conoscevi l'amicizia, chiamavi amici tutti coloro che ti circondavano, ti piaceva uscire, parlare, condividere i tuoi pensieri e le cose che ti passavano per la testa, straparlavi fino a non avere più fiato. urlavi come se non ci fosse un domani.
purgatorio.
qualcosa era cambiato, il mondo in un attimo ti era sembrato leggermente più grigio, le cose avevano cominciato a perdere di colore, hai amato e ti si è spezzato il cuore quando non hai trovato la comprensione che cercavi, quando hai trovato solo tentativi di cambiarti, di farti diventare normale, ma dentro di te sapevi già benissimo che non eri più normale, che qualcosa si era rotto per sempre. hai cercato di capire come e quando, ma non hai trovato risposte, a lungo non le hai trovate, e hai deciso di lasciar perdere, ogni cosa, di lasciar venire le cose, ma non immaginavi quanto male sarebbero andate. vivevi in un limbo in cui nulla era più chiaro, hai perso ogni certezza, ogni pensiero, hai cominciato a scrivere ogni cosa per paura di perderti, di non riuscire più a ricordare chi tu fossi un giorno, ti sentivi vuota, svuotata di ogni emozione e sentimento, le tue risate non erano più autentiche, il tuo sorriso lo sentivi sempre più forzato ogni giorno che passava. illusa avevi pensato che ci potessero essere delle certezze, che qualcosa potesse dirsi per sempre, che certe cose non sarebbero mai finite.
inferno.
eri sul letto. non ti alzavi più, perché non sapevi cosa fare della tua vita. ti trovavi sul fondo dell'abisso, a guardare verso l'alto, verso la superficie, con la certezza che non saresti mai più riuscita a raggiungerla, che non avresti mai più rivisto il sole. quando erano ormai mesi che non sapevi più cosa provare hai ceduto la prima volta, la volta distruttiva, hai preso quella lama e ti sei incisa il braccio fino a vedere il sangue colare, e per la prima volta dopo tanto tempo hai provato qualcosa, non ti importava che fosse solo dolore, ti sembrava di aver ripreso un po' di controllo sulla tua vita. ma non avevi idea di quanto male ti avrebbe fatto quel passo, la vita ti ha distrutta, ti ha levato ogni forza, ti ha piegata e non sei più riuscita a rialzarti, sei arrivata al punto di non volerla più la tua vita, ci sei arrivata così dannatamente vicina talmente tante volte, che quando non ti succedeva di pensare di suicidarti ti chiedevi cosa ti fosse successo, contavi i giorni in cui stavi bene invece di quelli in cui stavi male. non ne hai parlato con nessuno per così tanto tempo che ti ha consumata dentro, ti ha cambiata per sempre, ti ha divorato il cuore, e ti sei persa, per un periodo che ti è sembrato un eternità. la realtà e il sogno si confondevano, uscivi da un incubo notturno per viverne uno nella vita reale, hai perso il sonno per paura, per il terrore di ciò che avresti visto, non sapevi più cosa ti stesse succedendo, continuavi a farti male all'esterno per uccidere il mostro che ti sentivi dentro. hai commesso il crimine peggiore uccidendoti con le tue stesse mani, hai imparato ad odiare con tutto il tuo cuore, e odiavi te stessa per prima, più di chiunque altro al mondo.
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sul fondo dell'abisso. [in versione cartacea ed e-book]
Poetrya volte quando stiamo male le parole sono la miglior cura.