alle volte ci penso, al dolore, e so che un tempo lo desideravo perché era l'unica cosa che fossi capace di provare, e per questo me lo procuravo; ma ora, ora è diverso, riesco a provare altro, ma il desiderio del dolore c'è sempre, questa cosa si è radicata in me, e non vuole sparire. questa mia tendenza all'autodistruzione non ha senso, so solo che non posso fare a meno di pensarlo, di bramare una cicatrice, un taglio, un livido. so benissimo che non è una cosa normale, "non è una cosa condivisibile dalla maggioranza delle persone", che questo mio attaccamento verso il dolore in qualche modo è malato, ma è come se non potessi farne a meno. lo vedo ovunque, in ogni gesto che compio, vedo il potenziale dolore che c'è dietro, e lo vorrei, lo vorrei con ogni fibra del mio corpo, se non fosse che a frenarmi c'è il bene che voglio alle mie persone.
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sul fondo dell'abisso. [in versione cartacea ed e-book]
Puisia volte quando stiamo male le parole sono la miglior cura.