Capitolo tre

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Casa di Laura era un vero disastro da quel indimenticabile giorno. Quello che prima era quasi perfetto si era del tutto sconvolto. Mamma Francesca voleva un bene immenso alla sua bambina, e anche se a volte non lo dimostrava con parole o carezze, gliene voleva, e anche molto. La malattia di Laura ha avuto inizio nel 1995. Due anni prima del suo suicidio. Aveva solo undici anni la piccola Laura. Nonostante i genitori agli occhi di Laura potevano sembrare indifferenti alla cosa, loro si preoccupavano molto per la sua salute. Parlarono con innumerevoli medici per trovare una soluzione, ma la risposta era sempre la stessa "Dipende da lei.". E avevano ragione! La scelta era solo di Laura. Laura aveva scelto quella strada. Laura aveva voluto la sua morte. Tutto era nelle mani di Laura. Se solo avesse pensato più di una volta a quel passo, molto probabilmente sarebbe ancora qui oggi. Mamma Francesca ogni mattina si dirigeva nella stanza della sua piccina, e con la solita frase "Sono le sette, Laura. Svegliati, farai tardi a scuola" svegliava la sua bambina inesistente. Andava poi in cucina e preparava la colazione per esattamente quattro persone: lei, papà Giovanni, il giovane Andrea e Laura. Tutta la giornata si svolgeva come se Laura non avesse mai intrapreso quel tunnel buio senza fine. Mamma Francesca era forse impazzita da quel giorno, ma in fondo la sua non era pazzia, ma solo il bisogno di riavere la sua bambina. Forse Laura non ha pensato alle conseguenze che avrebbe provocato, ma le scene che davanti agli occhi di Laura accadevano, mentre lei ormai era troppo in alto per interagire con loro, erano del tutto drammatiche.

-"Andrea!"- chiamava la madre.

-"Cosa c'è mamma?"-

-"Hai apparecchiato tu la tavola?"-

-"Si, mamma. Me l'ha chiesto papà"-

-"Qui manca un piatto!"-

-"Sono tre mamma."-

-"E Laura? Il suo piatto dov'è?"- urlò.

-"Mamma, Laura non c'è più.."-

-"Stai zitto!"- urlò. –"Tu non sai niente!"- scoppiò in un pianto isterico. Le sue gambe non riuscirono a supportare questo dolore, si inginocchiò come per chiedere perdono ad una cosa di cui però non ne aveva nessuna colpa. Spostò le mani al viso cercando di asciugare le lacrime che non cessavano di uscire. Strofinava sempre più forte fino a graffiarsi il viso. Il giovane Andrea impaurito, e non sapendo cosa fare, chiamò il proprio padre, che corse subito in suo aiuto.

-"Oh no, di nuovo, Francesca?"- disse Giovanni avvicinandosi a lei. –"Smettila di piangere, ti fai solo del male così."- gli diede una mano ad alzarla. Pian piano le gambe di Francesca ripresero forza. Riuscì ad alzarsi nuovamente. Ma il suo dolore non era diminuito, anzi. Più anni passavano e più l'assenza di Laura si sentiva.

-"Dov'è? Dimmi dov'è, Gianni!"- urlò piangendo.

-"Chi, Francesca?"-

-"Laura, dov'è? Dov'è?"-

-"Oh Francesca ti prego!"- l'abbracciò. Forse come non l'aveva mai fatto prima. Le lacrime di Francesca bagnavano la giacca di Giovanni. Si sentivano i suoi continui singhiozzi.

-"Ssh, calmati, Francesca."- cercava di tranquillizzarla. –"Laura sta bene."-

-"Ma dov'è?"-

-"Ma non importa, Francesca! L'importante è che lei stia bene!"-

Questo era quello che il padre Giovanni ripeteva a sua moglie, ma in realtà non aveva ragione. Laura assisteva tutti i giorni alle crisi isteriche della madre, e ogni giorno lei rimpiangeva la sua decisione. Il problema di Laura era quello di non ammettere che i suoi pensieri erano sbagliati. Forse Laura desiderava una seconda possibilità. "A tutti si concede" pensava. E in Laura si generava un forte odio nei confronti della vita e del suo creatore.

In un certo senso lei aveva ragione, ma proviamo a vedere la situazione da un altro punto di vista.

Nel corso della vita di Laura, gli sono state concesse diverse possibilità per evitare la sua morte prematura. Forse Laura non se n'è mai resa conto, ma ciò è avvenuto.

Annalisa parecchie volte ha cercato di far parte della vita di Laura, e tutte quelle volte avrebbero segnato la salvezza di essa. Ma anche tutte le volte che i genitori, Giovanni e Francesca, incitavano la figlia a stuzzicare un po' di cibo, è considerata come un'altra possibilità di salvezza. In fondo la decisione è stata di Laura.

E' inutile continuare a trasferire la colpa del suo suicidio a diverse persone, la colpa è solamente e interamente di Laura. 

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