Capitolo dieci

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Le giornate sulla Terra erano sempre le stesse: troppo dolore da sopportare e troppe domande senza risposte. Mamma Francesca non faceva che rileggere il bigliettino lasciato da Laura, quasi come se ci potesse essere un doppio significato alla frase: "Ho mangiato un pezzo di torta grande, ora devo rimediare". Purtroppo non c'era, così come la sua bambina non c'era più. Non usciva di casa da molto, da quando? Chissà. La casa non si puliva da fin troppo tempo, e si cominciava a notare l'abbandono di tutto, nonostante i piccoli aiuti domestici di Giovanni, che cercava di mandar avanti la situazione. Forse inutilmente.

-"Francesca, ho deciso, adesso basta!"- urlò entrando in camera da letto. C'erano tutte le finestre chiuse, e la moglie nascosta sotto le coperte. Sinceramente, non vi era un grande bell'odore in quella stanza, invasa da polvere e fazzoletti sporchi.

-"Dobbiamo dare una pulita a tutto, e non solo alla casa!"- disse aprendo la tapparella, facendo entrare finalmente la luce del sole, che era stata da troppo tempo esclusa da quella casa.

-"Esci da quelle coperte! Da cosa ti nascondi, amore mio?"-

-"Giovanni mi da fastidio tutta questa luce, ti prego, lasciami dormire!"-

-"Sono le sei del pomeriggio, mia cara, e non hai nemmeno mangiato. Ora basta, per cosa ti staresti punendo? Ti ricordo che non è stata colpa tua. Ricordi cosa dicevano i medici? "Dipende da lei". Persino lo psicologo ha detto che è stata solo una sua scelta. Tu non c'entri, tesoro, quindi alzati da questo letto, allontaniamoci da questo dolore. Vuoi cambiare casa? Se servirà, lo faremo. Qualche sacrificio, e faremo anche questo trasloco, l'importante è vederti vivere di nuovo, Francesca."-

-"Una casa nuova mi ridarà mia figlia? Non essere sciocco."- mormorò da sotto le coperte.

-"Nostra figlia, Francesca."- gli tolse tutte le coperte. –"Era nostra figlia, non tua figlia. Stare sotto le coperte, non servirà a niente, quindi meglio non sprecare anche la nostra vita. Non possiamo morire con lei, cara. Ti prego, fallo per Andrea."-

-"Andrea sta bene."-

-"Non è così, non parla seriamente con noi da anni, e spesso non dorme qui la notte, non è normale per un ragazzo di quasi diciotto anni. Esce con qualche ragazza? Chi frequenta? Noi non lo sappiamo, perché siamo ancorati al ricordo di Laura. Non dico che dobbiamo eliminarla dalla nostra mente, ma dobbiamo imparare a metterla da parte. Siamo ancora vivi, Francesca, dobbiamo accettarlo."-



-"Sono ancora vivi, Nonna Isabella!"- urlò felice Laura.

-"Chi, tesoro?"-

-"I miei genitori! Papà ha ragione, loro sono ancora vivi!"-

-"Certo, tesoro, pensavo che lo sapessi."-

-"Ma non capisci, Nonna Isabella. Loro fino ad adesso, per questi lunghi anni è come se avessero messo pausa alla vita, devono svegliarsi, uscire da questo letargo."-

-"Sono solo in attesa."-

-"In attesa di cosa?"-

-"Del tuo ritorno a casa."-

Era proprio così, le belle parole di Giovanni si persero nel vuoto. Per quanto belle fossero, in realtà non erano in grado di svegliare la madre da quello che la giovane Laura aveva definito un "letargo". Era una punizione. Una punizione per se stessa. Forse avrebbe potuto fare di più per la sua bambina, chissà.

-"Caro amico, mi sono di nuovo illusa. Illusa che mia madre potesse finalmente reagire alla mia perdita, che potesse finalmente sorridere di nuovo, come quando faceva i biscotti al burro. Ma non è andata così."-

-"Ognuno reagisce al dolore, e soprattutto ad una perdita, a proprio modo."-

-"Si, però non può restare sempre così."-

-"Forse non resterà così per sempre. Dai tempo al tempo, mia cara!"- esclamò –"Adesso, seguimi"-

-"Non mi va di rivedere qualche ricordo, sono stanca, non sto risolvendo niente. Mia madre è sempre chiusa in quella stanza."-

-"Dai tempo al tempo, mia cara!"-

Ritornarono in quella strana dimensione, oramai per Laura era diventata "la stanza delle sfere".

-"Mia cara, eccoci di nuovo qua. Non ti sei chiesta come Federico abbia reagito alla tua morte? Ti interessa?"- chiese.

-"Non molto, ma hai suscitato la mia curiosità ora."-

-"Era la mia intenzione, cara!"- prese una sfera azzurrina –"Ti accontento subito!"- e la gettò a terra.

<< Laura non poteva essere morta. Avranno capito male. Non è possibile. Non è vero.

-"Ohi Fede, hai capito un poco? Quella tua vecchia amica tutt'ossa si è lanciata dalla finestra! E' sempre stata una matta, lo avevamo capito!"- disse ridendo Paolo.

-"Ma quindi è vero? Ha lasciato qualche biglietto?"-

-"Mi pare di sì, una mezza cosa"- continuava a ridere.

-"Ma spiegami cosa hai da ridere, cavolo!"- gli diedi uno spintone contro la parete e mi allontanai il più possibile da lui.

-"Annalisa!"- la vidi da lontano. –"Ti prego, dimmi che sai qualcosa di più. Che è successo a Laura?"-

-"Non credevo ti interessasse."- sospirò –"Si è gettata dalla finestra al settimo piano. Ha lasciato un biglietto su cui ha scritto "Ho mangiato un pezzo di torta grande, ora devo rimediare". Che cosa stupida. Io proprio non capisco chi gli abbia messo in testa che era grassa."-

Ero stato io, sono io. Ho ucciso io Laura Giorgini. Sono stato io a dirle che era grassa. Sono stato io! Non facevo che urlare a me stesso. Lo volevo urlare al mondo, ma restavo fermo. Fermo lì. Tremavo dalla paura. Avevo ucciso la mia migliore amica.

-"Stai bene, Federico?"-

-"Si, scusa"- dissi frettolosamente –"e poi che altro ha scritto su quel biglietto?"-

-"Niente, tutto qui."-

-"Non può essere"- >>

-"Si sentiva in colpa."- notò Laura.

-"Beh, superficialmente la colpa è sua."- disse –"Anche se la scelta è stata tua."-

-"Quale scelta?"-

-"Quella di dargli ascolto"- prese una pausa. –"Mentre tua madre continuava ad invitarti a mangiare."-

-"Giusto. In quei momenti, non riuscivo ad ascoltare mia madre. Forse dovevo."-

Sì, forse la piccola Laura doveva dar ascolto a sua madre, ma per quanto noi fingiamo che il parere degli altri non ci tocchi, in realtà sappiamo tutti quanto le parole della gente facciano male ugualmente. Le persone non si rendono conto di quanto le parole facciano male. Spesso le parole conducono le persone alla morte, come nel caso di Laura, o conducono le persone a chiudersi in un mondo proprio, com'era avvenuto ad Andrea. Le persone sono così stupide, credendo di vivere al di sopra di qualsiasi problema, credendo che il dolore non toccherà mai loro. Federico aveva messo al primo posto la compagnia di quei ragazzi, non pensando quali conseguenze le sue parole potevano avere. Poi è avvenuta la morte di Laura, e solo in quel momento i sensi di colpa si sono fatti sentire. Lo hanno avvolto, stringendolo sempre più. Solo in quel momento. Quando Laura, giorno dopo giorno, diveniva sempre più magra, quando scompariva pian piano tra i suoi abiti nei corridoi, non si era mai preoccupato di aiutarla, si è allontanato da lei solo per paura che la compagnia di ragazzi, che aveva scelto, potessero rifiutarlo. Nessuno vuole essere rifiutato, anche se spesso fingiamo che la cosa non ha rilevanza. Tutti vorremmo essere amati ed apprezzati. Forse Federico aveva paura di rimanere solo. 

La solitudine è un qualcosa che nessuno sceglierebbe. 

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