Capitolo quattro

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-"Ti prego."- supplicò Laura.

-"Cosa c'è, Laura? E' successo qualcosa?"- domandò il suo anonimo amico.

-"Ho bisogno.."-

-"Di cosa?"- incitò.

-"Vorrei tornare a casa."- disse tutto d'un fiato.

-"Oh Laura!"- sospirò –"Sai che non è possibile."-

-"Fai un'eccezione, ti prego...per me.."-

-"Per te? Laura, qui sono ospitate persone che sono state uccise davanti ai proprio figli, altre che sono state investite la notte di Natale mentre tornavano a casa, altre morte di cancro, e secondo te, se io avessi la possibilità di far tornare un'anima in vita, sceglierei te?"-

-"Hai ragione..scusa.."- abbassò lo sguardo, vergognandosi quasi di quel che aveva appena proposto.

-"Ora torna dagli altri."-

Laura senza dire altro, si voltò, avviandosi pian piano fuori da quella dimensione, ma improvvisamente si fermò sotto l'arco della porta.

-"Anche tu m'incolpi della mia morte, giusto?"- gli urlò contro. –"Anche tu pensi che sono stata una bambina viziata, che aveva amici quante ne voleva, e che sono stata così stupida per rendersene conto, giusto? Ebbene sì, è così. Sono stata una stupida, lo sono stata, e non poco. Ho respinto Annalisa senza un motivo, ma io avevo un motivo per aver deciso di gettarmi giù, e ce l'ho ancora!

E tu, "signore delle prove", saprai cosa ho dovuto patire io durante quegli anni, quindi sei pregato di non giudicare. E se pensi che io abbia cambiato idea, e che voglia avere un'altra possibilità, ti sbagli!"- e se n'è andò.

Il narratore e i lettori, sanno però che Laura aveva appena mentito. Lei desiderava con tutta la sua anima di avere una seconda possibilità, e di poter riabbracciare la madre dicendogli "Ora sono qui, non me andrò mai più". Purtroppo l'orgoglio di Laura era indistruttibile, ma già il fatto che ella si sia resa conto che aveva sbagliato a respingere Annalisa, è un grosso passo, e per adesso possiamo accontentarci.

Laura non trovava pace. La sua mente non faceva altro che pensare a sua madre. Era troppo forte quel desiderio di dirgli "Oh no, non piangere, mamma". Ma purtroppo era costretta a vedere sua madre piangere tutti i giorni per lei. E quasi pensava "Non merito il suo pianto".

L'anonimo amico, pentito del suo comportamento nei confronti di Laura, tornò da lei per chiederle sinceramente perdono. La piccola Laura era stesa su una bianca nuvola, ad aspettare il suo triste destino. Il suo compito ormai era solo quello di guardare l'angoscia dei suoi, nient'altro. Pensava che si trattava di una punizione troppo severa per lei. A volte la sfiorava anche l'idea che meritasse tutto ciò.

-"Laura, ti chiedo scusa. Penso di aver esagerato. E mi dispiace."- disse.

-"Non devi chiedermi scusa, sono io che devo scusarmi, e non solo con te, purtroppo"- rispose Laura, continuando a guardare sua madre. Era così lontana da lei. Così lontana per poterla abbracciare, e stringere a sé. Laura arrivò a pentirsi di tutte quelle volte che aveva respinto l'abbraccio di sua madre. Tornava a casa sempre con l'umore a pezzi, tanto da respingerla ogni volta. Ora, invece, desiderava abbracciarla come non mai, rassicurarla che la colpa era solo di sé stessa, e non sua. 

Non piangere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora