Capitolo Tredici

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-"Risponde la Segreteria della Famiglia Giorgini! Probabilmente non ci siamo, quindi lasciate un messaggio, e vi richiameremo!"-

-"Salve, signora Giorgini, sono la Vicepreside, volevo avvertirla che se suo figlio Andrea continua ad assentarsi, non verrà ammesso all'Esame di Stato. La prego, venga al più presto a parlare con i professori. Arrivederci."-

Mamma Francesca era in casa. Ma non rispondeva al telefono da molto tempo. Lasciava questi incarichi al marito. Restava tutto il giorno sotto le coperte, nella stanza da letto. Qualche volta andava a tavola a mangiare, ma solo se era apparecchiata per quattro persone. Passava la giornata a fare nulla, nemmeno a piangere più. Persino le lacrime erano finite. Guardava i vecchi album di foto, o quei filmini, che col tempo si rovinano negli scatoloni in soffitta. Trascorreva la giornata a farsi del male, continuamente e costantemente. Il rapporto tra Laura e sua madre non era uno dei migliori. Infondo, non credo nemmeno nei rapporti genitoriali perfetti. Tra madre e figlia ci sono sempre delle divergenze, e man mano che l'età diventa più importante si fanno sempre più sentire.

Mamma Francesca credeva che avrebbe potuto fare di più, credeva che avrebbe dovuto capirlo prima che Laura stava pensando di morire. Era un pensiero che la seguiva, la perseguitava ovunque. Viveva accanto a quel dolore e a quel senso di colpa, tutti i giorni. Il suo dolore si era inizialmente dimostrato soltanto con la negazione, poi col tempo ha cominciato a placare la sua voglia di vivere.  Però non decideva mai di porre fine veramente alla sua vita, perché è come se per lei quell'esistenza costruita sul dolore e sulla sofferenza fosse la punizione adatta per una madre stata poca attenta.

Papà Giovanni rientrò in casa, erano le dieci di sera, e ovviamente non vi era né vista né odore di una cena calda che lo aspettasse. Le luci erano tutte spente, e le finestre mai state aperte. Andrea non era neanche quella volta tornato a casa. La lucina rossa del telefono fisso catturò la sua attenzione.

-"Salve, signora Giorgini, sono la Vicepreside, volevo avvertirla che se suo figlio Andrea continua ad assentarsi, non verrà ammesso all'Esame di Stato. La prego, venga al più presto a parlare con i suoi professori. Arrivederci."-

Giovanni, accecato dalla rabbia, salì velocemente le scale, e aprì burrascosamente la porta della camera da letto.

-"Andrea non sta andando più a scuola, tu lo sapevi?"-

Francesca non rispose, e non si scostò dalla sua comoda posizione sotto le coperte.

-"Non rispondi nemmeno più?"- chiese agitato. –"Pensi di risolvere qualcosa così? Abbiamo già perso una figlia, Francesca, vogliamo perdere adesso anche Andrea? Ottima scelta, cara!"- si allontanò, sbattendo forte la porta. Scese frettolosamente di nuovo le scale, e abbandonò quella casa. Iniziò a camminare per le strade del quartiere, oramai vuote. Vi erano solo i lampioni illuminati a fargli compagnia, mentre pensava e ripensava a cosa fare per poter dare una svolta a questa situazione, che per troppi anni era rimasta congelata.

-"Laura"-

-"Amico Anonimo lasciami sola."-

-"Non mi hai più cercato per continuare la terapia."-

-"Non voglio la pace interiore."-

-"Perché, Laura?"-

-"Finché i miei genitori non trovano la loro, io non mi sposto da qui. Ho bisogno di vedere cosa fanno."-

-"Non possono colmare il vuoto che gli hai rimasto."-

-"Ci sarà un modo, amico mio"-

-"Non c'è un modo per colmare il vuoto di una perdita. Ciò che è perso, non può essere ritrovato."-

-"Devono affrontare la cosa, andare oltre la perdita. Sono passati più di otto anni, e sono più di otto anni che seguo la tua terapia, che non mi è servita per rimediare, in alcun modo!"-

-"La mia terapia non serve per rimediare agli errori che fate."-

-"Illuminami, saggio amico! A cosa mi serve questa terapia?"-

-"Ti porta al pentimento."-

-"Io sono già pentita, Amico Anonimo"-

-"Lo so, ma non sinceramente."- disse –"seguimi, cara"-

Tornarono in quella dimensione, ma le sfere non c'erano più. Vi era un silenzio strano, il silenzio non era una caratteristica di quel luogo.

-"E le sfere?"-


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