Laura non conosceva veramente il suo amico d'avventura, non conosceva la sua storia, e non conosceva nemmeno il suo nome. Inizialmente non ci aveva dato molto peso, ma conoscendo adesso questo uso di presentarsi, era nato in lei un grosso punto interrogativo.
Si avvicinò a lui, e disse: -"Ciao, sono Laura, e ho deciso per me stessa!"-
-"Si, lo so. E' molto originale la tua maniera di presentarti, e anche molto coraggioso, mia cara. Complimenti."-
-"E tu?"-
-"Io non ho un nome."-
-"E' impossibile, perché non vuoi dirmelo?"-
-"Ti prometto che non nascondo niente."- disse. –"Ho un ruolo importante da queste parti, e mi chiamano tutti "Amico Anonimo", me lo hanno dato loro un nome."-
-"Loro chi?"-
-"Le anime. Le anime mi chiamano "Amico Anonimo", perché sono colui che non ha nome, ma pur sempre una figura amica. Aiuto tutti loro a trovare una pace interiore in questa dimensione."-
-"Sei il creatore?"- chiese agitata –"Dovrei inchinarmi? Perdonami se ho alzato la voce qualche volta con Lei, Signore."- si inchinò, scusandosi.
-"Prima cosa: il Signore non vuole inchini o cose del genere. Seconda: il Supremo non si mostra mai, non ha una figura umana, è in ogni cosa, mia cara, Lui è Luce, Lui è Purezza. Io sono un'anima come le altre."- spiegò ridendo.
-"Come mai non hai un nome?"-
-"Ciao, io sono Amico Anonimo, e mia madre ha deciso per me."-
Amico Anonimo non aveva un nome, né un'età esprimibile in anni. Girovagava tra le bianche nuvole con una figura umana che non le apparteneva, lui non aveva un volto, né un sorriso. Lui era solo un embrione, quando la madre decise di porre fine alla gravidanza.
-"Non attribuisco nessuna colpa a mia madre, Laura. Era una ragazzina di quindici anni, gli avrei solo rovinato la vita. Quando sono arrivato qui, ho scoperto la dimensione dei ricordi, e solo così ho potuto capire i fattori che hanno condotto mia madre a quella scelta. All'inizio odiavo mia madre, non mi aveva dato neanche una possibilità, non mi aveva dato la possibilità di avere un volto, un nome, niente. Sono stato in terapia come te, e finalmente, alla fine del mio percorso, ho capito che, anche se il mio soggiorno sulla terra è durato pochi giorni, o poche settimane, aveva avuto comunque una grande importanza per mia madre. Ero nei suoi pensieri sempre, e anche in tutti i suoi pianti notturni. Ora ha ben cinque figli, e una ventina di nipoti. Decise di accogliere qualsiasi figlio che arrivasse, senza considerare mai nessuno di loro un errore. Spesso le sfiorava alla mente la possibilità che ogni bambino che nascesse dal suo grembo potessi essere io. Il bambino senza nome. A volte la odiavo perché pensavo che avrebbe potuto almeno farmi nascere, e lasciarmi a qualche altra famiglia. Ma i genitori non glielo avrebbero concesso, e inoltre le ragazze-madri a quei tempi non venivano molto ben viste. Alla fine, sono arrivato alla consapevolezza, che non sarebbe esistita altra persona al mondo che mi avrebbe amato come lei. Ero nulla quando me ne andai, eppure lei a distanza di più di sessant'anni pensa ancora a me. Mi vuole bene, lo so, e io ne voglio a lei. Pensa a quanto fortunata sia stata tu, ad aver almeno una volta assaporato l'abbraccio di tua madre. A me non è stato concesso, però le voglio bene ugualmente. E' solo grazie alla terapia che sono l'uomo che oggi sono, per questo mi occupo io delle terapie che le anime devono affrontare, perché è solo un'anima che non hai mai veramente vissuto che può far capire e trasmettere il valore della vita stessa."-
Laura non aveva forse mai veramente capito il valore che la sua vita aveva. Il valore che aveva per lei, ma anche per gli altri. Ogni giorno che passava, conosceva sempre più anime, e ne era entusiasta, perché ognuna di loro aveva una storia e un messaggio da trasmettere. Loro non facevano altro che insegnarle come la vita fosse importante, e come in un attimo può essere strappata via.
-"Vorrei ricominciare la terapia, Amico Anonimo."-
-"Noto con piacere che stai riconsiderando il metodo terapeutico."-
-"Le anime, nonostante i tanti motivi che avrebbero per voler continuare a vivere, stanno bene in questa dimensione. Vorrei trovare anch'io questa pace interiore, per spegnere il senso di colpa che mi sta distruggendo."-
-"Mia cara, per trovare la pace, la terapia potrà esserti d'aiuto. Il senso di colpa che nutri nei confronti dei tuoi cari, farà parte di te per sempre."- spiegò –"Anche se il mio odio nei confronti di mia madre si è spento ormai da tempo, in lei non è mai morto quel dolore che l'accompagna, e l'accompagnerà per sempre."-
-"Come faccio a trovare la pace con questo nodo allo stomaco?"-
-"Ti abituerai."- disse –"Quando sarai pronta a ricominciare la terapia, cerca tra le anime l'Amico Anonimo!"- sparì tra le nuvole, con un bel sorriso.
Laura non riusciva a sorridere all'idea di non poter scacciare quel dolore imminente che l'avvolgeva. Il dolore era un tornado di emozioni, anche il ricordo più felice alla fine diventava un motivo su cui piangere, perché oramai faceva parte del passato. Bisogna vivere il presente, perché il passato già appartiene alla morte. Ma Laura non aveva più un presente, e nemmeno un futuro, ma solo il passato. Apparteneva anche lei alla morte, ora.
Non tornò dal suo amico senza nome, e si allontanò dal resto delle anime. Rimase ferma su una nuvola bianca, per tanto tempo. Non importava il tempo che passava, "Non esiste il tempo qui", pensava, "per i morti il tempo è già finito". Si allontanò da tutto ciò che la circondava, si isolò nel suo dolore, senza uscire mai. Guardava il suo bel papà piangere nel suo studio. "Si sente solo", ripeteva a se stessa, "Dovrei essere lì", e poi subito dopo "Ti prego, non piangere anche tu, mi dispiace, papà".
"Non volevo tutto questo"
"Credevo di fare un piacere a tutti voi, andando via."
"Ero solo un peso per tutti voi"
"Ti prego"
"Sono stata una stupida"
"Non credevo che la mia morte avrebbe avuto tutte queste conseguenze"
"Scusa" "Scusa" "Scusa" "Scusa" "Scusa" "Scusa" "Scusa"
Un flusso di pensieri che l'attraversavano senza un fine, senza un'interruzione. Emozioni diverse che si incontravano e si mescolavano in un pianto dolce, a volte disperato. L'impossibilità di poter fare qualcosa, la bloccava lì per sempre. Persa nel suo dolore, e avvolta dai sensi di colpa.
-"Laura"-
-"Nonna Isabella, lasciami sola."-
-"Stai cercando di ucciderti di nuovo?"- chiese –"Non penso che si possa fare di nuovo, cara."- rise.
-"Voglio solo restare sola, Isabella."-
-"Resto a farti compagnia, se vuoi, provo a farti sentire meglio."-
-"Non voglio, grazie. Lasciami sola."-
Allontanava di nuovo tutte le persone che le volevano bene. Cacciava le persone che potevano salvarla, rifiutava qualsiasi persona che le porgeva la mano per rialzarsi da quella pozza di dolore, prima che potesse cadere di nuovo. Adesso le importava ancora meno di cadere, perché Laura era già caduta. Si era già gettata da quella finestra. Non voleva l'aiuto di nessuno, lei voleva respirare solo quel dolore. Schivando qualsiasi forma di felicità.
"Ho lasciato i miei genitori da soli per troppo tempo, adesso li accompagnerò nel loro dolore, per sempre se sarà necessario".
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Non piangere.
General FictionIspirato da un dimenticato articolo di giornale. Corriere della Sera, 1997. #16 in NARRATIVA GENERALE 16/04/17 #18 in NARRATIVA GENERALE 13/04/17 #24 in NARRATIVA GENERALE 10/06/17 #38 in NARRATIVA GENERALE 08/06/17 #61 in NARRATIVA GENERALE 07...