- Potrebbe ripetere? -
- Dicevo, signor Mendes, ... - Iniziò il giornalista.
- Mi chiami Shawn, il Signor Mendes è mio padre - Sorrisi imbarazzato.
- Shawn, ti chiedevo un attimo fa se il successo avuto, prima con Vine e poi nelle classifiche mondiali, ti avesse in qualche modo impedito di vivere e di sentirti come qualsiasi altro ragazzo di 18 anni. Insomma un percorso così frenetico lascia spazio ad altro oltre che alla musica? Non è forse solitaria la vita dell'artista? E poi: troveresti più semplice portare avanti una relazione stabile con una coetanea magari all'esterno del mondo dello spettacolo oppure il tuo "più uno" potrebbe essere una collega? -
Le domande rimbombavano nella mia testa e non potevo fare a meno di pensare a Lauren, alle sue dita affusolate, alle mie mani tra i suoi capelli ramati. Era durata così poco. Eppure l'avevo amata e forse una parte di me la amava ancora.
"Non ce la faccio, Shawn. Non riesco più a correrti dietro. È così stancante. Ho 17 anni, la scuola, la domanda per il college. E tu non ci sei mai"
"E tu non ci sei mai". Riuscivo ancora a sentire i miei occhi inumidirsi e la mia vista offuscarsi, il rumore del mio cuore che si spezzava.
Tornai con i piedi per terra, a Londra, in quella stanza d'albergo, con Roger Simmons del Guardian che mi fissava confuso, chiedendosi se stessi evitando di ascoltarlo di proposito.
- Sono tante domande, Roger. Ho avuto un'infanzia bellissima e il successo mi ha permesso di coltivare i miei sogni e, con tanto impegno, di farne un mestiere. In cambio, sono dovuto crescere un po' più in fretta dei miei coetanei e secondo me ne è valsa la pena. Lo capisco ogni volta che sento i miei fan cantare insieme a me, le nostre voci insieme danno un senso ad ogni cosa, anche alle rinunce. Magari ho saltato qualche gita scolastica e non sono entrato nella piscina della scuola di notte con i miei amici solo per fare un bagno, però non cambierei nulla della mia vita -
- Non ho speranze di strapparti qualcosa sulla tua vita sentimentale, giusto? - Simmons rise.
- Non che ci sia qualcosa da dire - risi nervosamente a mia volta - ma preferisco tenere separate le due cose: al pubblico il pubblico, al privato il privato -
L'intervista finì ed io non riuscivo a fare a meno di credere che ci fosse ben poca verità nelle mie parole. Forse, fossi tornato indietro, qualche cosa l'avrei cambiata: non la musica e sicuramente non i fan, ma magari mi sarei ritagliato qualche spazio in più, giusto per respirare un po'. Il tour europeo è stato incredibile, ogni tappa, ogni persona che ho incontrato. Sono cresciuto così tanto. Ho lavorato così tanto. È stato come ricominciare ad andare in bicicletta: sai di saperlo fare, hai un po' di paura di cadere, ma alla fine ti accorgi che non ricordavi quanto fosse meraviglioso.
L'inverno è stato difficile: la chiusura con Lauren e prima di quella i litigi, le lacrime, gli incubi. Non era rimasto niente della spontaneità dei primi tempi, della persona solare di cui mi ero tanto innamorato e di come mi facesse sentire leggero. Era svanito tutto un giorno di novembre come tutti gli altri, un giorno grigio passato mano nella mano in spiaggia con la coperta e il giubbotto pesante. E l'ennesima discussione, una conferenza stampa il giorno della festa del diploma, ha fatto implodere il nostro amore, l'ho visto sparire dai suoi occhi come risucchiato dall'ennesima mancanza. Lei voleva di più, lei MERITAVA di più e io davvero non sapevo cosa fare.
Volevo urlare, le dissi che non poteva finire così, non per una stupida festa, che avrei annullato tutto.
"Non puoi. E non potrai mai. Perché io vengo dopo. Vengo dopo Katie di Auckland, Ashley di Manchester, Josh di Tokyo e tutti gli altri ragazzini urlanti che acclamano il loro idolo. Io sono stanca dei concerti, dei tour, dello studio di registrazione, delle canzoni. Io odio la musica, odio dover rispondere ai tuoi fan che siamo amici, odio leggere di te nelle riviste"
Non capivo cosa stesse succedendo, perché mi urlasse addosso con tanto disprezzo.
Lei amava la musica: ascoltava Taylor Swift mentre faceva i compiti di inglese la prima volta che la vidi tra la folla della mensa affollata del liceo Pine Ridge, le cuffiette nelle orecchie e le unghie smaltate di rosa chiaro. Non l'avevo mai vista così, perdere il controllo a cui era tanto legata, scomporsi in quella maniera, urlare in pubblico. Lauren era estremamente educata, contenuta, seria. Forse in questo eravamo uguali.
"Rilascerò un'intervista... dove dirò... sì, racconterò di te e..." Balbettavo. Non riuscivo a pensare. Avevo il viso in fiamme.
"Sai che non è quello che voglio"
"E ALLORA COSA VUOI?" Sbottai, non ce la facevo più, ma cercai di tornare in me "Dimmi cosa vuoi che faccia perché non vedo il punto di questa discussione. Eravamo d'accordo nel tenere privata la nostra relazione. Tu non volevi giornalisti fuori casa e io non volevo dare spiegazioni. Cosa c'è allora? Perché tutto questo? Ci stavamo divertendo, mi sono perso così tante cose e voglio che mi racconti tutto. Torna a sederti qua Elle, per favore"
"No, Shawn. Basta prenderci in giro: chiudiamola qua. Devo pensare al mio futuro e tu non puoi darmi quello di cui io ho bisogno, lo sappiamo entrambi. L'anno prossimo parto per Stanford. E io non voglio vedere il mio ragazzo solo a Natale. So che la musica è una cosa seria per te, ma io ho bisogno di stabilità, ho bisogno che qualcuno stia dietro a me per una volta... - Fece una pausa - Prova almeno a capirmi. Sapevamo che non sarebbe durata, non con il tuo lavoro, io sogno ben altro. E non sono pronta a rinunciare"
Mi guardò un'ultima volta prima di andarsene, gli occhi glaciali di chi sa trattenere le lacrime. La giacca a vento bianca aperta svolazzava dolcemente in balìa della brezza del mare, il cappuccio tirato su. Ed io non dissi nulla. Forse perché sapevo che aveva ragione, perché mi ero già arreso molto tempo fa, perché non ce la facevo più a portare il peso della sua disapprovazione, a deluderla sempre. Rimasi su quella spiaggia tutto il giorno, in silenzio, le mani nella sabbia, senza nemmeno accorgermi che il sole era tramontato.
Mi restava solo il ricordo dei tuoi occhi verdi, indelebile, stampato nel mio cuore, come se qualcuno ne avesse annerita una parte quando tu mi hai lasciato solo.
Pensavo a questo sull'aereo verso casa, verso Pickering, pensavo a lei, lei che abitava a due passi da me, alla sua casa di mattoni rossi e alle pietre squadrate del suo vialetto. E mi addormentai.
***
Ciao! Sono Roselisa e sono nuova sulla piattaforma Wattpad!
Mi scuso in anticipo per gli errori, ma è la prima volta che scrivo qualcosa che non sia la lista della spesa ahahah
Spero che questo primo capitolo, anche se breve, vi possa piacere e se fosse così lasciatemi una stellina!
Spero che i successivi capitoli escano meglio!
Ringrazio chiunque abbia creato la gif!
P.s. La foto della copertina l'ho scattata io!
Se ve lo stavate chiedendo, sì, ho finito con i punti esclamativi...
Shawn sei bello
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Do I Ever Cross Your Mind? || Shawn Mendes ||
FanfictionUn ragazzo si innamora di una ragazza, semplice. A volte però il passato è più presente di quanto vorremmo, a volte l'amore non basta e anche la magia più bella si spegne sotto il peso della vita vera. Forse lei non era poi così speciale, forse lui...