- Non ti ho mai vista da queste parti... Nuova arrivata? - Le chiesi allungandole una mano per aiutarla ad alzarsi.
- Più o meno - Rispose afferrandola.
Il contatto con le sue mani mi trasferì una leggera scossa, quasi impercettibile, che mi attraversò il corpo dai polpastrelli delle dita alle ginocchia che tremarono lievemente.
- Scusa... - Rise - Dev'essere il ventilatore, mi fa venire i capelli elettrici - Si aggiustò la gonna con le mani.
Ci girammo contemporaneamente verso il bancone: il ventilatore era spento, doveva aver urtato la spina cadendo. Feci spallucce.
- Vuoi metterla a lavare quella? - Solo allora mi ricordai di avere ancora in mano la camicia sporca di vodka alla menta. - Meno di decina di minuti nell'asciugatrice e te la potresti anche rimettere -
- Si, certo, grazie - Le sorrisi allungandole la camicia, i nostri polsi si sfiorarono appena ed ecco un'altra scossa.
- Dev'essere l'aria - brontolò tra sé e sé sparendo dietro uno scaffale.
La seguii con lo sguardo e la intravidi dal vetro che separava la tavola calda dal locale lavanderia fermarsi davanti ad uno specchio per sistemarsi i capelli: li sciolse tirando velocemente il nastrino e cercò di compattarli con le mani per riuscire a non fare scappare nemmeno una ciocca; quando ebbe finito spostò il mento a destra e poi a sinistra e si portò entrambe le mani al viso come se cercasse di distendere la pelle, ma il risultato evidentemente non fu quello che sperava perché disse qualcosa al suo rifesso e tornò indietro sbuffando infilandosi in quella che probabilmente era la cucina.
Mi sedetti ad un tavolo nell'angolo ed il divanetto di pelle fece uno strano rumore a contatto con i jeans. Presi il telefono e scrissi due righe a mia madre:
"Sto bene. Rimango fuori ancora per un po', ti prego non mi uccidere. Ti voglio bene"
Lo lesse all'istante e probabilmente tornò a dormire, ringraziando il cielo che aveva solo un figlio irresponsabile.
- Vuoi del caffè? - Mi urlò una voce da dietro il bancone.
- Si, magari! - Risposi. Non mi piaceva neanche il sapore, però volevo stare sveglio.
Sentì i suoi passi veloci attraversare la sala e alzai lo sguardo per incontrare il suo. Quando successe, fece cadere la tazza.
- Giuro che non mi capita mai, solitamente non sono così maldestra - Sospirò arresa andandone a prendere un'altra mentre io raccoglievo i cocci.
- No, guarda lascia stare, ti taglierai... - Ormai li avevo tirati su tutti.
Mi versò il caffè e ad un tratto mi ricordai dell'anellino che avevo in tasca dalla sera precedente.
- Ehi! Questo deve essere tuo! - Glielo porsi.
- Tienilo - Sorrise. - Io non me ne faccio nulla e poi avevamo fatto uno scambio equo -
- Credo che stia meglio a te, in fin dei conti -
- Se penso a quanto hai insistito per averlo... - Scoppiò a ridere portandosi le mani alla bocca, aveva lo smalto nero tutto sbeccato.
Abbassai lo sguardo imbarazzatissimo.
- Ehi, non fare così - Rise di nuovo - Eri carino... Non ti ricordi nulla? - Ora era rossa lei.
- Poco e niente... Ero parecchio pieno - Mi grattai la nuca, le guance mi andavano a fuoco.
Si guardò intorno per controllare che tutti i clienti fossero a posto poi si sedette sul divanetto di fronte al mio e cominciò:
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Do I Ever Cross Your Mind? || Shawn Mendes ||
FanfictionUn ragazzo si innamora di una ragazza, semplice. A volte però il passato è più presente di quanto vorremmo, a volte l'amore non basta e anche la magia più bella si spegne sotto il peso della vita vera. Forse lei non era poi così speciale, forse lui...