-Capitolo 6-

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Buonasera bimbe. Innanzitutto io e Roberta ci scusiamo per il ritardo ma i vari impegni non ci hanno lasciato tregua. Questo capitolo ci ha impegnate molto,ma speriamo che vi piaccia. Volevamo ringraziarvi per gli apprezzamenti che fate a questa storia che vi assicuriamo sta entrando nel vivo. Ci sarà da ridere,soffre,gioire e piangere, ma soprattutto sarà una storia che porterà voi stessi a pensare quanto l'amore possa vincere su ogni cosa. Buona lettura e a presto con il prossimo capitolo.❤


Claudio
È una mattina uggiosa, il sole si nasconde tra le nuvole grigie che non promettono nulla di buono e nell'aria l'odore della pioggia si fa sempre più inteso. Siamo in piena estate,il mese di Giugno si sta quasi per concludere,eppure questa sembra una tipica giornata d'autunno. Forse anche il tempo si sente come me, nebbioso e freddo,senza alcuna voglia di manifestare tutta la luce e il calore che potrebbe dare. Mi giro e rigiro nel letto incapace di trovare una posizione, sento la sveglia suonare ma non ho neanche la forza di stendere un braccio per spegnerla così sprofondo con la testa sotto il cuscino e con le mani lo comprimo sulle mie orecchie in modo da non sentire più quel suono fastidioso che mi avverte che la giornata è iniziata e devo andare a lavoro. Ma lei,temeraria,continua a suonare fino a farmi perdere la pazienza,tanto da farmi alzare come un pazzo dal letto e staccare direttamente la presa dal muro. Entro in bagno e mi sciacquo il viso per poi restare a fissarmi allo specchio. Sembro uno zombie. "Che cosa stai facendo Claudio?", chiedo al me stesso riflesso davanti a me aspettando che questo mi risponda e mi consigli cosa fare della mia vita che non so più come gestire. Mi asciugo la faccia e mi dirigo verso la cucina passando per il corridoio letteralmente invaso da vestiti sparsi qua e là che finiscono in prossimità della camera di Paolo. Di sicuro avrà fatto baldoria con qualche tizio conosciuto in un locale e che non vedeva l'ora di portarsi a letto. Apro il frigorifero credendo di trovare il mio solito yogurt mattutino ma invece mi ritrovo davanti al nulla cosmico. È impressionante come anche un frigo sia una fedele rappresentazione del mio stato d'animo. Non ne ho mai visto uno così vuoto. Mi guardo intorno alla ricerca di non so nemmeno io cosa fin quando i miei occhi si posano su un biglietto lasciato sul tavolo. " Sono andata al supermercato a comprare qualcosa di commestibile per fare una colazione decente visto che qualcuno di cui non faccio il nome, PAOLO, ieri era troppo occupato a fare il galletto e si è dimenticato di fare la spesa. Se ce la fate aspettatemi altrimenti arrangiatevi da soli. Baci baci, Rosi". Scoppio a ridere leggendo quelle righe,non perché ci sia scritto qualcosa di così divertente,ma perché ho degli amici davvero folli. Ogni giorno penso a quanto io sia fortunato ad averli,perché con loro non ci si annoia mai,riescono a mettermi il buon umore anche solo con uno sguardo,qualsiasi stronzata io voglia fare loro sono già lì, pronti ad assecondarmi, più matti di me. Sono davvero fantastici. E se Paolo è il fratello con cui condivido le migliori e peggiori avventure, Rosita è la sorella che la vita non mi ha dato ma che io mi sono preso. Lei è diversa, ci conosciamo praticamente da una vita,andavamo perfino a scuola insieme e dire che ci vogliamo bene è riduttivo. Non so come spiegare il mio rapporto con lei,a volte credo che mi legga nella mente perché non ha bisogno di sentirmi parlare per capire cosa mi succede,lo capisce e basta. Non mi ha mai riempito di domande,nemmeno quando le domande erano davvero necessarie,è sempre rimasta al suo posto e, ogni volta che la situazione lo richiede,aspetta che sia io ad andare da lei e a parlare. E io non smetterò mai di ringraziarla per questo. Torno in camera a vestirmi, per quanto voglia aspettare Rosita e fare colazione con lei si è già fatto tardi, per cui mangerò qualcosa strada facendo. Infilo costume e pantaloncini e mentre cerco una maglietta nei cassetti,il mio cellulare squilla. Magari è lei che vuole sapere se l'aspetto a casa. E invece no. Non è Rosita. Né mio padre o mia madre o mio fratello. Non è nemmeno nessuno dei miei amici. È l'unica persona che speravo non fosse,l'unica persona che speravo capisse e rispettasse il mio silenzio di questi giorni,l'unica persona che non ho voglia di sentire. Lascio squillare il telefono fino alla fine e non rispondo. Non è la prima volta che lo faccio. Va avanti così da settimane, lui che mi chiama e io che non rispondo,lui che cerca di parlarmi e io che lo ignoro,lui che vorrebbe delle spiegazioni e io che non sono in grado di dargliele, lui che vorrebbe delle risposte e io che di risposte non ne ho nemmeno mezza.
So perfettamente che prima o poi dovrò affrontarlo, so che arriverà un giorno in cui dovrò fermarmi e smettere di scappare ma la verità è che io non sto scappando da lui o dalla situazione, ma da me. Io sto scappando da me stesso. Scappo dalla mia incapacità di manifestare affetto,dalla mia difficoltà nel dare amore, dalla paura immensa di riuscire ad amare davvero qualcuno ma non essere in grado di dimostrarlo. Molte volte mi hanno detto che non so amare,molte volte mi hanno detto che il mio modo di amare è sbagliato. Ma non è vero. Io so amare. Forse amo in un modo tutto mio,ma so amare. Ma fa male quando vieni messo in dubbio pure dalla persona che ti sta accanto,fa male quando pensi di aver dato davvero tanto e invece ti rendi conto che per l'altro è poco,quasi niente. Fa male quando ci metti il cuore e questo nessuno lo capisce. Le etichette danno fastidio sui vestiti,figurativi sulle persone. Per questo ho sempre protetto il mio cuore da tutto e tutti,per questo faccio fatica a lasciarmi andare,perché le cose si fanno o con amore o niente. E io,pur di non soffrire,ho sempre scelto il niente. Stavolta credevo di aver trovato una persona adatta a me,al mio modo di essere, una persona che non chiede e che non pretende,una persona che avrei potuto amare a modo mio senza ferirla. Credevo di esserci riuscito e invece,quando la vita mi ha messo davanti a delle scelte, io ho continuato a scegliere il niente. Forse non sono pronto,forse non ne vale la pena, forse non posso scegliere l'amore se non l'ho ancora trovato. Ma come si fa a dire a una persona che ti ama, con cui stai da tempo e con cui progetti un futuro, che non la ami? Il telefono squilla una seconda volta,e una terza,una quarta,ma io rimango lì,fermo e immobile,a fissarlo fino al comparire della scritta 'chiamata persa' sul display. Anche se volessi rispondergli non saprei che dirgli. Metto la prima maglietta che mi capita sotto mano,prendo il mio zaino e vado a a lavoro. Cammino per la strada controllando l'ora e mangiando un cornetto. Ho davvero comprato qualcosa in un altro bar pur di non passare dal chiosco e vedere Mario. Già, Mario. Perché adesso dovrei parlare anche con lui, come se non bastassero tutti i miei casini. Ma cosa dovrei dirgli? Che ieri sera mi sono fatto prendere dal panico e non ho avuto la forza di baciarlo? Che se lo avessi fatto non sarebbe stato giusto per lui? Che non ha bisogno di una persona che gli complichi la vita ma che gliela migliori? Beh in effetti sarebbe la verità, ma non ho voglia di dovermi giustificare per una cosa che non è neanche accaduta,per cui farò solo finta di niente. Lo vedo dietro al bancone intento a guardare la spiaggia che ovviamente è quasi deserta considerando il tempo cupo e, cercando di non guardarlo,vado dritto alla mia postazione senza fermarmi. Ho il presentimento che oggi sarà difficile ignorarlo. Per fortuna è una giornata molto calma,meno gente,più tranquillità. Ho evitato lo sguardo di Mario per tutta la mattina,anche se con tanta fatica,e non so se sto facendo la cosa giusta ma a lui sembra andare bene così per cui non mi preoccupo,ancora qualche ora e torno a casa. Osservo le ultime persone rimaste raccogliere tutte le loro cose e andare via,lasciandomi lì solo in mezzo alla vastità dell'orizzonte che si annuncia davanti ai miei occhi. Ed è proprio mentre mi perdo a guardare il mare che Mario si avvicina alla riva,si spoglia dei suoi vestiti restando in costume ed entra in acqua. Mi incanto a guardarlo mentre nuota,mentre si porta i capelli bagnati all'indietro con la mano,mentre si lascia cullare dalle onde. È bellissimo.
Si volta verso di me alzando la mano in segno di saluto e rivivo il tocco della sua mano sul mio petto e sulle mie labbra avvenuto la sera prima. Ricambio il saluto,poi lui si avvicina alla riva,esce dall'acqua e si siede sulla sabbia. Il nape dietro al suo collo luccica attirando la mia attenzione, abbasso lo sguardo lungo la sua schiena sinuosa e la sua pelle abbronzata e bagnata mi attrae così tanto da spingermi ad alzarmi e raggiungerlo. Mi viene da ridere perché è bastato così poco che tutti i miei buoni propositi di evitarlo sono saltati in aria. È inutile negarlo,Mario su di me ha un effetto magnetico. Mi siedo accanto a lui appoggiando le mie braccia alle ginocchia mentre lui si sorregge sulle sue e distende le gambe. "Hai scelto un giorno non proprio adatto per un bagno", gli dico per rompere il ghiaccio. " In realtà l'ho fatto apposta", risponde lui guardandomi, "o mi avresti ignorato per tutto il giorno". Rimango in silenzio guardandolo perché come al solito non so che dire se non che ha ragione e che sono un idiota. E poi lui lo fa,fa esattamente quello che mi aspettavo facesse. " Cla forse dovremmo parlare di quello che è successo ieri.." "No dai,davvero..non è necessario", balbetto io come un bimbo di due anni che non sa mettere due parole in fila. "È che non voglio che mi eviti". E ancora una volta Mario ha ragione, evitarsi non è il modo migliore per affrontare i problemi. "Hai ragione mi dispiace. È che non volevo creare imbarazzo. Non sono bravo in queste cose", ed è vero, sono un completo disastro. "Non voglio che ti senti in imbarazzo quando sei con me,se vuoi..", si ferma un secondo incerto se continuare o meno, "se vuoi..possiamo far finta che non sia successo niente..", e mi guarda con uno sguardo che vuol dire l'opposto di quello che la sua bocca ha appena detto,con uno sguardo che mi dice di lasciarmi andare, di lasciarlo fare. Ci ritroviamo ancora una volta a fissarci le labbra e dentro di me sento nascere e crescere in maniera spaventosa la voglia di baciarlo, di prendermi quelle labbra che tanto bramo,di prendermi qualcosa che non voglio solo io ma anche lui. Ma mentre la voglia mi assale,il suono del mio cellulare mi riporta sulla terra e il ricordo delle innumerevoli chiamate a cui io non oso rispondere mi fa contorcere lo stomaco. "Ma ti pare", dico alzandomi, "per me non è successo nulla non ti preoccupare,è tutto apposto". E lo so che ti ho ferito Mario, lo so che avresti voluto un'altra risposta, ma non posso fare altrimenti. "Scusami ma devo rispondere al telefono,se dopo non ti trovo ci vediamo domani Mario", e torno al mio posto, prendo il cellulare e per fortuna è Paolo. Rispondo al telefono ma non riesco a capire molto perché sento gli occhi di Mario puntati addosso. Ti prego smettila di guardarmi così, non rendermi la cosa più difficile. Lo guardo di sfuggita e lui si alza e si allontana tornando dietro al bancone, raccoglie tutte le sue cose e va via. Credevo di aver affrontato tutto nella vita, ma non avevo mai fatto i conti con il mio cuore,soprattutto quando batte per qualcuno senza che io possa controllarlo.




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