4° CAPITOLO
Il giorno seguente avevo due ore di letteratura inglese, io ero una frana in quella disciplina e per di più il nostro professore si era dato malato e quindi ci sarebbe stato un supplente per un tempo indeterminato.
Ero come al solito seduta all'ultimo banco, lo sguardo perso, la mente che vagava per conto suo, sembrava quasi che attorno a me non ci fosse più nessuno solo buio, le voci sembravano provenire da immensi abissi, niente sembrava smuovermi, raggiungermi, quando una voce mi ridestó dal mio torpore.
-signorina Black signorina Black!- ebbene si, questo il mio cognome; lo odio, mi ricorda troppo quel bastardo di mio padre, mio padre, la stessa persona che credevo mi amasse almeno un po', ma quanto mi sbagliavo.
FLASHBACK
-papà, papà guarda che bei fiori ho trovato in giardino!- sorridevo come se avessi una luna tutta mia
-stupida ragazzina, cosa vuoi che me ne fotti di alcuni stupidi fiori ? Non ti avevo forse detto di andare a preparare il pranzo?-
Il sorriso aveva abbandonato il mio volto e avevo le lacrime agli occhi, ma cercavo di non farle uscire, non avevo il permesso di piangere.
-si, ma io-
-MA IO UN CORNO, NON ME NE FOTTE UN CAZZO DEI TUOI MA! TI HO DETTO DI FARE UNA COSA E DEVI FARLA PUNTO!!-
La sua grande mano fu subito sul mio piccolo viso e io corsi a preparare il pranzo come mi era stato ordinato, con le lacrime che rigavano il mio volto.
-scusa papà, io… ti voglio bene, non volevo farti arrabbiare.- sussurrai non riuscendo più a trattenere i singhiozzi.
FINE FLASHBACK
- potremmo avere l'onore della sua attenzione signorina Black?... SIGNORINA BLACK, MI RISPONDA!!-
“BASTA, VI PREGO BASTA, NON VOGLIO RICORDARE, FA MALE, FA MALEEEE!!! dentro di me continuavo a gridare, ma dalla mia bocca non riusciva ad uscire alcun suono, ero come paralizzata.
-ALLORA SIGNORINA BLACK?- e finalmente qualcosa scattó dentro di me.
-BASTAAA!! LA SMETTA DI CHIAMARMI COSÌ- urlai, urlai con tutto il fiato che avevo, non ne potevo più .
-signorina Black, la smetta di gridare e mi dica come dovrei chiamarla?-
-Anastasia, mi chiamo Anastasia- sussurrai, ma il professore decise di ignorarmi volontariamente.
-bene, io sono il professor Harrison, Gabriel Harrison, supplente di letteratura inglese ed ora, se non le dispiace signorina Black si segga.-
Non lo ascoltai e corsi fuori, firmai il permesso di uscita anticipata; tornai nel mio monolocale e lì ad attendermi c'era lui, lui che sapeva tutto di me e mi sosteneva e consolava, lui il FUOCO.
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A ray of hope
RomantikUn raggio di speranza... finalmente dopo anni di dolore inflittole da quello che sarebbe dovuto essere suo padre, un raggio di speranza squarcia il buio che circonda la vita di Anastasia Black, una vita in cui lei non vive, ma sopravvive perdendosi...