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Capitolo dedicato ad Anna💝

JACK

La nave si continuava ad avvicinare a noi, una fortuna siccome il pezzo di legno sul quale galleggiavamo non avrebbe retto il nostro peso ancora a lungo e, in tal caso io credo mi sarei buttato in mare. Rose doveva vivere. Dopo quello che aveva vissuto, lei meritava di più, lei meritava il meglio. Sul punto di vedetta notai un uomo con il cannocchiale puntato su di noi.

Iniziai a muovere le mani e la mia amata mi imitò. Nei suoi occhi vidi brillare la speranza.
Potevamo vivere una vita felice insieme, fare tutte le cose che avevamo progettato e desiderato insieme, avrei potuto starle accanto per sempre, e lei sarebbe tornata felice.

"Ti amo" sentì queste parole come un ondata dentro di me.
"Anche io Rose" risposi dolcemente prendendole il viso tra le mani e facendo combaciare perfettamente le nostre labbra.

"Coraggio, salite su". L'uomo in vedetta ordinò a dei marinai di calare una scaletta di corda. Presi Rose per i fianchi e la aiutai a salire nel l'imbarcazione.
"Venite, vi daremo viveri e vestiti caldi. Sarete scossi dopo la tragedia accaduta."

Intrecciai le dita a quelle di Rose e seguimmo il signore capitano. Trovarmi su una barca mi faceva ancora uno strano effetto, prima mi sentivo il re del mondo, pensavo che le acque si sarebbero aperte e inchinate al mio solo passaggio ed ora ero lì. Sapevo che la mia unica ancora di salvezza ed unico motivo di vita era Rose.
Tutto ciò può sembrare grandioso, il naufragio del Titanic, tutta l'azione e il movimento che c'era stato, un' avventura mozzafiato. Ma quando vedi i tuoi amici morire, bambini sottratti ai loro genitori, mariti che lasciavano le mogli, non ti scordi facilmente tutto ciò.
Rose, mi aveva salvato in tutti i modi ed io avevo salvato lei, eravamo due pezzi perfetti dello stesso puzzle: belli anche da soli, ma che insieme formano una grande opera di armonia e semplicità.

"Tenete - mi porse un paio di pantaloni con le bretelle grigio chiaro ed una camicia bianca mentre a Rose diede un semplice abito rosso a manica lungo bordato di pizzo color oro - io vado fuori voi chiamatemi quando avrete finito"
"Grazie mille di tutto signore, le dobbiamo molto" lo ringraziò Rose.
"É stato un piacere signorina" e si allontanò.

Cambiarmi davanti a Rose mi provocava un po' di timore, certo non saremmo stati nudi e, d' altro canto in una situazione del genere fra noi era già capitata, ma dopo tutto ciò che avevamo subito, non ero più sicuro di niente, le mie convinzioni erano naufragate con la nave.
"Jack potresti per favore t-togliermi il vestito?" mi chiese molto imbarazzata Rose.
Io mi avvicinai e andai a posizionarmi dietro di lei. Si abbassò leggermente e le slegai delicatamente il vestito. Lei si girò e mi baciò sussurrando un grazie.
Le porsi l' altro, Rose se lo mise sopra al sotto abito e mi chiese di chiuderglielo.
Iniziai ad annodare i lacci e a tirare finché non finii. Tra noi c'era un po' di tensione. Mi tolsi i vestiti leggermente bagnati e mi cambiai mentre Rose era là che mi osservava.

Chiamai il capitano che nel frattempo aveva preso una cesta con dentro acqua, vino, pane, un po' di carne essicata e della frutta.

"Vi mostro la vostra stanza, non vi fate problemi a condividerla vero?"
"Oh no signore, va bene. La ringraziamo" rispose Rose per tutti e due.
Ci portò nella stiva ed in seguito in un lungo corridoio, in fine svoltò a destra.
Aprí una porta e ci fece entrare. Dentro c'erano due materassi per terra con cuscini e lenzuola.

"Bene ora vi lascio. Mangiate e riposate. Domani sbarcheremo a New York ragazzi, là verrete mandati in un posto sicuro insieme agli altri naufraghi finché non troverete una casa ed un lavoro."
"Altri si sono salvati? Avete trovato altre scialuppe?" mi affrettai a chiedere. Forse qualcuno si era salvato, magari che conoscevo o forse la madre di Rose: nonostante mi odi e non approvi il nostro fidanzamento resta pur sempre sua madre, sangue del suo stesso sangue.
"Bhe ci sono dispersi da varie navi però sì, hanno trovato anche una scialuppa del Titanic. Buona giornata"

Mi girai verso Rose e la abbracciai. Aveva uno sguardo triste e perso, aveva paura. Paura di trovare sua madre, di trovare Cal o Lovejoy, il terrore di trovare qualcuno che ci avrebbe separato.
La cinsi in un abbraccio e le sussurrai Niente ci potrà separare, salti tu salto io. Ricordi?
Mi guardò e bisbigliò un Rammento.

"Sarà meglio mangiare, prendi quello che preferisci" le diedi la cesta dopo aver versato in due bicchieri bicchieri di legno l' acqua e il vino.

ROSE

Lo amo, lui sa leggere oltre le righe. Mi capisce e mi consola, mi sta vicino. Sento che il nostro amore è inguastabile oramai. Anche se incontrassi mia madre o Cal cosa potrebbero fare? Io sono padrona della mia vita, del mio destino. E solo ultimamente ho capito questo, e solo grazie a Jack.

Presi il bicchiere con dentro l'acqua e un po' di carne essiccata, li misi in bocca e li gustai. Certamente non erano buoni come quello cui ero solita mangiare, però non erano nemmeno male, perdipiù mi dovevo abituare: oramai la ricchezza la avevo perduta, affondata insieme al Titanic. Mi rimaneva solo il cuore dell' oceano: Cal aveva dimenticato il gioiello nella tasca la quale mi ha dato prima di scappare su una scialuppa come un vigliacco.

Osservai Jack mangiare un mela, aveva lo sguardo perso, chissà a cosa stava pensando. Nei giorni passati non abbiamo parlato molto, il fiato ci era stato più utile per scaldarsi. Dopo questa sventura voglio riincominciare da capo: prendere la vita come viene e divertirmi, bere birra a basso costo, andare sulla montagne russe fino a vomitare, cavalcare come un cowboy, tutto come avevamo programmato. Io e lui.

Sbadigliai.

"Sarà meglio andare a dormire" disse Jack con aria dolce.

"No, per favore. Voglio rimanere un po' con te, a guardare le stelle."

"Seguimi" mi porse la mano come un vero uomo di classe e baciò la mia, mi condusse fuori dalla stanza fino alla torre di vedetta che, siccome la nave era ferma in modo da far riposare i marinai, era libera.

Il cielo era pieno di stelle splendenti e Jack con il dito ne indicò alcune in particolare: era la costellazione Cassiopea. Chissà se un giorno sarei mai riusita a toccarne una, forse questo desiderio si sarebbe realizzato solo nei miei pensieri.

"Ti ricordi quando mi hai detto che desideravi una stella?"

"Certo"

"Tieni - mi porse una cosa - è una stella marina, forse non sarà luminosa come quelle in cielo, però è stupenda. Quando la guardo vedo te, un capolavoro di perfezione e bellezza" mi prese per la vita e mi baciò, era una sensazione fantastica, pareva di volare.

"Grazie è un pensiero bellissimo"

"Andiamo a dormire" mi aiutò a scendere e tornammo lentamente cercando di fare meno rumore possibile nella nostra stanzetta.

Titanic - La vita continua Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora