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JACK

Non so cosa serberà il futuro per noi, però voglio ricostruirmi una vita, vendere le mie opere, sfondare.

Per i troppi pensieri facevo fatica a prendere sonno, così decisi di andare a prendere una boccata di aria. Mentre camminavo vidi per terra un agenda: i fogli erano immacolati e perfetti per disegnare, proprio al caso mio. Mi guardai attorno, nessuno aveva notato la mia presenza, infatti tutti i marinai erano intenti nel loro mestiere. Subito decisi di nascondere furtivamente sotto i vestiti il block trovato.

"Ragazzino, credo che quello che hai rubato non ti servirà a niente senza questo" il capitano era apparso dietro di me all' improvviso porgendomi inaspettatamente dei pastelli e dei taglierini.
"Fanne buon uso. A proposito, con tutto il fracasso mi sono dimenticato di chiedere come vi chiamate! Io sono il capitano Barsty"

"Io sono Jack mentre la mia r- ragazza è Rose. E grazie ancora per i pastelli" gli risposi un po' timidamente e balbettando leggermente.

Solitamente nessuno mi aveva mai intimorito, ma quest'uomo aveva un non so chè di enigmatico. Forse il fatto che ci avesse portato in salvo aveva suscitato in me uno strano senso di devozione verso egli e il modo in cui il signor Bursty (Barstai) aveva trattato noi mi aveva colpito. Solitamente un estraneo non ti accoglie come se fossi parte della sua famiglia.

Andai verso la poppa ed osservai il vasto mare nel quale si specchiava la luna.

Non so come mai le mie mani iniziarono a muoversi da sole, i ricordi del passato tornarono a galla, avevo sepolto loro nella sabbia ma il vento ne aveva fatto volare i granelli rendendoli visibili.

Disegnai io e mio padre mentre facevamo pesca sul giaccio, nell'esatto momento in cui sotto i miei piedi non ci fu niente e caddi in acqua gelida, come cento coltelli che ti trapassano non riuscii a respirare. Quel ricordo era troppo doloroso.

Pensai a Fabrizio e Helga, a Tommy, disegnai loro facendo i loro volti specchiata nell'acqua del lagο. Inconsapevolmente li disegnai leggermente sfuocati.

Ritrassi il volto di una ragazza, non era Rose, era la ragazza che avevo incontrato a Parigi, aveva delle mani fantastiche. Il passato è passato e non si può cambiare per questo decisi di strappare il foglio, lei non esisteva più, Fabrizio, Tommy, mia madre, mio padre, Cora, tutti quelli della terza classe del Titanic non c'erano più. Buttai in mare i loro ritratti ormai lacerati dalle mie lacrime, lacrime di tristezza, di solitudine, perchè doveva essere così ingiusto?

Perchè finisce sempre che il povero gentile muore mentre il ricco crudele vive?

Forse io non ho soldi in tasca, ma Rose vale più di ogni altra cosa.

Tutti abbiamo il diritto di morire prima o poi ma chi ha il diritto di vivere? Loro sì, Fabrizio che ha abbandonato sua madre per vivere una nuova avventura e portare nuovi soldi e nuove speranze a casa, Tommy che è morto per i diritti di noi poveri della terza classe e Rose che ha lottato contro se stessa, contro gli obblighi, che ha sempre cercato di liberarsi dalla prigione in cui era stata esiliata fin dalla nascita, quella gabbia di educazione, di vita programmata, di scelte fatte dai nostri genitori per noi, di matrimoni infelici fatti per scopi finanziari, lei è riuscita a liberarsi senza morire, per sua scelta.

Come ha potuto il colonnelo prendere la vita di Tommy sparandogli? Con quale diritto?

Come ha potuto Cal salire su una scialuppa di salvataggio togliendo la possibilità ad un bambino con un intera vita davanti di salvarsi? Con quali ideali?

Come hanno potuto gli ideatori del Titanic non mettere scialuppe di salvataggio a sufficienza? Avranno pensato: "Tanto i poveracci possono morire, quelli che contano siamo noi".

Forse adesso sono in un posto migliore, magari aspettano che i loro amici ed i loro cari raggiungano loro. Forse è ora di ricongiungermi a loro. Presi una corda da terra e la annodai. Dai miei occhi celesti scesero lacrime amare.

Andai verso la cabina del comandante, davanti a essa c' era una

Uno, due e... nella mia mente comparve Rose. Dovevo lottare per lei, non dovevo lasciarmi andare ed essere egoista. Gettai la corda in mare e tornai in cabina.

Guardai la mia amata dormire, la osservai e la ritrassi in tutta la sua bellezza.

Titanic - La vita continua Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora