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JACK

La nave si avvicinò al porto affollato, persone che non conoscevamo ci salutavano quasi come se fossimi divi acclamandoci. Acclamarci ma per cosa? Per esserci salvati, per aver avuto fortuna, per aver lasciato i nostri amici morire, ora giacciono seppeliti sotto all'Oceano Atlantico, mentre noi siamo qua, ad essere ammirati da un centinaio di persone.

Guardai Rose, aveva gli occhi fissi su un punto preciso. Scrutai nella i volti nella folla, magari ne conoscevo qualcuno.
Il mio occhio si fermò su un giovane con i capelli scuri. L'avrei riconosciuto ovunque: era Cal e, vicino a lui, si trovava Ruth. Stavano chiacchierando fra loro. Probabilmente la loro vista era la causa dell'espressione persa ed amareggiata della mia amata.

"Rose, ora dobbiamo andare" le dissi.

Il capitano ci aveva dato le indicazioni per arrivare in una taverna dove ci avrebbero dato ospitalità.
Presi Rose per mano e iniziammo a camminare. La gente ci guardava paralizzata mentre Rose aveva uno sguardo assente, le labbra erano semi aperte e leggermente corrucciate.
Percorrendo la strada a noi indicata mi accorsi che l'ex fidanzato e la madre della mia amata Rose erano andati, per tutta risposta ciò non entrava nelle attenzioni nostre.

New York era immensa e bellissima, ad ogni angolo girato si potevano vedere volti e sorrisi mai conosciuti, abitazioni nuove, vecchie, in costruzione o semplicemente che portavano sulle spalle una storia.

"Rincominceremo una vita insieme" disse Rose fermandosi di scatto.

"Certo mia cara, una vita io e te, insieme, fino alla morte"

"E se... ci sposassimo? Una cerimonia semplice, solo io e te ed il prete"

Pensai a quella idea stupenda e allo stesso tempo paurosa. Non avevo un soldo in tasca quindi non sapevo come avrei potuto fare l'uomo di famiglia. Di sicuro Rose si meritava una vita davvero fantastica.

"Mi piacerebbe molto, ti amo, ma..."

"Ma cosa Jack? Se mi ami allora sposiamoci" i suoi occhi stavano diventando lucidi. Nonostante i passanti non ci guardassero nemmeno, io avevo l'impressione di essere osservato.

"Perfavore Rose, parliamone quando saremo arrivati alla taverna"

"O - ok" acconsentí con un filo di voce strozzato.

Le ripresi la mano e continuammo a camminare. Sentii tirare la mano, Rose si era fermata davanti ad una bancarella dove vendevano gioielli.
Si tolse delicatamente gli orecchini.

"Gli orecchini non mi servono più, quanto mi date"

"Trenta dollari"

"Quaranta"

"Va bene, in totale ottanta dollari"

"Cos - va bene" disse Rose davvero sbalordita prendendo i soldi e dando gli orecchini.

La presi da parte.

"Per quale ragione lo hai fatto?"le chiesi assumendo un tono ed una voce arrabbiata.

"Non possiamo iniziare una nuova vita senza soldi, perdi più non voglio andare nell'ostello a noi indicato da Bursty. Ne cercheremo uno noi. Perfavore Jack, cerca di capire" mi guardò con uno sguardo dolce e suppllichevole, sapeva che io avevo capito il motivo della sua decisione: non voleva incontrare sua madre e Hokley.

Feci un cenno con la testa, lei mi guardò con quelli occhi pieni di gioia che io amo tanto di lei, la presi e la abbracciai.

"Perfavore queste scene non mi piacciono" sentimmo dire dal mercante.

"Scusateci buon mercate. Prima di andare avremmo da chiederle se ci potesse indicare una taverna. Grazie"

"Andate dritti, girate a destra, non vi potete sbagliare"

"Grazie mille" lo ringraziò Rose.

Seguimmo le indicazioni date e ci ritrovammo di fronte ad una specie di pub pieno di prostitute.
Rose le guardò schifata e poi si girò verso di me, quasi avesse paura che io me ne andassi da quelle ragazze.
Scossi la testa e le presi la mano.
Andai al bancone.
"Una stanza da due quanto costa?" chiesi all'uomo dietro al bancone.
"Quattro dollari per una notte" ci rispose gentilmente.
"Ne prendiamo una per due notti grazie".
Rose prese il sacchetto nel quale il mercante aveva riposto i soldi e tirò fuori quattro dollari.
"Grazie" dicemmo in coro io e Rose per poi scoppiare a ridere.
"La stanza è al piano di sopra, ecco la chiave"
L'oggetto indicava il numero otto.
Salimmo ed aprii la porta.

Nella stanza c'era un letto matrimoniale, una specchiera con la spazzola, un armadio con dentro qualche vestito ed una piccola porta la quale conduceva al bagno.

"Jack è perfetto, a proposito del matrimonio..." mi prese e ci sdraiammo sul letto a parlare.

"Io non ti posso concedere molto, non sono ricco, non sono famoso e non ho un lavoro. Ti amo e credo che una volta che ci saremmo ambientati qua a New York, avremmo un lavoro ed un abitazione, il matrimonio sarà fatto. Rose Dewitt-Bukater vuoi sposarmi e prendere il cognome di Dawson?" chiesi inginocchiandomi e porgendole la mano.

"Sí" posò la mano sulla mia e io la baciai.

"Grazie Jack"

"Rose, mi avevi chiesto di farti un dipinto, se vuoi posso ritrarti adesso."

Rose si girò, si tolse il cappotto e ne tirò fuori il Cuore dell'Oceano.

Io le slacciai il vestito e lei si preparò.

Presi i fogli ed il pastello dicendole di posizionarsi come la volta precedente.

Lei lo fece.

Iniziai a disegnare.

ROSE

Vidi Jack diventare rosso dall'imbarazzo ed io a stento trattenni le risate.

Vidi che il suo sguardo vagava in ogni parte del mio corpo scrutandomi attentamente.

Ad un certo punto smise ed allontanò il disegno da lui, ci diede una soffiata e poi firmò con Jack Dawson. Sul retro ci scrisse: La perfezione.

Io senza aspettare andai verso di lui per vedere l'opera. Quando arrivai vidi un quadro bellissimo, le sue mani avevano tracciato delle linee perfette.

Mi abbassai e lo baciai senza dar peso al fatto che fossi senza vestiti.

Si staccò dolcemente per riprendere fiato, poi mi ribaciò e mi abbracciò.

"Meglio che ora ti rivesti" mi disse guardando per terra.

"Certo, scusa" andai a rimettere il sotto abito ed il vestito facendomi aiutare dal mio amato.

Titanic - La vita continua Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora