Capitolo 11

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*3 giorni dopo...*

Mi sveglio grazie a quella meravigliosa sveglia del telefono che spengo immediatamente. Mi alzo di malavoglia dal mio letto e scendo giù a fare colazione.
Mentre scendevo giù ho visto mio fratello seduto che mangiava un cornetto alla nutella. Mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla guancia, e poi mi siedo davanti a lui.
Andrea: buongiorno Ale.
Io: buongiorno.
Mentre stavo bevendo un bicchiere di succo di frutta, mio fratello inizia a tirare fuori il discorso di tre giorni fa. Quando era ubriaco. L'ho perdonato, ma non ho mai capito perché l'ha fatto. Non glielo mai chiesto, da quando è successo non abbiamo più toccato l'argomento. Infatti mi chiedo come mai ne voglia parlare ora.
Andrea: Ale, devo parlarti di quello che è successo tre giorni fa...
Io: ok ti ascolto.
Andrea: ero ubriaco...non volevo fare, quello che ho fatto...scusami, mi dispiace.
Mi disse abbassando lo sguardo come se avesse intravisto quella scena. Lo guardo con uno sguardo dispiaciuto, allungo la mia mano e la metto sopra la sua accarezzandola. Lui alza lo sguardo e mi guarda negli occhi, io faccio lo stesso e gli sorrido rassicurandolo. Lui si alza e viene verso di me, mi solleva ed io lo abbraccio a modi koala, e nel frattempo mi stampa un bacio sulla guancia. Stiamo così per più o meno 20/30 minuti, ma poi ci stacchiamo e torniamo a guardarci negli occhi. Dovevo assolutamente togliermi questa domanda dalla testa, quindi decisi finalmente di chiedergliela.
Io: andre posso farti una domanda?
Lui annuì ed io continuai.
Io: come mai eri ubriaco? Quanto hai bevuto?
Andrea: ho bevuto sei bicchieri di vodka, e quando ho preso il settimo, sono diventato brillo. Poi sei scesa tu e...senza volerlo, ho fatto quello che è successo. Ma quando ti sei messa a piangere, ho sentito una strana sensazione.  Non so cosa sia stata di preciso, ma ad un certo punto mi sono sentito normale.
Io: posso farti un'altra domanda?
Andrea: certo.
Io: perché hai bevuto così tanto?
Andrea: perché ero preoccupato per te, eri così triste quando ti ho detto che mamma e papà sarebbero stati via. Sai che odio vederti stare male. Volevo togliermi dalla mente l'immagine di te che piangevi, e ho pensato che quello sarebbe stato il modo migliore per dimenticarlo.
A quel punto la spingo verso di me e lo stringo in un caldo abbraccio. Lui ricambia l'abbraccio, e mi stringe sempre di più lasciando cadere qualche lacrima per terra, mi stacco da lui, e gliele asciugo. Dopo un po' mi accorgo che si sono fatte 14:20. Così salgo in camera mia, chiudo la porta alle mie spalle, mi butto sul letto come un elefante, e in meno di due secondi mi addormento.
*16:30*
Stavo dormendo tranquillamente, fino a quando mi sveglio per colpa di un fastidiosissimo rumore, così mi alzo scocciata dal letto, e mi dirigo verso la porta. Quando aprii la porta vidi...

Alone Together // Jace NormanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora