Il passato - Confidenze (Parte II)

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Nero. Il colore del lutto.

Assaporavo quei momenti per la fatalità di un errore. Ogni azione ha una determinata conseguenza ed io ho avuto la mia. Inerme sul letto restavo. Potevo solo osservare. Quei giorni trascorrevano lentamente, con l'amarezza della tristezza, con l'angoscia di non poter proferire parola. Con la rabbia dell'impotenza. Come una statua di gesso diventai, per i pochi giorni che restarono e nessuno capiva, nessuno si accorgeva del tremendo errore che s'insinuava in quella stanza.

Era palese. Soffrivano. Ma la sofferenza, spesso, annebbia la vista, permettendo alla morte di varcare il confine. Nessun benvenuto, questo no. Non potevo accettare. Non potevo neanche urlare. Nel letto distesa restavo e i miei cari mi osservavano, chi da lontano, chi da vicino. Alcuni sul letto si sedevano e mi stringevano la mano, baciandola, portandola al petto con le lacrime agli occhi. Anch'io volevo piangere, ma non ci riuscivo.

In ginocchio al capezzale del letto pregavano, con in mano il rosario e le voci morbide, dolci e cantilenanti mi spaventavano. Un coro di preghiera che mi terrorizzava, che proiettava immagini future di un errore imperdonabile. E quei giorni trascorrevano lentamente. In quella stanza tante persone entravano. Alcune mi osservavano anche la notte, sperando forse, o sapendo, che mi sarei alzata finalmente da quel letto. Ma non fu così. Non potevo ruotare nemmeno gli occhi. Guardavo solo il soffitto e quell'immagine tortura la mia vista ancora adesso. E' impressa nei miei ricordi. Ricordi spietati e flagellanti.

Il resto dei giorni trascorsero sempre allo stesso modo. Visite, preghiere, gente che mi toccava e nessuno che capiva. La mia anima urlava pietà, chiedeva al "pubblico" di aprire gli occhi; ma nessuno lo faceva. I loro sguardi erano colmi di lacrime, annebbiati dall'orrore e dalla sofferenza. Quelle dannate lacrime offuscavano i sensi, la ragione, privandone la realtà; privarono il mio cuore di battere, i miei polmoni di respirare e la mia vista di osservare.

Il terzo giorno invece rimasi nella completa solitudine. La stanza era vuota e quelle preghiere, quegli sguardi colmi di lacrime che tanto m'infastidivano, cominciarono a mancarmi. Un senso di abbandono e di angoscia m'invase, e la mia mente, che ancora incredula reagiva all'evento, si sforzava di mettere in moto il mio corpo, i miei arti, che atrofizzati se ne stavano piantati sul materasso. Le ore passavano e il silenzio mi opprimeva.

Quando arrivò sera venne a farmi visita Carlos, che mi fissava con un sorriso malvagio, con uno sguardo bramoso di vendetta e rosso come l'inferno. E allora capii. Non so cosa fosse riuscito a iniettare nel mio corpo per arrecarmi quell'immobilità perfetta, per procurarsi quella falsa morte. Ma doveva vendicarsi di me, per aver detto a sua moglie la verità e per tacere la mia bocca per l'eternità. Il silenzio. Solo quello.

Al suo fianco un prete con in mano un crocifisso che dall'alto mi sovrastava. I suoi gesti erano accompagnati da leggeri schizzi d'acqua, seguiti da parole religiose. Benediceva il mio corpo, la mia anima, augurandole buon viaggio nel regno dei morti. La sua mano sfiorò il mio viso e delicatamente, teneramente, mi tolse ciò che di più caro avevo: la vista. Quella mano morbida e vellutata mi chiuse gli occhi.

Tutto divenne buio. Tutto divenne nero.

Mi hanno seppellita viva il giorno dopo. Sono morta per asfissia dopo poco tempo.

***

Ascoltare quelle storie fu terribile. Mi doleva la testa e anche il cuore. Continuai a piangere ininterrottamente.

" Non piangere Daniel. Hai liberato la mia anima e di questo te ne sono grata. Adesso riposerò in pace. Finalmente qualcuno conosce la mia vera storia e così potrò procedere verso la luce. Ma sta attento: la verità e la conoscenza a volte condannano. Buona fortuna caro ..."

Era realmente difficile riuscire a capire. Avevo tanta paura e quelle parole, identiche a quelle di Isabel, diedero una scossa al mio corpo. Cercai di chiedere spiegazioni, ma quando aprii bocca per parlare Diana era già sparita. I roseti erano solo un'illusione. Vestite di qualcosa di seducente, quelle donne mi avevano attirato, per svelarmi delle verità scomode e pericolose.

E tutto questo perché?

La paura cresceva inesorabilmente e solo dopo capii il motivo.

La luce scomparve. I giardini anche.

La tenebra m'invase improvvisamente.

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