"Svegliati Daniel, svegliati ..."
Il divano ospitava il mio corpo. Una deludente sensazione racchiudeva quell'attimo e il soffitto, che mi osservava con costanza e determinazione, infastidiva i miei sensi, costringendomi a chiudere gli occhi per poi abbandonarmi nel rigido rimorso dei miei anni. Cosa aspettavo non saprei descriverlo. Forse nulla di concreto, ma la mia mente, camera ardente di visioni e presagi, ospitava segreti, nascosti nei meandri più squallidi e irraggiungibili del mio presunto destino.
Parole, parole ...
I racconti del mio cuore, dei miei gesti. Un percorso regressivo che avrebbe dovuto portarmi in un luogo, ben noto, indietro nel tempo. Ma tutto ruotava freneticamente e la nausea da lontano mi salutava, augurandomi buona fortuna. Mi costringevo ad alzarmi, obbligavo le mie gambe con voce pesante, ed esse ubbidivano, spostandosi dal divano al pavimento. E colui che mi osservava si divertiva; perché la gente, forse, gode delle sofferenze altrui, soprattutto quando può ricavarne dei soldi. Mi guardava con un tenue sorriso, la bocca semiaperta e gli occhi spalancati.
Ma seduto restava ...
Le sue mani, candide e ben curate, non potevano aiutare un uomo. Delle mani che non conoscevano sudori, vergogne, lesioni; non potevano farlo, questo no. L'umiliazione sarebbe stata pari a mille e l'orgoglio di un uomo inutile alla società, era ben più grande della realtà. Con grazia divina scartava una caramella, credo al sapore di frutta e nel frattempo osservava incuriosito i miei movimenti. E quando caddi a terra battendo la testa sul pavimento, le sue mani erano occupate, nell'intento di portare alle labbra quella schifosissima caramella, che avvelenava il suo cuore e divampava nella mia mente.
Non conosco ancora il motivo, ma i miei "comandi" vocali non avevano più alcuna influenza sui miei arti. Urlavo a squarciagola, ma essi non mi ascoltavano e quasi li udivo prendersi gioco di me. Allora provai a strisciare sul pavimento, tentando di raggiungere la coscienza che stava per abbandonarmi. Un soffio impetuoso tramortiva il mo corpo, rallentandone i movimenti, impedendone l'avanzata. E quell'uomo osservava attentamente, prendendo nota nella sua agenda, appuntando frasi stupide e insensate, che più di ogni altra cosa avrebbero gravato sulla mia immagine che già lentamente perdeva forma. Si dissolveva nei quadri appesi alla parete.
Quello era un altro mistero ... Perché i dipinti mi osservavano? Perché il soggetto era sempre lo stesso uomo? Narcisismo forse? Vanità?
I suoi baffi lunghi e acconciati, pungevano le corde della mia anima, arrecandole dolore e spesso mi stuzzicavano con un leggero pizzicore che infervorava i miei nervi e ne limitava le azioni. Ma le azioni, prive di intelligenza, prendevano il sopravvento, snodando le varie arterie del mio corpo, causando al mio viso smorfie di atroce dolore e immenso tormento. E così, tentavo di spingere, di spingermi sempre più avanti, ma quell'uomo, con un abito di pregiata fattura, perforava le mie mani con il bastone della sua futura vecchiaia.
Da quella posizione riuscii a osservare le sue scarpe. Erano di un modello classico, nere e molto lucide. Mi specchiavo in esse. Vedevo il mio volto madido di sudore e le mie pupille, stranamente dilatate, apparivano di un rosso intenso. Erano le visioni del ribrezzo quelle, che torturavano il mio volere, costringendomi a mollare la presa.
Allora chiudevo gli occhi. Non guardavo. Dal buio provenivo e nel buio restavo, che fedele e amico mi conduceva in un luogo dove pace e accoglienza regnavano.
Ma quell'uomo ere sempre accanto a me. Compostamente seduto e ben vestito, mi osservava con un ghigno divertito, con sguardo compiaciuto.
Lanciava i dadi sul tavolino posto alla sua destra, contava il risultato e rideva a crepapelle. La sua risata era acuta; rizzava i peli delle braccia e intimoriva il mio cuore che svelto iniziava a battere in preda al terrore. Tappare le mie orecchie era un'impresa. Il corpo aveva cessato di ascoltarmi e anche se provai ad alzare le mie braccia con enorme fatica non riuscii nell'intento. I miei gesti vani venivano seguiti da risate che aumentavano; sempre più acute, sempre più assordanti. Un immenso fastidio che azzannava il mio lato sensibile, provocando gravi ustioni alla mia pelle.
E l'odore poi ...
Lento s'innalzava dal mio corpo accasciato sul pavimento, s'insinuava all'interno delle mie narici, attivandone il disgusto, strappando via il sapore della carne.
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Rosetum
ParanormalDaniel, un ragazzo guidato da una strana presenza, viaggia tra mondi paralleli e visionari, fatti di sogni e ambigue realtà. Quando il destino di due donne si intreccerà con il suo, la sua vita cambierà direzione, rendendo finalmente plausibili le s...