43 Adrian

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43 Adrian

Non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere.

L'agitazione, l'ansia, ormai mi stanno dominando e non sono sicuro di voler fuggire a questi sentimenti.

Se prima non ero certo di cosa provavo, ora non posso fare a meno di pensarci.

È difficile passare dall'indifferenza totale ad una tempesta emozionale di queste dimensioni, ma la preoccupazione è troppa per soffermarmi a pensare che, a quanto pare, Chelsea aveva perfettamente ragione su di me.

Guardo con odio il semaforo rosso, con il piede che muore dalla voglia di premere l'acceleratore per accorciare la distanza che mi separa dalla mia destinazione.

Non hanno saputo dirmi nulla. So solo che Chelsea è in ospedale e la cosa mi terrorizza.

Che diamine è successo? Avrebbe dovuto essere  a lavoro, in un posto dove nessuno le avrebbe fatto del male, non su una fredda barella, chissà in che condizioni.

Ha avuto un incidente d'auto? È caduta dalle scale? Non ne ho idea. Non riesco a pensare ad un buon motivo per cui lei possa trovarsi li.

Questo pomeriggio mi ha mandato un messaggio dove diceva che sarebbe andata a trovare Meredith e a ritirare la macchina riparata da Logan.

Da allora non l'ho più sentita e non so cosa pensare.

Non voglio pensare che le sia accaduto qualcosa di grave. Il pensiero che non potrò più vedere il suo sorriso o i suoi occhi violetti mi ha sfiorato solo una volta, sconvolgendomi.

Mi sono rifiutato di pensarci ancora, perché l'idea è insostenibile. Non posso perdere ancora una volta qualcuno a cui tengo. Questa vita, nonostante il dolore che ho arrecato e gli sbagli che ho fatto, non può essere così crudele e scorretta, perché Chelsea non merita qualcosa del genere.

Voglio credere che il Dio in cui lei crede così tanto non le farà del male, anzi, la proteggerà.

Finalmente il maledetto semaforo diventa verde e la macchina schizza in avanti con un sobbalzo.

Non mi trovavo lontano, anzi, ero relativamente vicino al Denver Healt, l'ospedale dove hanno portato Chelsea. Ero appena arrivato a casa di mio padre a Circle Drive quando Meredith mi ha chiamato.

"Chelsea è in ospedale, al Denver Healt. Muovi il culo."

Molto sintetica ed efficiente, ma anche in quelle poche parole, ho potuto sentire la sua preoccupazione.

Ho rimesso in moto la macchina e fatto dietrofront. Se non avessi trovato tutti i semafori rossi, sarei già arrivato da un pezzo.

La preoccupazione mi sta stringendo lo stomaco in una morsa dolorosa. Ho bisogno di vederla, assicurarmi che stia bene, solo allora potrò affrontare la tempesta che la paura di perderla ha scatenato.

Svolto l'angolo e la facciata bianca dell'ospedale scatena il sollievo. Illuminata da dei faretti, la scritta Denver Healt si legge a malapena, mentre l'effige posta sopra, che raffigura un uomo, una donna e un bambino stilizzati sono praticamente indistinguibili.

Parcheggio la macchina il più vicino passibile all'ingresso del pronto soccorso e mi fiondo dentro.

Alla reception c'è un infermiera di circa quarant'anni, che non si stupisce affatto della mia espressione preoccupata.

"Posso esserle d'aiuto?"

Avrei voluto parlare in modo concitato, sparare mille domande e avere immediatamente risposta, ma il suo tono pacato mi calma immediatamente. Sicuramente è un metodo collaudato.

Assoluta Perfezione. The Colorado Series #4 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora