44 Chelsea

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44 Chelsea.





"Ti giuro che non lo capisco."

Meredith è seduta sulla sedia accanto al mio letto, l'espressione pensierosa e anche un po' furibonda. "Come ci riesci?"

Normalmente mi limiterei a sollevare le spalle, perché non sono certa della risposta da dare, ma da quando mi sono svegliata, tutta dolorante, ho capito che alcuni movimenti è meglio se non li faccio.

Jillian è venuta in ospedale subito dopo aver finito di lavorare. Sapeva che ero in buone mani e non poteva lasciare Owen nei casini, per quanto sono certa che lui le abbia detto di venire in ospedale e fregarsene del lavoro Ovviamente mia madre è una donna tutta d'un pezzo e non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere.

La sua integrità, anche in questo frangente, mi ha colpito molto, soprattutto perché lei è stata una delle prime persone a soccorrermi quando Aaron e Owen si sono accorti di quanto stava accadendo. Il suo sguardo preoccupato è una delle poche cose che ricordo di quei momenti.

Non appena ho capito di essere al sicuro, protetta dalle persone che mi vogliono bene, l'adrenalina che fino a quel momento mi aveva permesso di tenere duro, è evaporata, facendomi perdere conoscenza.

Faceva troppo male.

Mi aspettavo, quando mi sono svegliata, di trovare qualcuno accanto, ma ero sola nella stanza e, visti i pensieri che mi hanno invaso la mente, è stato meglio così. Avevo bisogno di tempo.

Non riesco ad immaginare quanto sia stato difficile per mia madre aspettare notizie da altri, ma il pianto liberatorio che le ha scosso le spalle quando è entrata nella mia camera e mi ha vista sveglia, anche se con il viso pesto, è stato un indice piuttosto preciso della sua sofferenza e della preoccupazione che la stava logorando. Anche se l'infermiera carina che si è presa cura di me ha provato a mandarla via, senza molta convinzione, lei non ha voluto allontanarsi dal mio capezzale fino a quando non è stata certa che non stessi per scomparire da un momento all'altro. È andata via che erano quasi le cinque, ma solo un'ora dopo sono finalmente riuscita a prendere sonno. In quel momento stavo abbastanza bene, ma appena sveglia, il dolore è tornato ad aggredirmi, ricordandomi la brutta avventura che ho vissuto.

L'infermiera, stavolta una donna sulla cinquantina con i capelli neri come i suoi occhi, ha aggiunto molto presto un antidolorifico alla flebo, ma anche così, se mi muovo troppo, il dolore diventa insopportabile.

Il mio corpo è ridotto all'immobilità forzata.

"Se ti trovassi al mio posto, faresti lo stesso. Logan mi sembra tutto, meno che un santo, ma non mi pare che tu lo abbia mai colpevolizzato per le sue scelte del passato."

La carenza di sonno, unita al dolore, mi hanno resa più acida e intollerante, per nulla incline all'ottemperanza.

Meredith distoglie lo sguardo, consapevole della veridicità delle mie parole.

"Sì, ma il suo passato non ha l'aspetto di una donna vendicativa."

Sento la coltre di malumore contro cui stavo combattendo poggiarsi su di me con forza, inarrestabile.

Cerco di rivolgere alla mia amica l'occhiata più scontrosa di cui sono capace, ma dal suo sorriso divertito è evidente che non ci sono riuscita e che la mia non è stata altro che una buffa smorfia.

Rimaniamo in silenzio alcuni minuti, dove mi limito a guardare quel poco di cielo azzurro che si intravede tra le nubi cariche di pioggia.

Adrian non è ancora tornato e non so se esserne felice o scontenta.

Assoluta Perfezione. The Colorado Series #4 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora