26 Chelsea

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26 Chelsea.




Credo di essere diventata paranoica perché ho l'impressione che tutti mi stiano guardando o stiano parlando di me.

C'era un'innaturale chiacchiericcio a lezione di antropologia sociale. Il docente ha provato inizialmente ad arginare il fenomeno, ma alla fine si è arreso, continuando la sua spiegazione, consapevole che nessuno stava prestando attenzione alle sue parole.

In quel momento, avrei giurato che l'argomento di discussione fossi io.

Non è raro che nessuno mi parli, ma li ho visti voltarsi verso il pio posto più spesso di quanto non fosse mai successo.

Mi sono sentita al centro dell'attenzione.

Ora che sono uscita dall'aula e mi sto dirigendo verso il bar del campus, credo semplicemente di essere diventata paranoica, ma non riesco a levarmi di dosso la sensazione di essere al centro dell'attenzione.

Mi infilo nel primo bagno che trovo per sfuggire alla gente e mi chiudo nel cubicolo.

Che pace.

I bagni non servono solo per espletare i propri bisogni fisiologici, ma anche per trovare un po' di tranquillità.

Al liceo ero solita trascorrervi molto tempo, perché se tanto dovevo essere sola, meglio esserlo in un posto dove non ero circondata da gente.

Sì, forse è da sfigati, ma non ci posso fare nulla.

"Chelsea?"

Sobbalzo, seduta sulla tavoletta chiusa del gabinetto. Di chi è questa voce?

Apro il cubicolo e seduta sul ripiano dei lavandini c'è Kayla. Indossa un semplice maglioncino e un paio di jeans. Le gambe dondolano avanti e indietro ad una quarantina di centimetri dal pavimento.

Ha i capelli raccolti in una coda di cavallo e una sciarpa rossa intorno al collo che fa risaltare l'azzurro dei suoi occhi.

"Come sapevi che ero qui?"

Mi fa un timido sorriso, guardando oltre la mia spalla.

"Ti ho vista entrare da lontano e ti ho raggiunta."

"E mi stavi cercando perché...?"

"In effetti non ti ho detto che ti stavo cercando ma è così. Hai visto l'ultima novità?"

Non so di cosa stia parlando, ma di sicuro è collegata con la strana atmosfera che regna oggi.

"Ha qualcosa a che fare con il comportamento di buona parte del campus?"

Lei mi rivolge un sorriso un po' sghembo, che assomiglia più ad un ghigno disgustato che altro.

"Certe cose non cambiano mai. Che tu sia al liceo o al college, la gente non riesce a fare a meno di spettegolare. Temo sarà così per sempre. Alle persone piacciono i pettegolezzi."

Mi appoggio allo stipite della porta e incrocio le braccia sul petto.

"E questo cos'ha a che fare con me?"

"Adrian non ti ha ancora chiamata?"

La sua espressione perplessa mi fa salire un dubbio. Non è che quello che è successo al dormitorio è diventato di dominio pubblico?

Oddio. L'ultima cosa di cui ora ho bisogno è che la gente mi segua con lo sguardo, compatendomi come se fossi una povera derelitta.

"Perché avrebbe dovuto chiamarmi? Il mio numero non lo ha nemmeno."

Assoluta Perfezione. The Colorado Series #4 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora