32 Chelsea

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32 Chelsea.

L'emozione che mi stringe la gola dovrebbe impedirmi di respirare, di parlare, ma invece sento solo una gran determinazione.

Ritrovarmi in questo appartamento riporta a galla il ricordo di quella notte.

In questi due ultimi giorni, quando mi chiudevo nella mia stanza, cercavo di svuotare la mente, di non pensare per riuscire a chiudere gli occhi e riposare.

Funzionava per alcuni minuti, ma appena lasciavo andare le briglie del controllo, le immagini ricominciavano ad aggredire la mia mente.

Principalmente ricordi legati a mio padre.

La mia testa è tornata indietro nel tempo, a momenti che avrebbero dovuto farmi sospettare qualcosa. Come quella volta che gli ho chiesto come mai non andavamo mai a trovare la mamma al cimitero e la sua risposta non è stata ne convincente ne esauriente.

Semplicemente mi ha proibito di chiedergli dove fosse sepolta. Questo fino a quando non l'ho scoperto da sola, frugando tra le sue carte, iniziando ad andarci tutte le domeniche di nascosto.

Allora ero piccola, certo, ma pensai ugualmente che fosse strano, perché mio padre era sempre buono e gentile con me, spiegandomi ogni cosa.

Ci sono stati altri episodi del genere, anche se non li ricordo chiaramente, ma non volevo riviverli, non volevo assolutamente ripensare all'affetto ingenuo che ho nutrito per un uomo malato che in me non rivedeva altri che la sorella morta di cui era innamorato.

A quel punto mi rifugiavo in altri ricordi,  in modo che mi cullassero.

Adrian era nei miei pensieri in quei momenti. Lui, i nostri baci e tutto il resto.

All'inizio mi sono concentrata solo sui nostri baci, su quello che mi hanno fatto provare e a quanto protetta mi abbia fatta sentire.

Ho ripensato ad ogni momento. A quel primo bacio nella sua auto, che mi ha aperto gli occhi su così tante cose.

Al secondo, il giorno del suo compleanno, ironia della sorte, capitato il giorno di San Valentino, dato che la mezzanotte era già scoccata.

Al terzo, nel corridoio di fronte alla porta della mia stanza.

Credo di essermi addormentata, perché la mia testa ha iniziato a produrre immagini per conto suo.

Nel sogno, il nostro bacio non terminava con lui che se ne andava. No, nel mio sogno, lo invitavo ad entrare.

Mettevo la gabbietta con il gatto in bagno, prima di gettare le braccia intorno al collo di Adrian e ricominciare a baciarlo.

Lui mi metteva le mani sul sedere, stringendo con forza, una gamba tra le mie.

Mi teneva stretta a se con decisione, continuando a divorarmi la bocca e farmi sentire il suo tocco deciso.

Barcollando, stretti l'uno all'altro, arrestavano fino ad arrivare alla scrivania, sulla quale mi ha faceva sedere prima di sfilarmi la maglietta e il reggiseno e iniziate a leccarmi il busto, scendendo fino al seno.

Mi è sembrato così reale che non volevo finisse, ma è terminato proprio nel momento in cui mi stava infilando una mano nei pantaloni.

Mi sono svegliata agitata, il ricordo così fresco che quasi riuscivo a sentire sulla pancia il residuo della sua bocca.  Il cuore batteva all'impazzata e sul corpo sentivo la pressione, il desiderio, l'insoddisfazione.

Ho provato a mandar via la sensazione, ma non è servito a nulla.

Ho passato una giornata agitata a lavoro e a lezione ero decisamente distratta.

Assoluta Perfezione. The Colorado Series #4 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora