Amore/2

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(-) Judson Ave., Evanston, Illinois.

14.13 p.m.

Il pranzo si risolse in meno di mezz'ora così George decise di sfruttare le due ore che lo separavano dalla riunione con la dirigenza cercando di rimediare all'errore commesso quella mattina con la figlia. Più ci rifletteva e più capiva quanto fosse stato inopportuno regalare quel ciondolo pacchiano alla sua fatina che impazziva per le favole e per i peluches.

Compiendo una deviazione sul solito percorso, si fermò in uno store che vendeva articoli da giardino e poi ripartì per Evanston.

Fino all'ultimo cercò di non pensare al cavallo di frisia che avrebbe dovuto superare per arrivare alla bambina ma giunto a destinazione fu proprio Thomas che gli venne ad aprire il portone con addosso un grembiule da cucina macchiato di vino.

Alla sua destra un orso travestito da cane terranova stava masticando un osso delle dimensioni di un femore di dinosauro.

"Che cosa vuoi? Hai dimenticato di regalare ad Alex gli orecchini comprati per le tue puttane?"

"Era una collana per mia moglie", gli mentì George distratto dall'equazione della felicità disegnata sulla pettorina del suo grembiule personalizzato. Un viso con la barba rossa era il risultato della somma tra un biberon, una gondola e una coppia di orsetti di gelatina che si stringevano la mano. "Posso entrare?"

"Oltrepassa la soglia e ti farò sbranare dal cane." Il feroce terranova poggiò il suo enorme testone sul fianco del padrone reclamando una carezza. "La sciacquetta nell'ufficio davanti al tuo indossava una gonna leopardata. Mi credi così scemo?"

"Devo parlare con la bambina." "Concedimi due minuti."

"No, George". "Questa è l'ora del riposo pomeridiano. Vattene via prima che ti senta".

Alex si affacciò dal parapetto delle scale. "Papa!"

"Alex, torna subito a letto".

"Dopo", gli rispose la bambina correndo verso l'ingresso. Stringeva al petto un grosso pesce di peluche giallo con le pinne azzurre che mostrò sollevata al padre. "Hai visto che è guarito?"

"Ciao, Flounder", lo salutò George inginocchiandosi sullo zerbino per essere allo stesso livello della figlia. "Sai, amore, all'ora di pranzo ho posizionato un hot dog sotto alla mia scrivania perché volevo incontrare il topolino dei denti. Avevo il dubbio che il regalo di stamattina fosse sbagliato."

"Ed è tornato?"

"Insieme a dieci amici che si sono ripresi la collana e hanno lasciato questo pacco". George le consegnò una scatola incartata che la bambina studiò con sospetto. "Che cosa c'è?"

"Perché mi dici le bugie?" "I topolini mangiano solo il formaggio, non possono essere tornati se li hai attirati con un hot dog."

"Questi erano esemplari nati e cresciuti a Chicago, qui ti cacciano dalla città se rifiuti un hot dog." "Aprilo, vediamo se è il regalo giusto."

"Lo sapevo che la collana non era per me", borbottò Alex scartando il pacco con qualche riserva. Il suo viso però si illuminò alla vista dell'immagine sulla scatola. "E' un'altalena da appendere all'albero!" esclamò elettrizzata. "E noi fuori abbiamo un albero." "Andiamo a montarla?"

"Tu devi riposare", le ricordò Thomas togliendole la scatola dalle mani. "Quando ti sveglierai troverai l'altalena in giardino".

"Non sono stanca."

"Sei stanca e non lo sai." "Avevamo fatto un patto, la sera puoi restare sveglia un'ora in più ma dopo pranzo devi recuperare il sonno perso".

"Sei cattivo".

"Io sarò cattivo ma tu mi fai delle promesse che non mantieni".

"Papà può farmi almeno una treccia?" Alex si girò verso l'altro genitore. "Puoi farmi la treccia a spiga? Le sue vengono sempre una cacca."

Con la coda dell'occhio George intercettò il cenno negativo della testa di Thomas.

"Devo tornare al lavoro".

Ignara della sorgente del diniego, Alex invocò l'aiuto del suo papà con la barba rossa magico al pari del genio della lampada di Aladdin. "Gli chiedi se mi fa la treccia? A te risponderà di sì".

"George, perché non resti due minuti? Il tempo di una treccia che non sia una cacca."

"Andiamo a prendere la spazzola".

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