Cacciai un urlo, nascondendomi dietro Jorge come una bambina impaurita, soltanto che non lo ero. Ero sconvolta!
Potei giurare che la mia espressione facciale non fosse delle migliori e allora capii che quell'immagine mi avrebbe accompagnata per il resto della mia vita come una zecca.
«Cazzo, che ci fate qui?!» Strepitò la voce di mia madre, affannata e rauca. Rabbrividii, no, nella mia testolina mia madre non aveva una vita sessuale! Era un semplice essere umano che si limitava a scambiarsi baci e carezze.
Piagnucolai, cercando di scacciare via quell'orrenda visione, ma sembrava non volerne sapere di abbandonarmi e di terminare quella raccapricciante tortura.
Jorge rise, voltandosi e dandomi delle pacche gentili sul capo.«Ohw, la bambina ha visto sua madre fare il 69, povera piccola» Mi scherní, sghignazzando ancora.
«IL SESSANTA CHE?!» Lo guardai sconcertata, portandomi le dita tra i capelli, sicura che sarei morta stecchita.
Bel modo di perire, già immaginavo.
'Diciassettenne morta dopo aver visto sua madre e il suo patrigno in rapporti sessuali'
Una storia strappalacrime, la definirei.Occhi verdi rise ancora più forte.
«Oh, scusami, sei ancora piccola per capire. Quando sarai più grande ti spiegherò, a papino»La sua risata stava iniziando a darmi sui nervi, e le sue parole di certo non contribuivano a rabbonirmi.
Sollevai il palmo destro minacciosamente, ma l'ordine della donna che mi aveva messo al mondo mi bloccò.«FUORI!»
Non ebbi neanche il tempo di reazionare, perché il mio nuovo e carissimo coinquilino mi spinse, facendomi barcollare.
«MA SEI COGLIONE PATENTATO ALLORA!» Ringhiai, appoggiandomi prontamente al corrimano per prevenire la mia spropositata caduta.
Ridacchiò. «Sei tarda a capire, quindi ti ho dato una mano» Affermò tranquillo, come se fosse la cosa più normale del mondo da dire a una persona.
Spalancai la bocca, offesa e gli saltai addosso mentre scendeva le scale con quel suo ghigno irritante. Vacillò, esclamando un «Oh!» e sorrisi vincente, legandogli le gambe in vita e le braccia al collo, stringendogliele come a soffocarlo.«Piccola peste..» Sussurrò, e gemette nel momento in cui gli graffiai la spalla destra. «Ora ti faccio vedere io» Continuò rocamente, e sceso al pian terreno, si spinse di schiena contro il divano, schiacciandomi tra lui e quest'ultimo. Gemetti, vendicandomi nel tirargli i capelli. Mi stupii nel notare che erano straordinariamente morbidi e profumavano di cocco.
Io amavo il cocco.«JOHN CENA» Gridò, afferrandomi per i polsi improvvisamente e scaraventandomi sul sofà.
Avvertii una fitta alla schiena più per lo spavento che per la botta e lo mirai. Aveva gli occhi scuri e il respiro irregolare.
Ricambiò lo sguardo e scoppiò a ridere, ed incredibilmente anch'io. Ridemmo come due bambini, vivi, spontanei, come non facevo da tempo.***
Composi il numero di Lodovica velocemente sulla tastiera, conoscevo addirittura meglio il suo che il mio.
Mi rispose dopo quattro squilli, lasciandomi picchiettare le unghia sul tavolino dinanzi a me.«Nanerottola!» Esclamò così forte che per poco non persi l'orecchio destro e fui costretta ad allontanare leggermente il cellulare. «Novità col belloccio di stamattina? Avete scopato nei giardinetti, eh?» Il suo tono di voce risaltava molto più che malizioso.
Forse poté percepire che roteai gli occhi, perché aggiunse subito dopo: «Dai, chi è? Voglio sapere tutto!»Risi, scuotendo il capo. La solita, la mia migliore amica. La misi in vivavoce, certa di essere sola al piano inferiore.
«Non ci crederai mai nella vita! Ora vive a casa mia, è il figlio di un amico di Carlos, chissà che amico! Si chiama Jorge ed è insopportabile, se decidessi io lo caccerei di casa all'istante!» Borbottai, stringendo in un pugno una mano.
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Lascia che splenda la tua luce
FanfictionMolto spesso le persone si chiedono come si possa colmare il profondo vuoto lasciato da una persona che ti abbandona, convincendosi che sia un'impresa impossibile. Ma non è più dura quando, nel momento della verità lui decide di rimanere, ma rimaner...