Capitolo 5

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Lo mirai, aspettando ansiosa e curiosa che continuasse la sua frase, ma i suoi occhi si abbassarono sulle mie tette.

«Ti si vedono i capezzoli, nana»

Forse la mia espressione mutò in una davvero divertente, perché scoppiò a ridermi in faccia, mentre tentavo di ricoprirmi. Erano più le volte che non indossavo il reggiseno che quelle in cui lo facevo, mi sentivo come costretta in quell'aggeggio malefico, creato probabilmente da un maschio addolorato dalla rottura di una profonda relazione come vendetta contro il genere femminile.

«Non è male come vista, nana... Direi una terza, giusto?» Arrossii violentemente, prendendolo a pugni sul petto ed avvertendo quasi i suoi muscoli.

«SEI UN PORCO SCHIFOSO ARRAPATO DEL CAZZO» Strepitai, quando mi bloccò i polsi sopra la testa.

«Calma uragano ciclato, non sono mica un sacco da prendere a pugni» Borbottò, fissando le sue pupille nelle mie, raggelandomi.

«Ah, no? Sembri perfetto invece» Gli sorrisi falsamente, cercando di liberarmi dalla sua presa.

«Oh grazie, lo so di essere perfetto» Si pavoneggiò, facendomi roteare gli occhi.

«Scendi dal piedistallo Jorgito, ci sono uomini molto ma molto più belli di te» Lo guardai con aria di sfida, alzando l'angolo destro delle labbra.

«Quindi hai appena ammesso che sono bello!»

Sbuffai, roteando ancora per una volta gli occhi. Il solito.
«Sai di esserlo, quindi non vedo di che essere entusiasta... Narcisista!» Gli feci una linguaccia, comportandomi da bambina.

«Non sono narcisista, a tutti piace sentirsi dire che si è belli... E ora, andiamo giù!» Mi afferrò per le gambe repentinamente, senza darmi il tempo di reagire, facendomi finire sulla sua spalla destra a testa in giù. Urlai, sgranando gli occhi quando la maglietta lunga che indossavo si abbassò, e la tirai subito giù paonazza in volto, riflessa nello specchio di fronte. Prima o poi o io avrei ucciso lui o lui avrebbe ucciso me, constatai col respiro profondo.

«Belle tette, piccola» La bocca raggiunse il pavimento e presi a dimenarmi freneticamente, prendendolo a calci e pugni, facendolo ridere di gusto.

«Sei bellissima incazzata, lo sai?» In un colpo mi poggiò sul divano, ansimavo, avevo le gambe scoperte e si intraveda un lembo delle mie mutandine color carne, il viso sconvolto e i capelli scompigliati. «Ti si crea una curva proprio...» Allungò l'indice destro per poggiarlo contro il lato destro della mia fronte, sorridente. «...Qui»

Lo scacciai, rivolgendogli uno sguardo infuocato, alzandomi di scatto e raggiungendo scalza e indecente la cucina.

«Ma lo fai apposta o sei proprio nato rompicoglioni?!» Sbottai, preparandomi la colazione.

«Mmh, non lo so, tu che dici?» Ridacchiò, procurando il rumore dello scostare di una sedia.

Sospirai, accendendo il fuoco sotto il pentolino di latte ed avvertendo una strana sensazione.

«Hai un bel culo, ciclata» Avvampai, stanotte avevo avuto realmente necessità di svegliarmi e spogliarmi con un pedofilo del genere nella mia abitazione?

«Jorge, continua a fare commenti del genere e giuro che ti faccio diventare sterile» Lo avvisai, voltandomi con un finto sorriso e un coltello tra le dita della mano sinistra.

«Sei proprio minacciosa» Alluse a quel che sorreggevo, ridendo. Era seduto, a petto nudo e con le gambe spalancate, come se se ne fregasse di tutto e di tutti, senza pensieri.

«Tua mamma e Carlos non fanno mai colazione con te?» Domandò dopo attimi di silenzio quando ritornai a spalmare la nutella su una fetta di pan carré.

Lascia che splenda la tua luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora