Capitolo 7

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Quando sorpassai l'entrata lo vidi ripetere un paio di passi, incrociando i piedi e facendo una giravolta, terminando con il braccio destro in alto chiuso in un pugno. Lo sguardo serio ma fiero, agghiacciante, di chi è consapevole di avere talento.
Poggiai il borsone in un lato della stanza, guardandolo con le mani sui fianchi.

«Iniziamo o devo applaudirti... maestro?» Borbottai, roteando gli occhi e guardandolo con aria di chi era costretto a stare lì e non aveva assolutamente intenzione di stare con lui.
Si avvicinò a passo lento ma deciso, fermandosi a un palmo dal mio viso, chinando il capo per guardarmi. Un sorrisetto quasi malizioso si estese sul suo volto giovane, ma con evidenti segni di chi stava per diventare adulto.

«Cara alunna, ti ricordo che se non fai quello che dico io e come lo dico io, verrai bocciata in materia» Mi fece un occhiolino saputello, il quale mi fece irritare ulteriormente. Coglione.

«Bene, vedo che hai capito...» Si allontanò con aria soddisfatta, mordendosi il labbro inferiore nel sfiorarmi con lo sguardo.
Indossavo un paio di pantaloncini bianchi ricamati sui bordi e una canotta nera che mi calzava un po' piccola e si stringeva sui seni. «Inizia a riscaldarti un po'»
Si impegnò a mostrarmi un paio di movimenti da ripetere per infinite ed infinite serie di volte, che al termine avrei giurato di non sentirmi più i muscoli e di non aver mai faticato così tanto in tutta la mia intera e misera esistenza.

«Bene, il riscaldamento è terminato, ma prima di tutto devi rilassarti» Mi afferrò saldamente il polso sinistro, attirandomi contro di lui. La mia bocca si trasformò in una 'O' di stupore e il mio corpo si irrigidì maggiormente.
Il suo alito rovente si infrangeva violento contro le mie labbra come le onde sugli scogli, il suo petto si ingrossava e sgonfiava contro i miei seni, scontrandosi ripetutamente, i suoi occhi più scuri del solito erano puntati nei miei, quasi infrangibili, a mozzarmi il respiro e i suoi capelli setosi erano già sudaticci ed incollati alla sua fronte, eccitante.
Deglutii, avvertendo il respiro mancare e le gambe cedere, nonostante la sua presa su di me fosse ben sicura.

«Per esempio, ora sei ancora più rigida...» Il suo tono si era abbassato, roco, provocandomi lo strano effetto di una scossa lungo la spina dorsale. «E nel ballo devi essere sciolta, non devi avere paura, devi essere sicura di te, Martina» Mi strinse a sé, facendomi sentire il suo corpo ed arrossire timidamente, mentre avanzava sicuro con me tra le sue braccia solide.
«Lasciati andare a me» Mi sussurrò contro l'orecchio sinistro, facendomi rabbrividire. Sembravo un pezzo di legno tra i suoi movimenti sensuali e decisi. E non capivo il motivo di tutto quello. Non era arrabbiato con me? Ed io con lui? E perché quella vicinanza mi faceva sentire così?

«Lascia fuori quella porta tutti i nostri litigi, incazzature, problemi, tutto. Guardami negli occhi e lasciati andare» Quelle parole bastarono a convincermi e quando eseguii le sue esortazioni, mi sorpresi nel riuscire a tenere il suo passo. Sorrisi, poggiando le mani sulle sue braccia forzute, ridendo, vivendo. Non mi ero mai sentita così libera ballando e per la prima volta non mi sentivo un'impedita... Ero semplicemente me stessa.
Mi afferrò dolcemente la mano, facendomi provare una giravolta che mi fece ritornare stretta a lui, con le mani sulle sue spalle, un sorriso stampato e il respiro irregolare.

«Bene, la lezione di oggi è finita» Fissai le sue labbra riprodurre quelle parole, incantata.
«Domani parliamo del tuo corpo e di come usarlo, sei sensuale quando un elefante, ma hai solo bisogno di sentirti sexy» Si allontanò piano, portandosi le dita tra i capelli in un gesto prettamente erotico, che fece risvegliare una sensazione strana tra le mie gambe.

«Farai qualcosa o resterai lì a guardarmi? La lezione è finita, e sono soltanto Jorge e sono sempre arrabbiato con te» Scossi il capo, destandomi ed ingoiando saliva.

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