Mi sollevai di scatto dal divano, sgranando gli occhi.
Era solo un sogno.
Ansimavo e la mia fronte era imperlata di goccioline di sudore, che facevano a gara tra di loro per raggiungere il mio naso.
Cazzo.
Voltai il capo a destra e a sinistra, per assicurarmi che non fosse lì e dopo averne avuta la conferma, sprofondai nel sofà, coprendomi il viso per l'imbarazzo.
Come potevo lasciare che prendesse possesso dei miei sogni?
Sbuffai sonorosamente, rifilandomi degli schiaffi per auto-punirmi, inutilmente potevo dire.
Era davvero così importante per me?Il mattino seguente mi ritrovai nel mio letto, rimboccata fin sotto il mento e con ancora quella domanda fissa e rumorosa nella mia mente. Creava un assurdo scompiglio, che intrappolava il mio cuore, costringendolo a fermarsi per qualche infinito secondo.
«MARTINA, SVEGLIATI!» La voce fastidiosa di mia madre invase la mia stanza e sbuffai di rimando, sprofondando sotto le lenzuola. Il tono di quella donna avrebbe fatto stizzire perfino un santo.
Mi sollevai dal letto solo dopo un altro paio di urla e decisi di appoggiare con diffidenza le piante dei piedi sul pavimento freddo, gesto che mi provocò un brivido lungo la schiena. Iniziai a trascinarmi verso varie zone della stanza per raccattare vestiti, calzini, scarpe e trucchi e dirigermi in bagno. Nello stesso istante, però, mi ritrovai Jorge al mio fianco con indosso uno sguardo da predatore. Tentai di infilarmi nello spazio lasciato dalla porta semiaperta, veloce come un razzo, ma lui mi afferrò per la spalla con una forza tale da farmi ricadere all'indietro contro il suo petto talmente duro da fare invidia al marmo.«Dove pensi di andare, nana?» Chiese con un tono rauco, dovuto probabilmente all'essere appena sveglio, contro il lobo del mio orecchio sinistro.
Senza neanche accorgermene il mio corpo reagì rabbrividendo, ma la mia razionalità ebbe il sopravvento dopo poco.
«Nel posto che mi spetta vivendo in questa casa da diciassette anni!» Puntualizzai, avanzando nuovamente, ma bloccata un'ulteriore volta dalla sua salda presa.
Perché gli uomini dovevano possedere la forza bruta?«E allora? Io sono comunque più grande» Potevo quasi sentire le sue dita perforarmi la pelle. «E sono un uomo, quindi la mattina ho le mie esigenze, per così dire» Le ultime parole le sussurrò, spingendo quella che percepii come la sua erezione contro il mio sedere.
Spalancai immediatamente la bocca, scappando inorridita da lui, dandogliela vinta.
«Coglione, pervertito e viscido!» Sbottai, rifilandolo di insulti mentre la sua risatina divertita invadeva le mie orecchie.***
In auto decisi di agire facendo uso dell'indifferenza, ormai consapevole di vari fattori. Primo fra tutti: non potevo sovrastarlo a livello fisico. Secondo: sapeva giocare bene le sue carte, utilizzando lo sfondo sessuale per mettermi in imbarazzo. E terzo ed ultimo: era il mio tenergli testa ad indurlo a punzecchiarmi, dunque l'arma più efficace fra tutte sarebbe stata l'ignorarlo. E desideravo tanto riuscirci, tenendo a freno la mia dannata lingua, nonostante stesse cercando in tutti i modi di infastidirmi durante il tragitto. Difatti iniziò a dedicarmi le canzoni più denigranti che fuoriuscivano dallo stereo dell'auto, cominciò a fare commenti di apprezzamento sul mio corpo o rimembrò la straordinaria avventura di stamattina.
E giuravo di star tenendo fede alla mia decisione, finché non mise in ballo lui. La persona a me più cara al mondo, che mai nessuno avrebbe potuto criticare.«Che c'è? Stamattina ti sei ricordata della perdita del tuo papino?»
Quella domanda velenosa risvegliò tutto il mio rancore, che in quel momento coprì il dolore, come la neve che cade sui campi di grano.
«Invece vedo che tu del rispetto non te ne sai mai ricordato in vita tua» Sputai irritata, fiondandomi fuori non appena l'auto si arrestò, sbattendo la portiera con noncuranza.
Aveva davvero esagerato, toccando un tasto dolente e deridendo una ferita per me ancora aperta e sanguinante. Potevo in qualche strano modo accettare il resto dei suoi commenti, ma non quello. Non quando aveva sminuito la morte di mio padre, la cui mancanza mi affliggeva ogni singolo giorno.
Percepii dei passi subito dietro i miei e delle dita acciuffare il mio polso per costringermi a voltarmi. Lo feci, presa alla sprovvista, ma abbassai lo sguardo consapevole dell'autore di quell'atto.
Non volevo che notasse quanto le sue parole mi avessero amareggiata, non volevo mostrarmi debole, non volevo che approfittasse di quel momento per calpestarmi e determinare il suo trionfo.«Martina, guardami...» Supplicò, con un tono di voce che non avrei mai creduto potesse assumere. Era dispiaciuto. «...Scusami per ciò che ti ho detto, quasi sempre quando parlo non collego i due neuroni che mi rimangono»
Avrei voluto che le sue scuse e la sua auto-ironia mi avessero alleggerito il macigno gravante sul mio cuore, ma non fu così. Non poteva credere di ricucire tanto facilmente gli squarci che le sue parole avevano riaperto.
«Non volevo prenderti in giro su una cosa così delicata e importante... Mi dispiace» Mormorò, lasciandomi andare il braccio, notando che non mi ero mossa di un millimetro, fredda come una statua. «È che non sopportavo che mi ignorassi: volevo sentire la tua voce e i tuoi insulti» Ammise, imbarazzato. Lo notai poiché in quel momento stava strofinando incessantemente una mano sui pantaloni.
«L'unica cosa che devi volere è quella di lasciarmi in pace, Jorge» Asserii dopo attimi che sembrarono infiniti, girando sui tacchi per raggiungere la classe di canto.
No, quella volta non l'avrei perdonato. Aveva davvero toccato il fondo, portandomi inevitabilmente con sé.
ANGOLO AUTRICE
Ciao ragazze/i, sono tornata dopo tempo immemore, lo so. Per questo mi scuso tanto, ma non riuscivo più a trovare ispirazione per questa storia e ho cominciato a perdere quasi il piacere per la scrittura. Successivamente grazie alle vostre richieste di aggiornamento e all'insistenza di JORTINUCHA (ti voglio bene😜) ho ripreso a scrivere, riscoprendo la mia passione.
Sono ben consapevole che questo capitolo non sia il massimo, ma vi prego di darmi il tempo per riorganizzare le idee e per tornare sulla giusta rotta. Spero davvero che continuerete a seguirmi, al prossimo capitolo❤️
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Lascia che splenda la tua luce
FanficMolto spesso le persone si chiedono come si possa colmare il profondo vuoto lasciato da una persona che ti abbandona, convincendosi che sia un'impresa impossibile. Ma non è più dura quando, nel momento della verità lui decide di rimanere, ma rimaner...