Clara Saramego si strofinò il palmo destro sul viso e staccò la telefonata, lasciandosi cadere disperata sulla sua poltrona in pelle nera.
Di scatto mi protesi verso l'indietro, allontanandomi dalla porta della presidenza.
La preside aveva una figlia.
Rimuginai su quella sorprendente scoperta, mentre un fiume di domande iniziò a sfociare nella mia mente.
Chi era la figlia?
Perché nessuno ne sapeva niente?
Perché sembrava così disperata?Il cuore sembrò esplodermi nel petto nell'istante in cui vidi il mio nuovo e giovane professore di danza raggiungermi.
«Quindi eri qui? Cosa stavi facendo? Andiamo o devo portarti con la forza nella sala da ballo?» Tuonò, pestando i piedi sul pavimento e facendo guizzare i muscoli del petto sotto la canottiera bianca. Il mio muscolo principale seguì lo stesso movimento e la testa supplicò un Dio sconosciuto affinché la preside non avesse udito una sola parola.
«Che combinate voi due qui dentro?!» Mi voltai verso la proprietaria di quella voce. «...Oh, ciao, Martina» La preside addolcì il tono non appena mi notò, ma vi spiccò una sfumatura di tristezza.
«Buon pomeriggio preside, io e la signorina Stoessel abbiamo dei corsi pomeridiani consigliati dal profess-...» Jorge iniziò a spiegare la situazione, quella fottuta situazione che mi teneva ancora più legata a lui. «Rodrigo, sì, lo so. Tranquilli, potete andare alla vostra lezione» Terminò la donna, rivolgendomi un sorriso amaro.
Ricambiai con un cenno del capo, un po' imbarazzata da quell'affetto e un po' intimorita che potesse aver intuito che la stessi spiando.
Mi ritrovai subito dopo a trascinare i miei piedi dietro a quelli del messicano, e ad ammirare le sue scarpe bianche, con una sensazione strana allo stomaco.«Sei pronta, Martina?» La voce di Jorge giunse ovattata alle mie orecchie, siccome queste ultime erano ancora intente a riascoltare quelle parole.
Lei è mia figlia.«Tini?» Le sue braccia afferrarono le mie spalle, scuotendole e destandomi dai miei dubbi. «Ma a cosa stai pensando?» Sospirò, roteando gli occhi.
«I-Io... scusami» Mormorai, chinando lo sguardo sul pavimento.
«Non c'è bisogno di scusarti... ma se non sei attenta non posso iniziare la lezione, ho bisogno che tu sia al cento per cento qui presente» Si passò le dita della mano destra tra i capelli, frustato.
Annuii, attirando il labbro inferiore tra i denti per evitare di ritornare a quelle parole.«Vedo che hai ancora il mio segno» Smorzò la tensione, scostando la sciarpa ed ammirando il succhiotto con un sorriso divertito.
«COGLIONE!»
Scoppiò a ridermi in faccia e quel suono provocatorio fece nascere un sorriso genuino sul mio volto.
«Dai, iniziamo» Sussurrò poi, allontanandosi con uno sguardo limpido.
***
Afferrai l'asciugamano dalla borsa, strofinandolo sul mio volto sudato. Jorge sapeva realmente come tirare fuori il meglio di un'alunna, a tutti i costi.
«Stai migliorando molto» Si complimentò con un sorriso, appoggiandosi alla parete, spalla contro spalla.
«Grazie» Mormorai, fissando lo sguardo sul pavimento dopo aver cacciato fuori quella parola con estenuante fatica.
Ridacchiò, passando una mano tra la folta chioma, abbassando il ciuffo.«Ti senti bene? Quanto è stata dura?» Mi prese per i fondelli, spingendo scherzosamente la spalla contro la mia. Barcollai, presa di soppiatto da una scarica nel punto sfiorato.
«Ohi» Le dita del messicano mi afferrarono prontamente, attirandomi contro il suo petto. «L'equilibrio, Martina... sembri pasta frolla» Il suo tono di voce si abbassò e il suo respiro spinse contro le mie labbra. Deglutii, fremendo a quello strano contatto.
«Sei strano con i capelli così» Mormorai, sollevando lo sguardo e sentendolo ridere.
«Ma sono sempre bellissimo»
«Montato!» Lo respinsi, borbottando come una vecchietta contro ragazzini che giocano a calcio.
«Magari lo sono, ma non puoi certamente negarlo» Mi fece un irritante occhiolino e di fretta e furia lanciai l'asciugamano nella sua direzione, ma non lo raggiunse di striscio.
«Dovresti anche fare un corso per centrare sai... anzi, dovrei insegnarti io, perché lo so fare benissimo» Sorrise malizioso, mandando a fuoco le mie guance.
Un'altra sfumatura della sua personalità: perversione.***
Quella sera, come le altre, decisi di restare a casa nonostante le continue pressioni della mia italiana preferita, a deliziarmi con un film strappalacrime e ben due porzioni di patatine che mi avrebbero mandata direttamente al camposanto.
Allugai un dito verso il televisore, minacciando il ragazzo, David, di correre verso la sua lei o in caso contrario non avrebbe più visto la luce del mattino. Sembrò aver timore perché il film terminò come avevo predetto e con esso anche il mio cibo.«Ed ora chi mi dà la forza di alzarmi?» Mi lagnai, piagnucolando come una bambina di tre anni ed avvertendo repentinamente due possenti braccia sollevarmi verso l'alto. Lasciai cadere le ciotole sul pavimento, le quali si rivolsero al contrario, come se mi avessero voltato la faccia ed iniziai a scalciare contro il vuoto, urlando.
«Sh, ciclata, sono io» Riconobbi la sua voce, ma in particolare la risatina finale, irritante come di consueto.
«Che cazzo vuoi?!» Sbottai con una finezza degna di una prostituta del trecento, assottigliando lo sguardo malgrado gli stessi dando le spalle.
«Mi stavo annoiando su in camera mia, quindi volevo infastidirti» Mi lasciò cadere nuovamente sul divano con un tonfo e mi ci aggrappai subito, timorosa che potesse ripetere il gesto e questa volta procurarmi qualche ferita.
«Ma dai, non ti ho fatto nulla!» Esclamò con leggerezza, sedendosi al mio fianco con la grazia di un elefante. «Sei mica fatta di carta?» Spinse l'indice destro contro la mia spalla e scacciai subito la sua mano come si fa con una mosca, già in stato di alterazione.
«JORGE, TI UCCIDO!» Ringhiai, stringendo due pugni sulle gambe fasciate dal pigiama azzurro. «E GUARDA CHE NE SONO CAPACE!»
Sollevò le sopracciglia in una finta espressione di timore.
«Guardami, sto già tremando!» Mi prese in giro, mostrandomi le braccia muscolose.Gli rivolsi un'occhiataccia.
«Posso vedermi quest'altro film in pace, ora?!» Borbottai, incrociando le braccia al petto.«Ma dai, questo è già il secondo, divertiti con me!» Lo guardai di sottecchi e lo vidi far roteare le pupille, scocciato.
«Ma ti ha mandato Lodo, per caso?!» Iniziai a sospettare della mia migliore amica, sapeva essere una vipera quando lo desiderava.
Allungò un braccio lungo la spalliera del sofà, con nonchalance.
«No, sono sceso per conto mio, qual è il problema?» Sbuffò, guardandomi con un'espressione corrucciata.«Tu non mi caghi mai!» Mi difesi, quasi gridando ed avvicinandomi istintivamente a lui.
«Invece lo faccio sempre, cazzo, sei tu a non accorgertene!»
Angolo Autrice
Ciao ragazze, scusate se il capitolo è più corto del solito, ma è completamente incentrato sui nostri Jortini, quindi amatemi. Spero che la storia vi continui a piacere, fatemelo sapere, un bacio❤
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Lascia che splenda la tua luce
FanfictionMolto spesso le persone si chiedono come si possa colmare il profondo vuoto lasciato da una persona che ti abbandona, convincendosi che sia un'impresa impossibile. Ma non è più dura quando, nel momento della verità lui decide di rimanere, ma rimaner...