Guardai di sfuggita lo schermo del cellulare: segnava le 22:13. Nessuna chiamata, nessun messaggio e nessuna notifica.
Lodo sembrò capirmi al volo mentre sistemava sul suo letto matrimoniale una decina di vestiti interamente pomposi, sbrilluccicosi e colorati.«Mia mamma ha avvisato la tua. Lei non sa che andremo in un locale con i ragazzi, ovviamente, ma la mia sì» Emise uno stridulo urletto di gioia, accompagnandolo subito dal nome del suo italiano. Risi dolcemente, ma sognai subito di avere un rapporto madre-figlia come quello della corvina. La signora Laura era una bella signora per la sua età, i capelli biondo-cenere grazie alla tinta, il corpo longilineo, occhi neri vispi e un gran senso di responsabilità, generosità e dolcezza. Fin dal primo giorno mi accolse calorosamente, tentando di farmi sentire parte della loro famiglia. E non dimenticherò mai il sapore paradisiaco dei suoi biscotti con gocce di cioccolato, l'esaltazione della morbidezza e della bontà.
L'esatto contrario di mia madre, pensai.«Tini?» Sbattei un paio di volte le palpebre, ritrovandomi la mia migliore amica con tra le mani un ulteriore vestito. Ho sempre creduto che avesse un armadio di abiti infinito alla Mary Poppins.
«Mh?» Cercai di fingere di aver inteso di tutto quel che aveva parlato fin'ora, ma evidentemente fallii perché increspò le labbra in basso. Quell'espressione stava a significare che lo aveva già ripetuto più volte e l'avevo scocciata non poco. Le sorrisi bambinescamente, dondolando sulle punte dei piedi fino a finerle addosso con uno stretto abbraccio e farci cadere sui suoi vestiti.
«COSÌ SI STROPICCIANO STRONZA!» Piagnucolò, ricambiando comunque l'abbraccio e causando la mia fragorosa risata.
«Tanto non ne avrai più bisogno con Rugg» Mi alzai repentinamente, ridacchiando e sfidandola, ammirando la sua bocca spalancarsi e poi serrarsi in una linea.
«IO TI UCCIDO MARTINA!» Risi più forte, cercando di nascondermi nel suo armadio gigantesco grande quanto la mia stanza.
«Ti troverò, ragazzina e sarà la fine» Trattenni una risata, nascondendomi dietro una pila di vestiti appesi con stampelle.
«Sembri un pedofilo, scema» Avvertii i suoi passi vicini.
«Pedofilo no, ma assassina sì!» Vidi il suo braccio allungarsi e corsi, inciampando in una scatola di scarpe e tirando con me qualcosa.
«Tini! Stai bene?» La voce preoccupata di Lodo mi fece aprire subito gli occhi. Mugolai, toccandomi la testa e mormorando un «Sì», mirando quel che avevo tra le dita.
«Ho trovato il mio vestito!»
***
«Wow Tini, sei uno splendore!»
Arrossii, guardandomi allo specchio. Calzavo un vestitino corto, forse fin troppo per i miei gusti, con delle aperture sui fianchi chiuse con delle stringhe e uno scollo a barca sulla parte anteriore. Lodovica mi aveva prestato anche dei tacchi chiusi del medesimo colore con un minimo rialzo, i capelli erano stirati e cadevano morbidi sulle spalle. Ero leggermente truccata con una base sottile, del mascara che rendeva le mie ciglia più voluminose, l'eyeliner che mi donava uno sguardo più sensuale e un rossetto rosso che dipingeva la mia bocca, regalandomi un tocco di audacia.«Io non vorrei dire... Ma lo dico! JORGE TI SCOPERÀ FORTISSIMO!» Strepitò, facendomi avvampare.
«LODO! CON QUEL COGLIONE MAI!»
Sghignazzò. «Vedremo se poi non vai a sedicianni e incinta»
Spalancai la bocca e rinizziammo a rincorrerci, rischiando di rovinarci le acconciature, i vestiti e soprattutto romperci qualche osso.
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Lascia che splenda la tua luce
FanfictionMolto spesso le persone si chiedono come si possa colmare il profondo vuoto lasciato da una persona che ti abbandona, convincendosi che sia un'impresa impossibile. Ma non è più dura quando, nel momento della verità lui decide di rimanere, ma rimaner...