Una visita inattesa

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Il giorno in cui tutto cominciò, Bilbo era fuori nel giardino di casa sua, godendosi l'aria mattutina e la tranquillità.
In verità, si stava imponendo di rilassarsi.
Tiró un profondo respiro, gli occhi chiusi. Le aveva sognate di nuovo: le guerre degli orchi... Lui che si buttava a capofitto nella battaglia, la spada sguainata, lo sguardo fiero... molti nemici erano caduti, sotto i suoi colpi.
I compagni all'inizio non gli avevano dato credito, soprattutto data la sua statura: ma il coraggio e l'abilità che aveva poi dimostrato gli aveva fatto guadagnare grande stima.
Questo almeno fino a...

Istintivamente, si portò una mano alla spalla, flettendola con una smorfia, sempre con gli occhi chiusi. Spesso quel dolore si trasmetteva alla gamba, portandolo a zoppicare leggermente, in certi momenti: infatti, durante le sue rare passeggiate nella Contea, era solito usare un vecchio bastone di legno a cui appoggiarsi quando la stanchezza lo assaliva.
Sbuffò mentalmente: al suo confronto, il vecchio Tuc, che ormai andava per i cento anni, era più arzillo di lui...
All'improvviso, un'ombra coprí il sole.
Bilbo aprì gli occhi e, con sua sorpresa, si trovò di fronte uno strano uomo vestito con un logoro mantello grigio, un buffo cappello a punta del medesimo colore, e un bastone di legno nodoso stretto in mano, che lo fissava con uno strano sguardo: gli pareva di averlo già visto, ma non riusciva a collocarlo.

-Buongiorno-gli si rivolse dunque educatamente il giovane Hobbit, dato che il misterioso individuo non parlava.
Quest'ultimo, invece, gli rispose in tono quasi scontroso:
-Che cosa vuoi dire? Mi auguri un "buongiorno" o dici che é un "buon giorno", che mi piaccia o no? O forse...-continuò-volevi dire che ti senti "buono" in questo particolare giorno? O che questo è un giorno in cui occorre essere buoni?

Durante quella specie di assurdo scioglilingua, Bilbo era quasi rimasto a bocca aperta, e abbastanza confuso.
-...Tutte e quatto le cose, penso...-rispose infine, incerto.
Lo strano vecchio si limitò a emettere un grugnito, continuando a fissarlo con uno sguardo indagatore, e non accennava ad andarsene.
-Posso aiutarvi?-gli chiese dunque l'hobbit di nuovo, in tono gentile, ma leggermente inquietato da quello strano individuo.
-Questo resta da vedere-ribatté l'altro, con un'occhiata allusiva.-Sto cercando qualcuno con cui condividere un'avventura...
A quelle parole, il cuore di Bilbo ebbe un fremito.

Avventura... Sembravano trascorsi decenni da quando aveva sentito quella parola.
Ma lui non era più lo stesso; era ormai l'ombra dell'Hobbit di un tempo: doveva addirittura reggersi a un bastone, santo cielo!
Scosse perciò la testa in cenno di diniego con fermezza.
-Mi dispiace, ma non sono interessato. Anzi, dubito che qualcuno di queste parti possa esserlo. Non amano le avventure qui... Sa, fanno far tardi a cena...-Ridacchiò, anche se con una punta di amarezza.-Perciò... buongiorno.
Si alzò dunque dalla panca e gli voltò le spalle: ma prima che potesse varcare la soglia di casa, l'uomo in grigio parlò di nuovo in tono burbero.
-Sei cambiato... e non esattamente per il meglio, John Hamish Watson.

Bilbo si bloccò davanti alla porta, col cuore che batteva all'impazzata.
Come diavolo faceva, quell'uomo, a conoscere quel nome??? Nessuno lo sapeva! Nemmeno la sua famiglia.
E lui non voleva assolutamente che si sapesse: era parte del suo passato, ed era una cosa privata.
-Come fa a sapere...?? Ma chi é lei?-chiese, voltandosi, stavolta arrabbiato.
-Il mio nome é Gandalf il Grigio. Sono uno stregone. E so molte cose di te, signor Baggins-rispose lui, con uno sguardo furbo, un luccichio negli occhi. -So che hai vissuto a Brea per più di quattro anni. E so che hai partecipato alle guerre degli orchi, sotto il nome di John Watson.
Bilbo lo fissó per un momento, scioccato, aprendo la bocca più e più volte.
-... Ho già sentito prima il suo nome... m-ma come fa a sapere queste cose?? Mi ha spiato, per caso?? Ha cercato informazioni su di me??
-Diciamo che... ho delle ottime fonti...-si limitò a rispondere Gandalf, con un breve sorriso.
-Comunque, se ha cercato bene, saprà anche che queste cose non mi interessano più-replicò Bilbo, sempre più innervosito.-Le suggerisco di provare altrove.
E, senza aggiungere altro, rientrò in casa, quasi barricandosi dentro.

Perciò, non sentì assolutamente l'ultima frase di Gandalf, le cui labbra erano sollevate in un sorriso leggero ma compiaciuto.
-Beh... é deciso. Meglio che vada a informare gli altri...-mormorò, ridacchiando, allontanandosi giù per la strada. Non prima, però, di aver lasciato un piccolo segno magico sulla tonda porta di legno verde scuro di Bilbo col suo bastone.

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Per l'ora di cena, l'Hobbit aveva già dimenticato quello strano individuo: ma non aveva dimenticato quel fremito.
Il richiamo dell'avventura. L'adrenalina.
Il brivido durante una battaglia.
Scosse la testa per l'ennesima volta.
Era inutile pensarci ancora: ormai la sua vita era quella. Ma proprio mentre si sedeva al tavolo, pronto a gustarsi la sua cena, e quel pensiero gli attraversava la testa, qualcuno suonò il campanello della sua porta.
Alzò gli occhi al cielo, sperando che non fosse Harriet: sua sorella aveva infatti la brutta abitudine di venire a qualsiasi orario per attingere alla sua scorta di Vecchi Vigneti; l'ultima volta se ne era scolate tre bottiglie.
Con un piccolo sbuffo, andò ad aprire.
Ma non si trovò davanti la sorella.
Bensì, un nano.

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Tutto accadde così in fretta che Bilbo ne rimase travolto: in meno di un'ora, la sua casa venne invasa da un'orda di... nani.
Aveva chiesto più volte cosa diavolo ci facessero in casa sua, ma loro non gli avevano spiegato assolutamente nulla. Se non fosse stato per le leggi della buona ospitalità, li avrebbe già sbattuti fuori: anche perché da quando erano arrivati non avevano fatto altro che saccheggiargli la dispensa e lasciato impronte di fango sul tappeto. Per non parlare di come avevano ridotto il bagno...
Anche protestare con Gandalf-sì, c'era lui dietro a tutto questo-era stato completamente inutile. E nemmeno lui si era disturbato a spiegargli il perché di quell'invasione.
La goccia che fece traboccare il vaso fu l'ultimo "ospite".
-Bilbo Baggins, lascia che ti presenti il capo della nostra compagnia...-glielo presentò Gandal, accennando addirittura un piccolo inchino. -Thorin Scudodiquercia.

Nonostante l'assurda situazione, Bilbo rimase affascinato da quel nano, che era sicuramente di nobile lignaggio: tutto, dagli abiti alla postura, lo suggeriva. Ma di certo i suoi modi non erano molto gentili, e Bilbo lo capí immediatamente.
-E cosí... Questo é lo Hobbit...-commentó Scudodiquercia, guardandolo dall'alto in basso.-...Ditemi, mastro Baggins, avete combattuto molto?
-Come, prego?-chiese Bilbo, un po' nervoso: che anche lui fosse a conoscenza del suo passato?
-Ascia o spada? Qual é l'arma che preferite?-continuò il nano in tono derisorio.

Bilbo, a quel punto, capí che lo stava prendendo in giro: non sapeva nulla riguardo al suo coinvolgimento nelle guerre degli orchi. E, senza conoscerlo, l'aveva già bollato, ritenendolo solo un Hobbit come tutti gli altri.
-Beh, sono bravino a tiracastagne, se vi interessa. Ma ne dubito-non poté evitare di ribattere, ironico.
Ma Thorin non sembrò cogliere l'ironia.
-Lo immaginavo...-commentò infatti, beffardo.-Sembra più un droghiere, che uno scassinatore...
Questo commento suscitò qualche lieve risatina da parte del gruppo dei nani.
Bilbo sentì il suo sangue ribollirgli per la rabbia: quel... Thorin non sapeva niente... assolutamente niente... di lui.
E poi... che diavolo era uno scassinatore??
Se ne andò un momento dalla stanza, nel tentativo di calmarsi: anche se quelle risate derisorie gli risuonavano ancora in testa...

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Al suo ritorno, la Compagnia di nani era riunita intorno al suo tavolo a confabulare.
Si avvicinò piano, cogliendo solo qualche brandello di conversazione:
-I presagi dicono che è il momento...
-...I corvi sono tornati alla Montagna...
-La profezia... Il regno di Smaug avrà finalmente fine...
Fu in quel momento che Bilbo udì quel nome per la prima volta, avvertendo una bizzarra sensazione senza nome, simile a quella provata quando aveva sfiorato la porta misteriosa a Brea.

Smaug ...

I am fire and iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora