Ricordi

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Quando Bilbo arrivò di soppiatto alle loro spalle, tutti i nani trasalirono.
L'hobbit soffocò una risatina.
Potrei anche abituarmi, a questo Anello...
-Mastro Baggins! Sei tornato!-esclamò Fili, entusiasta, mentre lui abbozzava un sorrisino.
-Già.
-Allora, l'hai trovata? L'Arkengemma?-chiese subito Thorin, spiccio.
-... Ehm... non ancora... ma la sto cercando!-lo rassicurò lui, cercando di tenere la voce ferma.-Tornerò stanotte.
-E il drago?-intervenne Balin, preoccupato.-L'hai visto??
Bilbo strinse nervosamente le mani dietro la schiena, il cuore che batteva forte per l'agitazione.
Oh, ... Altrochè...
-Sí, l'ho visto... Ma tranquilli, non si é accorto della mia presenza. Naturalmente devo agire con cautela. Ma vi giuro che troverò la gemma.
-Aveva ragione Gandalf! Hai la stoffa dello scassinatore!-intervenne Kili, allegro, dandogli una pacca sulla spalla.
Bilbo arrossí, sentendosi un po' in colpa per aver mentito. Ma non poteva certo dire ai nani ciò che aveva scoperto riguardo a Smaug.
L'avrebbero ucciso sicuramente, anche se fosse stato in forma umana.
E Bilbo questo voleva assolutamente impedirlo.

Sentiva di voler... proteggere... Sherlock...

Anche se non capiva il perché, avvertiva una sorta di legame, con quell'elfo.
Ma non un legame sentimentale, bensì qualcosa di più profondo...

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Nei giorni seguenti, Sherlock e John-quando parlavamo insieme, Bilbo aveva ripreso a usare il "vecchio" nome: qualcosa gli diceva che era giusto cosí- passarono molte ore insieme, solo a parlare, sia quando era in forma di drago sia umana.
A ogni conversazione, l'Hobbit si stupiva sempre di più della sua conoscenza: l'elfo, infatti, pareva un esperto di quasi ogni argomento conosciuto, specialmente la chimica.
Gli spiegò che, un tempo, svolgere esperimenti era la sua principale occupazione. Ma il suo "lavoro" non era quello.
Un tempo, quando era ancora umano, la gente andava da lui e gli sottoponeva problemi di vario genere: un oggetto magico rubato, una banda di predoni, lotte contro stregoni maligni... e lui riusciva a risolvere tutte con la sua straordinaria intelligenza e bravura.
John scoprì inoltre, con suo sommo stupore, che un tempo viveva proprio nella casa misteriosa che l'aveva attratto: il 221b di Baker Street.
Tuttavia, non gli disse di esserci stato, nè della sensazione che aveva provato sfiorandone la porta. Era qualcosa che voleva tenere per sé: magari, un giorno, sarebbe anche riuscito a dare una spiegazione a quell'evento...
-Caspita...-commentò John dopo l'ennesimo racconto, in cui erano coinvolti Sherlock e un Troll di Caverna. -Doveva essere una vita avventurosa...

A Sherlock non sfuggì la nota di rimpianto nella sua voce.
-Ti manca molto la guerra, non é vero?-gli chiese.
-... A volte. Il che é ridicolo. Ho una bella casa nella Contea, una famiglia tutto sommato amorevole, molte comodità... ma sento la mancanza di quelle emozioni. L'adrenalina... la frenesia del campo di battaglia, il brivido della caccia. Forse è per questo-aggiunse, ridacchiando piano-che a Hobbiville tutti mi stanno alla larga... Praticamente non ho amici. Solo conoscenti. Forse temono che gli attacchi qualche malattia contagiosa, se mi stanno troppo vicino... come se desiderare una vita avventurosa fosse un peccato mortale, per gli Hobbit!

Era la prima volta che John lasciava trapelare tutta l'amarezza che provava verso la gente del suo villaggio. Quando era tornato con la ferita alla spalla, la sua famiglia  l'aveva sì accudito, ma poi l'avevano lasciato completamente solo, in quella casa, con i suoi pensieri.
Sí, a volte lo venivano a trovare, ma solo per dovere, o peggio, per pietà; rimanevano pure poco, giusto il tempo di un té e di qualche vuota chiacchera, mista a raccomandazioni e velati rimproveri (neppure tanto velati...) poi andavano via di nuovo, lasciandolo solo. Quelle visite dunque non avevano mai rappresentato, per lui, un vero conforto.
-Io avevo un amico... tanto tempo fa... si chiamava... Victor. Di solito, nessuno voleva mai stare con me... tutti gli elfi del mio popolo mi consideravano strano... a causa della mia intelligenza. Alcuni addirittura mi odiavano. Tutti tranne... lui.
John alzò lo sguardo verso Sherlock, incuriosito; il suo tono era meno freddo di quello che usava abitualmente: era intriso di un nuovo calore.

I am fire and iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora